venerdì 22 Novembre 2024

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Sire: “La mia musica merita di essere ascoltata” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane rapper classe ’93, in uscita con il nuovo singolo “Voglio molto di più”

Tempo di nuova musica per Savino Riontino, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Sire, artista torinese che ha recentemente pubblicato il suo disco d’esordio intitolato “Finto”pubblicato per Sparo Parole Records. A partire dal 19 ottobre è disponibile il singolo “Voglio molto di più”, realizzato in collaborazione con D Trip, terzo estratto dal progetto, accompagnato dal videoclip scritto e diretto dallo stesso rapper. Approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Savino, “Voglio molto di più” è il nome del tuo nuovo singolo, che sapore ha per te questo pezzo?

«Ciao, questo pezzo per me ha il sapore di rivalsa, volevo che la gente ascoltandolo, pensasse: cavolo, Sire c’è, Sire esiste. Volevo pensasse che finalmente c’è un rapper che sa fare trap o musica senza il bisogno di parlare di droghe o di fi*a».

Com’è stato collaborare con D Trip?

«D Trip è una persona molto disponibile e professionale quando ho sentito la traccia ho detto, cavolo è perfetta, doveva esserci lui qui!».

Quali tematiche ha il testo e che sonorità avete scelto per raccontarle al meglio?

«In due parole nel testo dico che dopo aver passato tanto, aver mangiato tanta me**a nella mia vita, dopo aver dormito in stazione e aver vissuto più sui treni che a casa, mi merito un po’ di fortuna, mi merito di essere ascoltato e mi merito di fare i soldi con quello che mi piace fare».

Cosa hai voluto raccontare attraverso le immagini del videoclip ufficiale?

«Volevo che la gente che veniva a contatto con la canzone, in qualche modo fosse costretta ad ascoltarla, come a dire che, anche a costo di obbligarti, io prenderó quello che mi merito».

Si tratta del terzo estratto dall’album “Finto”, che cosa rappresenta per te questo nuovo tassello discografico?

«Fa un po’ paura a dir la verità, ora le uscite hanno scadenze e date da rispettare, prima facevo musica senza pensare a nulla e mi veniva più automatico. In più ora, oltre alla musica e i testi, devo pensare alla promozione, i video e mille altre cose».

Tra il rap old school e l’attuale scena hip hop, dove ti collochi?

«Sto esattamente in mezzo. Non mi importa essere etichettato come rapper, io voglio fare musica».

Credi di aver raggiunto una tua identità artistica o, più semplicemente, ne sei ancora alla ricerca?

«Di solito, quando mando i provini a Giuseppe, il mio manager, quello che mi dice più spesso è: Sei tu! Sei riconoscibile, non assomigli a nessuno! Diciamo che sono sempre in continuo cambiamento e alla ricerca di suoni nuovi e robe nuove da scrivere».

Con quale spirito ti affacci al mercato e come valuti il livello generale del settore discografico?

«Spero di dovermi occupare solo di musica, per tutto il resto c’è la Sparo Parole, diciamo che non ci penso».

Dal tuo punto di vista, il web ha portato più vantaggi o svantaggi all’intero mercato?

«Ha fatto del bene e ha fatto del male. Da una parte è molto più semplice emergere e avere un colloquio coi propri fan, dall’ altra è diventato talmente facile fare musica grazie anche al web che il livello generale si è abbassato drasticamente. C’è tanta mediocrità in giro, superarla anche solo di poco è facilissimo».

Tra i vari desideri e sogni nel cassetto, qual è il tuo principale obiettivo professionale?

«Voglio solcare i più grandi palchi di Italia e arrivare anche all’estero. Voglio solo fare musica e essere ricordato».

Per concludere, quale messaggio ti piacerebbe trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?

«Mi piacerebbe che tutti capissero che per qualsiasi cosa nella vita, se ti impegni, puoi fare tutto quello che riesci a immaginare». 

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.