A tu per tu con la band toscana, disponibile in tutti gli store dallo scorso 19 aprile con l’album “Zan Zarà”
Divertente e piacevole chiacchierata con i Musica da Ripostiglio, gruppo musicale proveniente dalla Maremma composto dal cantante Luca Pirozzi, dal chitarrista Luca Giacomelli, dal contrabbassista Raffaele Toninelli e dal batterista Emanuele Pellegrini. “Zan Zarà” è il titolo del nuovo album edito da Irma Records, prodotto da Alex Marton, che si avvale di una duplice prestigiosa partecipazione da parte di due protagonisti del cinema e del teatro italiano, vale a dire Rocco Papaleo e Giorgio Tirabassi, presenti in un doppio cameo. Un viaggio tra le sonorità e l’ironia tipica della band, capace di mescolare canto e recitazione in un’unica inedita forma artistica.
Ciao ragazzi, partiamo da voi: chi sono i Musica da Ripostiglio?
«Per spiegare chi siamo potrebbe tornare utile il sottotitolo del nostro nome, qualcuno potrà chiedersi il significato di Musica da Ripostiglio, semplicemente perché da camera ci sembrava eccessivo (sorridono, ndr). Questo concetto racchiude un po’ tutta la nostra essenza ironica, che si rifà ad una musica del passato, tenendo conto che siamo nel 2019».
“Zan Zarà” è il titolo del vostro nuovo album di inediti, com’è nato e cosa rappresenta per voi?
«Il disco è nato da un’esigenza prettamente artistica, noi abbiamo questa doppia faccia che si divide tra performance in teatro e il nostro lato cantautoriale. Era da un po’ che non facevamo un album in studio, grazie alla Irma Records e al producer Alex Marton, siamo riusciti a racchiudere questi ultimi anni di composizioni».
Undici brani in scaletta, quali tematiche e quali sonorità avete voluto abbracciare?
«Per le tematiche ci siamo permessi qualche brano un po’ più introspettivo, avendo toccato i quaranta ed essendo diventati padri. Rispetto ai lavori del passato siamo più riflessivi, senza tralasciare comunque l’ironia, ad esempio il singolo “Il dente delinquente” è un brano un po’ grottesco che racconta sempre esperienze personali, cercando di sdrammatizzare con la musica i dolori della vita. Per le sonorità abbracciamo il mondo acustico, questa volta con un leggero sapore pop in più».
Ospiti di questo lavoro gli attori Rocco Papaleo e Giorgio Tirabassi, com’è stato ritrovarvi in studio con loro?
«Rocco Papaleo è presente nel brano “Vado male in latino”, che parla di come noi italiani ci cimentiamo nei balli latino-americani, mentre Giorgio Tirabassi suona la chitarra e canta nel pezzo che dà il titolo all’album. Sono entrambi grandi professionisti, due bravissimi attori che vantano già diverse collaborazioni musicali, per loro lo studio di registrazione è un po’ casa. A noi è servito vedere come lavorano loro, è un’esperienza che ci ha arricchito molto».
Il disco è stato anticipato dal singolo “Il dente delinquente”, cosa avete voluto raccontare attraverso le immagini del videoclip?
«Chiaramente molto divertimento, soprattutto grazie al protagonista Paolo Sassanelli e a sua moglie Marit Nissen, con entrambi si è stabilito un rapporto fantastico, ci vediamo e frequentiamo spesso ed è stato spassoso girare questo videoclip con loro».
Come valutate l’attuale settore discografico e l’andamento del mercato odierno?
«Il settore discografico è molto cambiato negli ultimi anni, anche se noi non abbiamo mai avuto una carriera mainstream e non conosciamo bene le dinamiche, però osservando e facendo parte di questo mondo da tanti anni notiamo questo stravolgimento, sono cambiati gli spazi e gli utenti, oltre che il modo di ascoltare e percepire la musica, anche e soprattutto per quanto riguarda i live. Per questo motivo i nostri concerti sono concepiti come veri e propri spettacoli, fatti di canzoni e di contenuti».
Musica e teatro, quali sono le principali analogie e le differenze tra queste due nobili forme d’arte?
«Le analogie sono parecchie, soprattutto dal punto di vista artistico e performativo, quello che proponiamo con i nostri concerti è uno spettacolo sia musicale che teatrale, queste due forme d’arte si incastrano alla perfezione e ci permettono di coinvolgere il pubblico, sfondando qualsiasi tipo di parete. I nostri non sono solo brani, perché ci costruiamo intorno delle vere e proprie scene».
Per concludere, qual è la lezione più grande, l’insegnamento più importante che sentite di aver appreso dalla musica?
«L’insegnamento più importante ce l’ha trasmesso Pierfrancesco Favino, uno degli attori italiani più grandi con cui abbiamo in passato collaborato. Il suo successo non è un caso, lui è veramente un professionista, per tre anni abbiamo portato in giro con lui questo spettacolo che si chiamava “Servo per due”, che ci ha permesso di allargare i nostri orizzonti a livello nazionale e di calcare i palcoscenici di numerosi teatri dei nostro Paese. Ci ha insegnato ad amare questo mestiere, ad avere rispetto per il pubblico, ad impegnarci in una continua ed estenuante ricerca verso la nostra verità artistica».
Nico Donvito
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