A tu per tu con il cantante romano reduce dall’esperienza sanremese, che tornerà live con due appuntamenti a maggio
L’anno prossimo festeggerà i suoi primi 10 anni di carriera, quest’anno ha partecipato al Festival di Sanremo insieme Patty Pravo con il brano Un po’ come la vita contenuto ne Il rumore dei sogni, doppio cd uscito lo scorso 8 febbraio. Si parla di Briga, artista romano classe 1989, pronto a partire con le due date evento del suo Acustico Tour 2019: il 10 maggio al Teatro Principe di Milano e il 17 maggio all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Nel 2015 ha partecipato ad Amici di Maria arrivando al grande pubblico, nella sua carriera ha pubblicato già quattro album in studio (più un mixtape e un EP) e ha collaborato con alcuni dei più importanti nomi del panorama della musica italiana.
Ciao Mattia, innanzitutto bentrovato su Recensiamo Musica, come stai? Riposato un po’ dopo Sanremo?
<<Si, Sanremo è stata un’esperienza importate e chiaramente piena di cose da fare e di relazioni… Sinceramente mi sono divertito perché io prima di tutto sono un lavoratore e considero il cantante come un lavoro vero e proprio, un po’ come il falegname o il fabbro che ogni giorno devono fare qualcosa. Lì a Sanremo, avendo sempre cose da fare, mi sono sentito veramente appagato, poi di fatto sono tornato a casa una settimana dopo la fine del Festival perché sono partiti immediatamente gli instore. Ovviamente appena finito il tutto mi è venuta la febbre perché si sono abbassate tutte le difese e ho mollato la tensione, però è stata una cosa molto bella. Adesso sto cominciando con la preparazione del tour, ho fatto la scaletta e mi sono trovato con i musicisti e tra poco partiremo con le prove>>.
A proposito del tour: dopo l’uscita della raccolta Il rumore dei sogni ci saranno due date importanti in due location un po’ particolari il 10 e il 17 maggio a Milano e a Roma, dove per altro sarai in buona compagnia. Che tipo di show stai preparando?
<<Ci saranno queste due date che faranno da anteprima a quello che poi sarà il tour estivo che porteremo in giro per tutta l’Italia con oltre 20 date già confermate. A Milano e Roma sarà speciale perché saranno due concerti in acustico, quindi senza sequenze e roba elettronica. I pezzi saranno suonati e cantati come li canterei a casa in salotto con i miei musicisti, abbiamo scelto queste due location anche per creare una situazione molto intima, poi vorrei che la gente si dimenticasse dei telefoni e magari riuscisse a viversi il concerto e basta, senza che uno schermo faccia da filtro. A Roma ci saranno tanti ospiti, per ora abbiamo già annunciato Anna Tatangelo e Lorenzo Fragola, due amici oltre che colleghi>>.
Tu nella tua carriera hai già collaborato con diversi artisti, proprio qualche giorno fa sei stato ospite al concerto di Anna Tatangelo e qualche settimana prima a quello di Antonello Venditti, secondo te in un mondo competitivo come quella della musica e dello spettacolo quanto è importante la condivisione?
<<Sicuramente è una cosa importante, la musica in sé non permette che tu sia un eremita o un esiliato, sembra banale da dire ma alla fine è vero che la musica è condivisione. Io quando canto preferisco sempre togliere le in-ear perché mi sembra di cantare da solo ed isolato dal mondo, mi piace invece sentire la gente. La musica e l’arte in sé unisce, ovviamente le collaborazioni sono importanti anche se oggi se fai un album senza collaborazioni sembra una cosa strana e ti prendono per pazzo. Io lo dico sempre anche ai miei fan: “seguite me, se vi piace la mia musica altrimenti c’è Spotify e c’è tanta scelta”>>.
Già, Spotify, la musica di oggi ormai è tutta lì, in digitale. Voi artisti come vivete questa situazione? Ormai sembra che un disco duri sempre meno visto che viene consumato in una settimana e poi sostituito quella dopo…
<<C’è chi si fa mangiare da questo fast food e chi resiste. La musica italiana oggi è questo, un fast food dove noi siamo lì dietro in cucina e prepariamo 250 hamburger e poi a seconda di quello che la gente sceglie ci mettiamo la salsa barbecue o il bacon o l’insalatina… A me non piace lavorare così perché per me la musica è veramente importante, mi piace seguire la mia etica professionale e pensare bene al prodotto che propongo. Ogni tanto mi passa davanti qualcuno perché, che ne so, è il suo momento, però io son qua da dieci anni e un motivo ci sarà, poi si possono fare mille discorsi sulle varie scelte discografiche e tutto il resto, ma sono cose che non competono a me. Chiaro che le cose sono cambiate parecchio rispetto a qualche anno fa: quando ho iniziato io il contratto con una major era un sogno, un qualcosa di incredibile, adesso invece basta veramente pochissimo per avere un contratto. Mi viene da dire che se adesso vuoi fare il cantante e non ci riesci sei un coglione. L’Italia oggi è un paese di cantanti, influencer e chef che spadellano>>.
Non è un caso che ci sia una canzone nel tuo ultimo disco che si intitola proprio così. Nasce da questa considerazione?
<<Sì, è esattamente quello che ho appena esternato, un modo per dire ai ragazzi che esistono tante altre cose da fare nella vita, non è che tutti dobbiamo lavorare con il telefonino e sponsorizzare creme per il viso. Non è che se sei bella devi fare per forza la modella, puoi essere una bellissima cassiera, una bellissima infermiera o tutto quello che vuoi>>.
Nei tuoi ascolti di oggi cosa c’è? Riesci ad ascoltare anche i tuoi colleghi?
<<Ascolto quelli che secondo me meritano, spesso accendo la radio per capire cosa va in rotazione. Ad esempio un pezzo che mi ha colpito ultimamente è ‘Anche fragile’ di Elisa, un’artista di un’altra categoria, è quel tipo di cantante che riesce sempre ad emozionarmi, cantare con lei o collaborare in qualche modo mi piacerebbe molto. Per quanto riguarda Sanremo mi è piaciuta un sacco la canzone di Daniele Silvestri con Rancore, che per altro è un grande amico e sono contentissimo abbia avuto quest’importante esposizione visto che abbiamo frequentato gli stessi studi di registrazione da ragazzini e trovarmelo lì su un palco così importante è stato bello>>.
Quest’anno hai preso le misure a Sanremo con una grande della musica italiana. Immagino che ti piacerebbe ritornare anche da solo in futuro…
<<Sicuramente sì, quest’anno diciamo che ho capito com’è e ho avuto la fortuna di gareggiare insieme a Patty, nei prossimi anni proporrò certamente qualcosa>>.
E la prima sera con la musica che non partiva cos’hai pensato sinceramente?
<<Niente, quello è un classico della mia vita, anzi meglio che sia capitato a me perché ci sono abituato e so di saperlo gestire. Anche perché con chi te la puoi prendere, con il fato? Alla fine è stata una cosa simpatica e Patty ci ha messo del suo rimettendo tutto magicamente a posto, era giusto che ci pensasse lei. Io sono rimasto fermo perché qualsiasi mossa sarebbe stata marchiata come il tentativo di voler fare il fenomeno o il protagonista>>.
Per il resto il tuo rapporto con lei come va? Siete rimasti in contatto?
<<Sì assolutamente, ci siamo sentiti da poco perché mi ha chiesto di andare con lei a cantare al suo concerto a Roma e io sono stato ovviamente super felice di questa chiamata. Poi ci siamo sentiti anche per il suo compleanno, anche se so che lei non ama particolarmente festeggiare ci tenevo comunque farle gli auguri>>.
C’è un altro big della musica italiana con il quale hai un bel rapporto: Antonello Venditti, in alcune tue canzoni lo ricordi nel modo di raccontare la tua vita, ti ha ispirato tanto?
<<Io sono cresciuto ascoltando Antonello, vuoi o non vuoi questo poi si sente in quello che vado a produrre. L’onore più grande è stato quello di poter cantare con lui ed essere considerato da un grande come lui, un vero signore. I suoi pensieri non sono quelli di una persona qualsiasi, è veramente pieno di cultura ed aver collaborato con lui mi riempie di orgoglio. Tra l’altro, come ho poi spiegato sui social, quando sono stato suo ospite per il concerto di Roma c’è stato un bellissimo momento in cui ha fatto salire sul palco una ragazza proprio mentre abbiamo interpretato ‘Dalla pelle al cuore’, è stato emozionante>>.
Hai parlato di social, tu in che modo li usi?
<<Li uso ma in modo equilibrato, non ci spiattello su tutta la mia vita perché sono parecchio riservato, oggi si tende a confondere l’interesse per la vita privata di un artista con l’interesse per la musica. Paradossalmente la gente vuole più quello, ma è un momento così, che ci vuoi fare…>>
Il tuo pubblico più o meno da che target è composto? Anche in relazione alla partecipazione al Festival
<<Il Festival ha aiutato, almeno nel cambiare il giudizio che molta gente aveva su di me, normale che non possa aspettarmi che tutti quelli che mi hanno apprezzato in quel contesto poi siano andati a comprare il disco o a cercarmi su Spotify. Però sono riuscito a dare un’impressione diversa di me, anche ai giornalisti e agli addetti ai lavori e questo comunque fa piacere>>.
Vero, anche perché negli ultimi tempi gli “ex-Amici/talent” non sono mai stati apprezzati così tanto…
<<Sì, è vero. Com’è anche vero che comunque io non sono andato subito dopo aver partecipato ad Amici ma sono passati un po’ di anni. Poi sono sempre stato per il confronto diretto, le critiche se mosse con cognizione di causa sono sempre costruttive. Chiaro che se mi dicono “tu fai musica di merda” io cosa devo rispondere? Io non pretendo di essere acclamato o idolatrato dalla stampa, però con me si può parlare senza problemi>>.
Quando sei uscito tu da Amici probabilmente il meccanismo dei talent show viveva la sua età d’oro. Oggi secondo te le cose sono cambiate? Consiglieresti ad un ragazzo giovane di partecipare?
<<Al giorno d’oggi c’è un altro talent che è nato parallelamente, quello dell’underground/indie. Ci sono tantissime etichette indipendenti che tirano fuori ogni giorno un sacco di artisti, ovviamente poi anche lì qualcuno ce la fa e qualcuno no, come sempre. Quando me lo chiedono io consiglio comunque di tenere sempre in considerazione l’opzione talent, lì trovi una serie di professionisti incredibili e di supporti che in giro è difficile avere. Per me Amici è stata una delle esperienze più positive della mia vita, un livello professionale super su tutti i piani: dalla produzione alle scenografie e tutto il resto>>.
E se ti chiamassero per fare il giudice/professore saresti felice?
<<Sì, molto. Sarebbe un ritorno in chiave diversa e con un Mattia cresciuto rispetto al passato>>.
Anche grazie ad Amici tu sei stato probabilmente uno dei primi che ha portato al grande pubblico questo nuovo genere ibrido tra rap e cantautorato o parlato/cantato che va così di moda oggi. Ti consideri un po’ un precursore? E tu stesso dove ti collochi?
<<A me sinceramente frega poco il collocarmi, sono uno che vive d’istinto. Scrivo e canto quello che sento senza schemi o idee preesistenti, produco 15/20 pezzi e poi vedo quello che esce fuori. Sono una persona molto riflessiva quando scrivo quindi è un po’ per quello che le mie canzoni tendono ad uscire magari con il bpm lento. Quando sono felice preferisco uscire a divertirmi… >>
Giustamente. E invece quando scrivi da cosa parti? Testo o musica?
<<Dipende, magari a volte mi segno una bella frase e poi cerco di metterla in musica o a volte mi viene in mente un giro di piano o di chitarra e si parte da lì. In genere però il testo viene sempre dopo, prima parto con la musica e la melodia>>.
C’è un pezzo (Ciao papà ndr) dove dici “ricordi che il mio sogno era giocare in serie A? Vedevo campi di pallone in tutta la città”. Ho visto un video di un tuo goal in rovesciata niente male con la nazionale cantanti, che rapporto hai con il mondo del pallone?
<<Il calcio per me è sempre stato importante. Amo molto questo sport, vederlo (la Lazio ndr) e giocarlo. Purtroppo giocavo e mi sono rotto la gamba due volte e quindi ho accantonato quel sogno, poi dopo ho capito che se una cosa ti rende felice è fondamentale farla, non importa in che categoria. Per questo sono molto contento di essere entrato nella Nazionale Cantanti, dove oltre che permettermi di contribuire per una buona causa che fa stare bene chi ne ha bisogno, fa stare bene anche me. Giochiamo sui campi di Serie A con atleti e professionisti di primo livello, ho giocato con Materazzi, Cassano, Sorrentino e tanti altri campioni, cosa che non capita tutti i giorni>>.
E’ vero che ami il Sudamerica e faresti tutte le vacanze lì?
<<Verissimo, ci sono stato parecchio e in diverse zone, lo considero un po’ la mia seconda casa, posti meravigliosi e in cui sto veramente bene>>.
Per concludere, dopo l’ultimo album-raccolta Il rumore dei sogni, cosa dobbiamo attenderci dal futuro di Briga?
<<L’anno prossimo festeggio i miei primi 10 anni di carriera quindi uscirà sicuramente un album commemorativo per questo primo grande traguardo, sarà un po’ il resoconto di tutto. Però dovrò pensare ad un bel titolo perché “10” esiste già…>>.
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