venerdì 22 Novembre 2024

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Daniele Lanave: “Canto il sapore amaro dell’abbandono” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane artista pugliese, in radio dall’11 gennaio con il singolo “Nonostante il rumore”

Tempo di nuova musica per Daniele Laneve, talento barese classe ’92, attualmente in rotazione radiofonica con il singolo “Nonostante il rumore”, per l’etichetta indipendente Hydra Music Italy. Dopo esser stato presentato alla selezione delle Nuove Proposte di Sanremo Giovani 2018, l’artista lancia un nuovo tassello discografico, un brano melodico dal respiro internazionale.

Ciao Daniele, partiamo naturalmente da “Nonostante il rumore”, che sapore ha per te questo brano?

«“Nonostante il rumore” nasce da un sentimento di rabbia, delusione e solitudine, quindi per me ha il sapore amaro dell’abbandono».

C’è una veste precisa che hai voluto donare al pezzo, sia dal punto di vista delle sonorità che per quanto riguarda l’aspetto testuale? 

«Si, il testo del brano ha una veste molto semplice, in quanto scrivo di una realtà che molte persone non accettano. La musica invece aggiunge al testo una sonorità incalzante affinché il testo risulti più incisivo».

Nel ritornello canti “Un giorno sei felice come fossi in paradiso, poi direttamente all’inferno senza preavviso”, una frase che credo sia rappresentativa di questo momento storico abbastanza confuso. Come riesci a trovare un tuo personale equilibrio tra momenti di buio e luce?

«Sono perfettamente d’accordo con quello che dici perché il momento storico oltre che confuso appare incerto. Riesco a trovare il mio equilibrio, continuando a fare musica, scrivere canzoni e condividere la mia passione con altri artisti».

Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Nico Quaranta?

«Nel Videoclip ho voluto trasmettere, in base alle città dove è stato realizzato ovvero Matera, Rossano Calabro e Bari, la sensazione di trovarsi a volte all’inferno e a volte in paradiso, osservando il futuro in maniera positiva».

https://www.youtube.com/watch?v=oPwiAzVIgIU

Facciamo un breve salto indietro nel tempo, come e quando ti sei avvicinato alla musica?

«Mi sono avvicinato alla musica grazie ai giocattoli musicali che mi compravano, quindi all’età di 3 anni mi hanno iscritto ad una scuola di musica iniziando a studiare il pianoforte, poi da quel giorno non ho mai smesso di studiare e fare musica».

Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato il tuo percorso?

«Il mio percorso più che ispirato, diciamo che sono cresciuto ascoltando, grazie a mia madre, i cantautori di una volta quali: Tenco, Sergio Endrigo, Gino Paoli, Lucio Battisti».

Personalmente ti collochi in un genere particolare?

«Diciamo che non ho una collocazione fissa, perché comunque ogni canzone presenta un arrangiamento, un suono diverso. Se vogliamo una collocazione, mi colloco nella musica leggera». 

Da cosa trai principalmente ispirazione per scrivere le tue canzoni? Qual è la tua personale formula?

«Quando scrivo le canzoni mi ispiro principalmente a quello che osservo nel mondo e dentro di me, una formula precisa non c’è ma c’è solo una penna, un foglio, una chitarra ed un pianoforte e il resto vien da sé».

Con quale spirito ti affacci al mercato e come valuti il livello generale dell’attuale settore discografico?

«Partiamo dal presupposto che il mercato discografico è cambiato ed è in continua evoluzione. I cantautori di un tempo non ci sono più, ma se ce ne fossero, grazie ai Talent Show che collaborano con le Major discografiche che creano più che artisti, personaggi pubblici che hanno durata breve perché soppiantati immediatamente, non potrebbero farsi conoscere perché li farebbero fuori tutti. Io sono d’accordo con le ultime dichiarazioni di Red Ronnie, sui Talent e che oggi i vari Dalla, Celentano, ecc… avrebbero cambiato sicuramente mestiere. Io continuo a fare quello che faccio sperando che qualcosa nel mercato possa cambiare». 

Attualmente frequenti il CET, la nota scuola di Mogol per autori emergenti, quali sono le tue prime impressioni riguardo questa importante esperienza? 

«Studiare come autore al CET di Mogol è sicuramente una marcia in più ed un’esperienza entusiasmante da condividere con colleghi validissimi. Fare lezioni con il Maestro Mogol, Anastasi ed altri insegnati rappresenta per me un sogno».

Quali sono i tuoi obiettivi futuri e/o sogni nel cassetto?

«Il mio obiettivo principale è calcare il palco di Sanremo come nuova proposta, visto che sono già quattro anni che provo ad accedere alla finale ma anche se non dovesse accadere l’importante è cresce dal punto di vista artistico e magari calcare qualche palco più importante rispetto a quelli di oggi». 

Per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?

«Il messaggio che lancio al mio pubblico e al pubblico in generale che non mi conosce ancora è quello di non arrendersi mai in tutto quello che fate e se un amico o un fidanzato/a vi volta le spalle, dovete fregarvene e camminare sempre a testa alta senza paura, credendo in chi siete e in quello che volete». 

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.