venerdì 22 Novembre 2024

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Cabrio: “L’anello sul tavolo mi fa pensare ai colori dell’autunno” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore messinese, fuori con il nuovo singolo intitolato “L’anello sul tavolo”

E’ disponibile in radio e sulle varie piattaforme digitali a partire dallo scorso 20 settembre il nuovo singolo di Angelo Soraci, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Cabrio. Scritto da Marcello Ubertone da un’idea dello stesso artista messinese, “L’anello sul tavolo” affronta il tema dell’abbandono, in maniera piuttosto originale e, per certi versi, inedita.

Ciao Angelo, partiamo dal tuo nuovo singolo “L’anello sul tavolo”, che sapore ha per te questo pezzo?

«Il clima è da fine estate, anzi proprio autunnale. Questa canzone mi fa pensare ai colori dell’autunno, ci vedo una luce che va spegnendosi, le foglie che cadono, i viali grigi».

Il brano racconta la facilità con cui, a volte, si concludono i rapporti al giorno d’oggi, il tutto con ironia e un inciso piuttosto provocatorio. Pensi che la digitalizzazione abbia in qualche modo raffreddato le relazioni umane?

«Sì, in qualche maniera sì. Invece di parlarci ci mandiamo messaggi vocali. Se una persona ti manca, è facile starle “vicino” – detto tra virgolette: mandi un messaggio, spedisci la foto del caffè che stai prendendo da solo al tuo vicino di casa invece di invitarlo da te. D’altra parte, quando sei lontano dalle persone care fai una videochiamata e le distanze in qualche modo si annullano: il progresso aiuta chi è fisicamente distante ad avvicinarsi».

Dal punto di vista musicale, invece, quali sonorità hai voluto abbracciare?

«”L’anello sul tavolo” ha sonorità pop elettroniche, anche se in generale sono molto legato al mondo acustico».

Quando e come hai scoperto che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?

«Da piccolo. Mio nonno aveva una collezione invidiabile di dischi: è grazie a lui e a questa sua passione se ho scoperto presto l’importanza della musica, che è una parte di me».

C’è stato un momento o un episodio che consideri fondamentale per la tua carriera?

«Sono tanti episodi che si sono incastrati formando il puzzle che è diventato il mio percorso. Ogni esperienza, ogni incontro è stato a suo modo importante per costruire la strada che ancora oggi sto seguendo».

Stai lavorando al tuo prossimo EP, cosa puoi spoilerarci a riguardo?

«Posso dirti che le canzoni sono molto personali, racconto i fatti miei. Scrivo spesso di cose tristi nelle mie canzoni, ma alla fine trovo sempre una soluzione: ciò che nasce triste non muore triste, nemmeno questo disco».

Per concludere, dove e a chi desideri arrivare con la tua musica?

«Vorrei arrivare su un palco, per comunicare con la gente. La cosa che mi piace di più è vedere che alle persone arriva la mia musica e ricevere il loro parere. Non c’è niente di più bello che sentire cantare da tante voci le mie canzoni, quella è la mia vittoria. Se poi il palco è grande,  ancora meglio».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.