A tu per tu con l’artista vicentino, in uscita con il singolo “Chilometri” realizzato in duetto con Manuella
La velocità e lo scorrere del tempo sono gli elementi che costituiscono l’ossatura tematica di “Chilometri”, il nuovo singolo di Jacopo Venturini, in arte Jack James, cantautore classe ’96 fortemente influenzato dalla musica dei Pink Floyd, di Vasco Rossi e di Zucchero. Il brano, disponibile in rotazione radiofonica e nei digital store dal 18 ottobre, è realizzato in collaborazione con la cantante Manuella, due mondi che si incontrano e danno vita ad una canzone motivazionale e plurigenerazionale, che può essere traslata a qualsiasi momento o periodo della vita, perché racconta situazioni comuni e quotidiane alle quali non si fatica ad immedesimarsi, soprattutto in questo particolare e frenetico momento storico.
Ciao Jacopo, partiamo dal tuo nuovo singolo “Chilometri”, cosa racconta?
«E’ un viaggio, un brano che parla del continuare a correre, che si rivolge a qualsiasi fascia d’età, non solo ai giovani. Spesso e volentieri i traguardi che ci prefiggiamo sono ipotetici, per cui bisogna continuare a cercare motivazioni per andare avanti. Penso sia uno dei brani più veri e sentiti che io abbia mai scritto, quasi come un dialogo interiore tra Jacopo e Jack, perché tratta tantissimi argomenti relativi anche alla mia vita privata, tra cui una perdita importante che ho avuto, ma è il viaggio della vita, l’equilibrio tra il bene e il male che la nostra intera esistenza comporta».
Spesso ci focalizziamo un po’ troppo sull’obiettivo, al punto da perdere la concentrazione, a volte anche il senso della misura. Quali sono gli aspetti dell’attuale società hanno ispirato questi ragionamenti e questa canzone?
«A volte non ci rendiamo conto che la felicità ce l’abbiamo a portata di mano, la società di oggi ci impone obiettivi sempre più alti, mentre ognuno di noi in cuor suo può ambire a cose diverse, non per forza ad essere il numero uno in un determinato ramo. Sono certo che chi si accontenta di poco e riesce a godersi la vita è più felice di chi è alla ricerca sfrenata di qualcosa, che può essere anche giusto sotto un certo punto di vista, ma bisognerebbe affrontare le cose sicuramente con più calma».
Ad impreziosire ulteriormente il brano la voce di Manuella, com’è stato lavorare con lei?
«E’ stato uno degli incontri più strani che mi siano capitati, penso sia stato il destino. Ci siamo scritti e sentiti su Instagram, lei mi aveva taggato in un paio di storie, così abbiamo cominciato a chiacchierare. Credo molto nell’energia, mi piaceva il modo in cui parlava, mi sono incuriosito e sono andato a sentire alcune sue cose e ho subito riconosciuto nella sua voce qualcosa di spettacolare. Abbiamo iniziato a lavorare a questo brano, creando un contrasto nella maniera più artistica possibile tra i nostri due mondi».
Il tuo nome d’arte è curioso, ci racconti il suo significato?
«Jack deriva semplicemente dalla mia esperienza inglese, ho vissuto a Londra nel 2014 per un annetto, era il soprannome con cui mi chiamavano. James, invece, è un nome a cui mi sento legato sin da bambino riferito al noto pilota di Formula 1 James Hunt, perché sono un appassionato di motori, correvo in kart, mentre mio padre da giovane era un pilota amatoriale di rally e mio fratello un pilota ufficiale della Lamborghini. Mi ha sempre affascinato la follia del suo personaggio, naturalmente prendendone gli aspetti positivi e non quelli negativi, ovvero gli eccessi, in più mi piaceva utilizzare la doppia “J” nel nome, suonava bene, così è nato Jake James».
Dove e a chi ti piacerebbe arrivare attraverso la tua musica?
«Sembrerà scontata la risposta ma direi a chiunque, i numeri che oggi muovono il mercato musicale segnano in maniera ideologica chi sta su e chi sta giù, è brutto da dire ma è così. Personalmente tendo a concentrarmi più su altro, il mio obiettivo è quello di essere ascoltato per far arrivare il mio pensiero a più persone possibili, il mio più grande traguardo è parlare a chiunque, dal bambino alla mamma, dal nonno alla zia».
Nico Donvito
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