A tu per tu con il rapper romano, in gara a Sanremo Giovani 2019 con il brano “Per sentirmi vivo”
Mancano poche ore al debutto di Tiberio Fazioli, in arte Fasma, sul palco del Casinò per la finalissima di Sanremo Giovani, in onda in prima serata su Rai Uno il 19 dicembre. Si intitola “Per sentirmi vivo” il brano con cui il rapper si gioca la possibilità di partecipare alla 70esima edizione del Festival della canzone italiana. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Tiberio, partiamo da “Per sentirmi vivo”, brano con cui partecipi alla finalissima di Sanremo Giovani 2019, cosa racconta?
«Quando descrivo questo pezzo lo definisco un po’ come una piccola storia, l’episodio di una serie che inizia e finisce senza essere collegato per forza agli altri episodi. Arrivi ad un momento della tua vita in cui riesci a rendere tuo anche quello che ti ha fatto più male. “Per sentirmi vivo” ha per me un peso che diventa leggerezza, trasformando il brutto in qualcosa di bello».
Come canti nel pezzo, credi che la musica possa ancora oggi donare davvero speranza?
«Al 100%, guarda. Sono molto fiducioso perché ciò è accaduto con me e i miei amici, per cui ritengo possa capitare a chiunque. Bisogna sempre seguire i sogni, io stesso sono partito dal niente e ora sono a Sanremo, personalmente è la musica che mi ha donato la speranza, per questo ci credo e continuo ad impegnarmi con tutte le forze, per poter portare anche agli altri questo misto di determinazione e speranza».
Musicalmente parlando, che tipo di sonorità hai deciso di abbracciare per rafforzare questo messaggio?
«Tutta la musica in generale, per abbracciare questo messaggio non ho scelto un genere, perché ritengo che la musica, proprio come la speranza, non ponga limiti all’espressione umana, per cui incanalarmi in un unico filone sarebbe come limitarmi. Credo che la musica di oggi sia il risultato di quella di ieri, per questo mi faccio influenzare da tutto ciò che è in grado di comunicarmi e di trasmettermi qualcosa».
C’è una frase che meglio rappresenta questa tua canzone? Tipo un sottotitolo..
«Posso pure aggiungerlo? Guarda… “Per sentirmi vivo… storie di un passato presente”, perché più vado avanti con gli anni e più ho consapevolezza di chi sono, ho analizzato molto il mio passato e nel presente portiamo ciò che abbiamo vissuto, perché le esperienze forgiano, anche se non fanno più parte del nostro quotidiano. Le cose che non riuscivo ad affrontare alla fine me le ha risolte la musica, in questo momento della mia vita sto capendo chi sono e, soprattutto, credo di aver ben focalizzato l’idea di chi voglio essere».
C’è un momento preciso in cui hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?
«Lo sto capendo, sono sincero, non siamo ancora fidanzati, sento che ci stiamo rimorchiando a vicenda (sorride, ndr). Stiamo flirtando, però è un amore molto passionale, devo essere sincero, sono convinto che abbiamo tanto da darci l’un l’altra. Poi, logicamente, a furia di sentirmela tanto mia c’è anche qualcosa che te la fa allontanare, è una sorta di odio e amore, ci vorrà del tempo per riuscire a consolidare questo rapporto».
Quali ascolti hanno influenzato e ispirato il tuo percorso?
«Per quanto riguarda i vecchi album ho sempre fatto riferimento ad ascolti americani, come ti ho detto prima, la consapevolezza di me stesso mi ha portato oggi a non focalizzarmi in un’unica direzione. Farti il nome di qualche artista sarebbe limitativo tanto quanto dirti un genere, tendenzialmente ascolto tutto quello che mi piace, da una canzone piano e voce a un pezzo da club inglese, l’importante è che sia in grado di comunicarmi qualcosa. Mi influenza la musica in generale, proprio per questo non ho riferimenti specifici, essere se stessi è la chiave».
Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? Stai lavorando a nuova musica?
«Stiamo lavorando a tantissime canzoni, quello che posso dirti è che la mia nuova musica è qualcosa che sorprenderà, perché abbiamo realizzato tantissime tracce, di carattere sono una persona che si stufa molto facilmente, quindi sperimentando ho trovato la mia personale evoluzione. Ti posso dare una chicca, solo per te se vuoi: ci sarà una sorpresa e una traccia che non canterò in italiano. Non posso aggiungere altro, ma ascolterete qualcosa di inaspettato (sorride, ndr). Se è piaciuta la mia musica vecchia e “Per sentirmi vivo”, sono convinto che potrà piacere anche il resto, non per arroganza ma perchè sento di essermi espresso ed aperto ancora di più».
Come stai vivendo queste ore di attesa per la finalissima di Sanremo Giovani?
«Ho fatto di tutto per arrivare qui e spaccare, ho sacrificato giornate per arrivare preparato mentalmente, poi l’ansia è logico che faccia da padrona. Il vero nemico di me stesso sono io, quello che conta davvero per me è fare musica con la stessa grinta e la stessa voglia, scendere dal palco con la consapevolezza di aver dato il meglio, anche se l’avventura finisse stasera l’importante per me è aver fatto il massimo».
Mi hai anticipato l’ultima domanda, al di là della vittoria e della conseguente possibilità di calcare il palco dell’Ariston, quindi, il riconoscimento più grande è quello di poter dire: “ho dato il massimo”?
«Sì, il riconoscimento più grande è arrivare lì e fare la mia esibizione, riuscire a proporre il pezzo nel miglior modo possibile. In entrambi i casi non mi sentirei sicuramente arrivato, sia se perdo sia se vinco, perché il momento in cui mi sentirò davvero bene sarà quando vedrò uno stadio cantare le mie canzoni, ma non per fare il figo e vantarmi di aver riempito un posto così grande, piuttosto per godermi lo spettacolo anche io e cantare insieme a tantissime persone.
Quando vedo le persone intonare i pezzi con me è il momento in cui mi sento vivo, il massimo momento d’espressione, perché alla fine le view e dischi d’oro che possono arrivare col tempo sono cose bellissime, ma non è quello che mi fa rendere conto realmente della portata della mia musica. Quando vedrò tutte queste persone cantare insieme a me, allora potrò dire “cxxxo, la mia musica è arrivata dove doveva arrivare”».
Nico Donvito
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