domenica 24 Novembre 2024

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Giorgia, che voce ma che arrangiamenti in “Pop Heart”- RECENSIONE

Recensione del primo album di cover di Giorgia

Mai prima d’ora Giorgia s’era davvero dedicata alle canzoni altrui. O meglio, lo aveva fatto, di tanto in tanto, in occasione dei suoi splendidi concerti live dove spesso sceglieva un grande pezzo della storia della musica italiana e non da reinterpretare a modo suo per i propri fan. Pop Heart, però, è un esperimento diverso: il rendere tutto questo immortale e fossilizzato per mezzo di un disco fatto e finito. Ed è così che l’album, pubblicato da Sony Music il 16 novembre 2018, contiene 15 brani della storia della musica leggera italiana e appartenenti al grande contenitore del pop.

Si parte dal lontano 1977 quando Giorgio Moroder e Pete Bellotte realizzarono per Donna Summer la celebre I feel love, uno tra i primi (se non il primo) brani di successo internazionale realizzato completamente con un sintetizzatore. Giorgia fa suo il brano rivestendolo di un nuovo arrangiamento ma rispettando l’intento sensuale ed eclettico del brano che, però, inevitabilmente si vede privato della sua dose di forte innovazione sonora che, nella fine degli anni ’70, rappresentò.

POP HEART - Giorgia

L’universo inglese contenuto in questo progetto viaggia tra alti e bassi tra la Sweet dreams (are made of this) degli Eurythmics, la conclusiva Stay (cantata con il giovanissimo Ainè) e Open your heart di Madonna in cui, finalmente, il timbro dell’interprete romana viene reso leggermente più reale e meno condizionato da una sovra-produzione eccessiva. Immancabile, ovviamente, il riferimento a Whitney Houston con la sua I will always love you che qui Giorgia rinfresca con la sua abituale classe vocale e raffinatezza timbrica prima che venga massacrata e dissipata da un arrangiamento dissacrante ed irrispettoso rispetto all’originale e alle caratteristiche stesse di una canzone che ha basato la propria essenza sulla purezza e sulle scelte minimaliste.

In italiano il repertorio si fa, ovviamente, più vario e ricco riuscendo ad abbracciare praticamente quattro decenni di musica che partono proprio da Eros Ramazzotti e la sua Una storia importante che qui viene rivisitata in una nuova versione in cui compare con un cameo anche il suo interprete originale per diventare, alla conclusione del progetto, la miglior reinterpretazione proposta.

Tra gli altri ospiti dell’album ci sono anche Tiziano Ferro, con cui Giorgia incide la recentissima Il conforto che rivive di un nuovo arrangiamento (anche l’originale era curato da Michele Canova Iorfida) che rende il tutto più denso e pieno, ed Elisa, che concede la propria ugola sul finale della sua Gli ostacoli del cuore, che qui rinuncia al suo timbro angelico per premiare le tinte più pulite e concrete della Todrani e l’annullamento del contrasto finale che originalmente Ligabue concedeva al brano. Dal repertorio femminile italiano viene anche recuperato L’ultimo bacio di Carmen Consoli che, anche in questa citazione, rimane, però, difficilmente avvicinabile pur avendo la Todrani tutte le carte in regola per offrire una versione alternativa assolutamente azzeccata nell’attualità di un brano intramontabile.

L’altro picco del progetto viene toccato con Dune mosse, brano poco noto del repertorio soul di Zucchero del 1989, che qui, comunque, non risente eccessivamente della scelta di trasportarlo in un territorio decisamente più electropop grazie soprattutto alla sempre bellissima vocalità dell’artista romana che gioca con efficacia con la sua tecnica espressiva. Più intima è la versione di Anima, il brano di Pino Daniele che Giorgia ha scelto di proporre anche per ricordare il maestro che la guidò per un tratto della sua carriera. Persino Vasco Rossi viene fatto suonare tutto tastiere e sintetizzatori nella sua non esattamente cult Vivere una favola del 1987 che, all’improvviso, risuona come un qualcosa di completamente nuovo capace, però, di trovare un proprio senso. Mango viene qui riproposto con la sua bellissima ed estiva Lei verrà, trasformata in una virulenta salsa reggae che poco ha a che fare con l’originario intento del brano che, comunque, risulta attualizzato nel rispondere al criterio della moda del momento.

Tra i brani più recenti ci sono Le tasche piene di sassi, che apre l’album anche nel suo percorso radiofonico giocando, in modo anomalo rispetto all’intero progetto, sulla delicatezza e su di un arrangiamento minimale che solo nella seconda parte del brano si arricchisce di una falsa ritmica che poteva essere evitata mantenendo quella magia iniziale, e L’essenziale, che ricalca le scelte di Marco Mengoni nella sua resa vocale risultando, però, meno ricca di quella varietà di colori tipici dell’interprete di Ronciglione dotato, in questa canzone, di una netta prevalenza di sfumature.

Non si può di certo dire che in questo Pop Heart di Giorgia manchino le canzoni come spesso si è detto dell’interprete romana accusata ripetutamente di non avere nel repertorio tutti quei brani che un’ugola come la sua meriterebbe. A far da contraltare alle canzoni e alla voce, però, ci sono gli arrangiamenti che spesso e volentieri si rivelano fin troppo attuali, eccessivamente coprenti e limitanti, drasticamente e vergognosamente irrispettosi delle perle che si accingono a trasformare. Un disco di cover ha sicuramente l’obiettivo di riattualizzare canzoni che, magari, sono state dimenticate (e qui occorrerebbe capire alcune scelte della tracklist) ma ha anche, e soprattutto, il compito di testimoniare l’eternità di quei brani rispettandone l’essenza e, magari, rilanciandola nuovamente per così come sono state costruite. Una voce come quella di Giorgia, che avrebbe potuto innalzare brani che, magari, mai avevano goduto di tale timbrica dionisiaca ed idilliaca, si è limitata, ahimè, a sposare mode sonore destinate a passare insieme ad un progetto che non rimarrà negli annali come quelli di molti suoi colleghi e colleghe che si sono confrontati, negli anni, con delle cover. E’ forse giunto il momento, e purtroppo è per noi una ripetizione, che Giorgia torni a fare Giorgia ricordandosi della propria vocalità, della propria tecnica e della propria potenza mandando a quel paese l’elettronica, la moda e coloro i quali da anni la costringono all’interno di ambienti per lei poco consoni. La sua voce non si discute, il suo talento nemmeno ma occorre farle ritrovare un terreno in cui darne nuovamente prova.

VOTO COMPLESSIVO: 7/10

MIGLIORI TRACCE: Una storia importante – Dune mosse

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.