Pubblicate le venti canzoni in concorso per aggiudicarsi un posto a febbraio, sul palco del Teatro Ariston
Annata estremamente prolifica per Sanremo Giovani, con proposte di un buon livello generale, nessun pezzo fà storcere il naso ai primi ascolti, questo non può che essere positivo. Tanta roba contemporanea fatta bene, trap compresa, sottolineando con decisione la direzione intrapresa dalla commissione artistica, presieduta da Amadeus e composta da Claudio Fasulo, Gianmarco Mazzi, Massimo Martelli e Leonardo De Amicis. Sono state ben 842 le proposte a loro sottoposte, ridotte a seguito della prima scrematura ad un numero di 65 artisti, che si sono esibiti lo scorso 3 novembre nelle consuete audizioni dal vivo.
Nel cast dei venti selezionati, sono presenti diverse nostre conoscenze, da Federica Abbate (qui la nostra recente intervista) a Giulia Mutti (qui la nostra ultima intervista), entrambe protagoniste della passata edizione, ma anche Thomas (qui l’intervista), Leo Gassmann (qui l’intervista), Jefeo (qui l’intervista) e Ainè (qui l’intervista). Tra gli altri nomi, spiccano numerosi cantautori, da Nico Arezzo a Fadi, passando per Avincola, Marco Sentieri, Raim, Mike Baker e Samuel Pietrasanta; diversi rapper come Fasma, Devil A, Nova e Libero; i gruppi Eugenio in Via Di Gioia e Réclame; infine, tra le poche presenze femminili, la talentuosa Shari, impegnata di recente al fianco di Benji e Fede nel singolo “Sale“.
Questi i venti protagonisti che impareremo a conoscere a partire da sabato 16 novembre nel corso del programma “Italia Sì” condotto da Marco Liorni su Rai Uno, dieci dei quali approderanno alla finalissima di Sanremo Giovani in programma in prima serata il prossimo 19 dicembre, per aggiudicarsi i cinque posti in palio per la sezione Nuove Proposte della 70esima edizione del Festival della canzone italiana, a cui si aggiungeranno i due artisti provenienti dalla selezione di Area Sanremo e, di diritto, la vincitrice di Sanremo Young. Scopriamo nel dettaglio le prime analisi delle venti canzoni in gara.
Ainè – “Van Gogh”
Intenzioni urban e sonorità rhythm and blues per il giovane talentuoso musicista, dotato di un bel groove e di una buona capacità di scrittura, maturata soprattutto dopo una prima parte della sua carriera votata alla lingua inglese. L’italiano gli dona quel guizzo in più, quell’unicità che non guasta e che lo hanno portato a suscitare l’attenzione di Giorgia, al punto da ospitarlo in “Pop Heart” eseguendo in duetto la cover “Stay”, portata al successo da Rihanna e Mikky Ekko.
Avincola – “Un rider”
L’indie-pop ha un nuovo nome da tenere d’occhio, funziona perché estremamente contemporaneo, seppur richiami per attitudine e poetica altre attuali proposte discografiche. Questo in un’altra epoca potrebbe essere un limite, oggi come oggi appare come un vantaggio. Di per sé il brano funziona ed è piacevole, seppur non brilli di luce propria e di originalità anche nel modo di cantare, nella struttura del pezzo e nell’utilizzo delle voci. Quasi quasi preferivo la sua “Porto fuori il cane”, proposta sempre a Sanremo Giovani tre annetti fa.
Devil A – “Disordine”
Bel flow per il giovane rapper, a cavallo tra l’old school e la nuova scena hip hop. Il risultato? Un bel mix generazionale, che mette d’accordo un po’ tutti, dai nostalgici del rap, agli appassionati dell’urban. Strofe che si avvicinano al mondo di Tormento, a tratti addirittura al primissimo Jovanotti, il che è piacevole perché rappresenta paradossalmente qualcosa di nuovo oggi, anche e soprattutto a livello di scrittura, grazie alla presenza di un inciso dall’alto tasso melodico e, proprio per questo motivo, senza tempo.
Eugenio in Via Di Gioia – “Tsunami”
Una produzione a dir poco sorprendente, che mi ha fatto subito venire in mente per intuizione e genialità “Buona (cattiva) sorte” di Tiziano Ferro, solo che qui dietro non c’è di certo lo zampino internazionale di Timbaland, quindi tanto di cappello. Certo, “Altrove” aveva tutto un altro piglio ed evocava suggestioni diverse, a questo giro il gruppo torinese punta tutto sul ritmo e sull’elettronica; se l’obiettivo era quello di far muovere a tempo le natiche, credo che sia stato perfettamente centrato.
Fadi – “Due noi”
Particolare e difficile da inquadrare al primo ascolto, una scelta curiosa ma che nell’insieme risulta azzeccata, perché non si và a sovrapporre con nessun altra proposta in concorso. Al tempo stesso è difficile da inquadrare e catalogare, questo non è detto che sia uno svantaggio, ma in un’epoca in cui ogni prodotto discografico ha la sua etichetta che ne spiega il contenuto e la denominazione di origine protetta, il risultato appare strano ma non per questo poco piacevole.
Fasma – “Per sentirmi vivo”
Autotune a parte (ormai mi sono rassegnato al suo iper spregiudicato utilizzo), devo ammettere di essere rimasto colpito da questo pezzo, che mi piace in questa versione in studio, al punto che dal vivo non può che convincermi ulteriormente, grazie soprattutto all’arrangiamento suonato e assai rockeggiante nell’inciso. Il parlato della prima strofa lascia spazio con sorpresa al cantato della seconda, che rende ancora più convincente il risultato finale.
Federica Abbate – “I sogni prima di dormire”
Stupisce ancora una volta Federica, in concorso con un brano che la rappresenta al 100% e che segue lo stesso filone di “Finalmente”. La cantautrice milanese si mette nuovamente a nudo, parlando di sé e della sua inadeguatezza interiore che, in realtà, rappresenta il disagio di un’intera generazione. Tutta questa verità è proprio ciò che manca alla musica di oggi, per questa ragione quello dell’autrice è un ruolo che le sta stretto. Sono sempre più convinto che, nel giro di un paio d’anni, l’Abbate sia destinata a diventare la nostra Ermal Meta al femminile.
Giulia Mutti – “Romanzo cattivo”
L’evoluzione di Giulia continua a sorprendere, canzone dopo canzone. A distanza di dodici mesi dal precedente tentativo, la cantautrice toscana, appare notevolmente cresciuta a livello interpretativo, maturata artisticamente. Una canzone azzeccata, compreso l’arrangiamento suonato, con quel tocco di elettronica dosata che entra al posto giusto e nel momento giusto. Se stessimo giocando al casinò punterei tutto su di lei perché, oltre a scrivere frasi sulle sue mani, questa ragazza sta scrivendo nuove interessanti pagine del pop italiano.
Jefeo – “Un due tre stella”
Interessante e funzionale ai tempi che corrono, sia per poetica che per sonorità. L’ex concorrente di “Amici” porta con sé la propria storia, il proprio quartiere e un bagaglio popolare denso di ambizione, voglia di un considerevole riscatto sociale. Nonostante il genere riesca a risultare molto orecchiabile, addirittura radiofonico, questo non può che giocare a suo favore. Insomma, la dimostrazione che la trap si può fare anche bene.
Leo Gassmann – “Va bene così”
Un filino troppo classico, nell’insieme di tutti gli ascolti spicca ma, al tempo stesso, stona. Presa singolarmente la canzone non è malvagia, ma non rende giustizia al talento del giovane romano, poiché in questo pezzo non si denota una vera e propria evoluzione, anzi, forse un passettino indietro. Personalmente ho apprezzato maggiormente i precedenti lavori, vedremo cosa sarà capace di fare dal vivo, sicuramente a livello di preparazione è tra i più forti in gara.
Libero – “La casa del vento”
Autobiografico e personale, il testo di questo brano racconta una vita comune, una storia simile a tante altre ma, al tempo stesso, proprio per questo motivo, unica. Genova fà da tappeto ad un pezzo convincente barra dopo barra, strofa dopo strofa, fino ad aprirsi nell’inciso cantato e canticchiabile, vero e proprio punto di forza dell’intera canzone. Ottimo l’arrangiamento, che accompagna e accarezza i versi donandogli il giusto risalto.
Marco Sentieri – “Billy Blu”
Si parla di bullismo, a mezza via tra pop e cantautorato parlato. Un argomento che di per sé condiziona l’ascolto e il giudizio di ciascuno di noi, per questa ragione è importante distinguere la parte musicale da quella testuale, con la prima decisamente meno riuscita della seconda. Una canzone che necessità più di un ascolto e che acquisirà più o meno valore attraverso l’esecuzione live, vero e proprio banco di prova delle emozioni.
Mike Baker – “Stupido”
Intimità è la parola d’ordine di questo bel pezzo, trascinante e in crescendo, uno di quei viaggi emotivi in cui ti perdi. Voce calda e testo riuscito, caratteristiche che coinvolgono sin dal primo ascolto e innescano una sorta di loop. Funziona e non somiglia a nessun’altra proposta attualmente in circolazione, questo potrebbe essere un valore aggiunto assieme all’interpretazione live, terreno sul quale si giocherà la vera partita di questo Sanremo Giovani.
Nico Arezzo – “Volo”
Chi lo ricorda tra i 60 semifinalisti dello scorso anno alzi la mano, personalmente ho ancora tra le orecchie il “bobobo bon bobobobom” della sua “Gorilla”, che francamente avrebbe meritato una vita migliore. Con questo brano la direzione è chiaramente un’altra, questo a voler dimostrare l’estrema versatilità del cantautore siciliano, che potrebbe giocarsi il tutto per tutto con l’esibizione dal vivo, con un pezzo che ha tutte le carte in regola per mettere in risalto le sue evidenti doti canore.
Nova – “Resta”
Trap per tutte le stagioni, trap come se piovesse. Più che a Sanremo sembra di stare ad Atlanta, lì proprio dove questo genere è nato ed ha iniziato a spopolare nei primi anni duemila. Anche in questo caso la contaminazione melodica del ritornello rende il tutto più digeribile, soprattutto alle orecchie di un pubblico composto non solo da ragazzini. Alla fine è una canzone d’amore, in fondo l’autotune è soltanto un apostrofo rosa tra le parole “ai ‘ai ‘ai ‘ai ‘ah”.
Raim – “Labirinto”
Rick Astley esci da questo corpo. Gli anni ’80 ultimamente rivivono un nuovo splendore e questo brano non è che una delle tante dimostrazioni. Vocalità interessante, ben adatta a questo genere di sonorità, unica pecca è il testo privo di alcun tipo di intuito, forse la risposta sta nell’inciso “ma che senso ha, non ci penso più”. Sarebbe interessante ascoltare qualcos’altro di questo giovane artista, di cui il web sembra non disporre di altro materiale.
Réclame – “Il viaggio di ritorno”
Seconda e ultima band in gara, che punta tutto sul ritmo della chitarra, sul testo e sull’interpretazione introspettiva del vocalist. Uno di questi pezzi che al primo ascolto possono apparire piatti, ma che in realtà conservano semplicemente una propria natura, dall’inizio alla fine, e questo non è a tutti i costi un aspetto negativo, soprattutto in un’epoca come quella attuale, fatta di canzoni che cominciano in un modo e si perdono nei meandri del boh, sull’autostrada del mah, allo svincolo di un vabbè.
Samuel Pietrasanta – “E dove sarai tu”
La tradizione settantennale è rappresentata da questa canzone che non regala nessun effetto sorpresa, ma che può piacere a quel pubblico più adulto che quest’anno potrebbe restare spiazzato da proposte così contemporanee, orfano del bel canto. Bello l’arrangiamento che potrebbe solo trarre vantaggio dall’orchestra, per risaltarne ulteriormente la melodia e le intenzioni vocali del giovane catanese, che porta con sé il suo bagaglio fatto di vita di strada e di buoni sentimenti.
Shari – “Stella”
Brava e bella, Shari ha tutte le carte in regola per trasformare la sua passione per la musica in un vero e proprio mestiere. Lo ha già dimostrato a “Tu si qui vales” e insieme a Benji e Fede, siamo certi che lo farà nuovamente in questa competizione, perché la resa dal vivo sarà l’asso nella sua manica. Nonostante i suoi sedici anni, la giovane talentuosa artista di Monfalcone tira fuori tutta la propria personalità, già ben a fuoco oggi, figuriamoci nel giro di un paio d’anni.
Thomas – “Ne 80″
L’opportunità che Thomas aspettava da tempo, finalmente è arrivata. Il brano sembra essere quello giusto, sia perché lo rispecchia, sia perché non rispetta i canoni e le convenzioni sanremesi. Questo, in un cast così fuori dagli schemi, non può che essere un vantaggio. Diciannove anni compiuti lo scorso aprile, per il giovane emerso nel corso della sedicesima edizione di “Amici” è arrivato il tempo del riscatto e di mostrare la propria padronanza sul palco. Il brano c’è, il talento pure.
Nico Donvito
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