venerdì 22 Novembre 2024

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Garibaldi: “Faccio il massimo per lasciare una traccia in chi mi ascolta” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore ligure, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Il senso della vita

Tempo di nuova musica per Simone Alessio, in arte Garibaldi, cantautore classe ’89 presente sulle piattaforme digitali a partire dallo scorso 10 gennaio con l’inedito “Il senso della vita”, brano che segue di pochi mesi il lancio del singolo “Ballo balcano”, dando vita al suo nuovo progetto realizzato all’Aisha Studio di Milano con la produzione artistica interamente affidata al noto produttore Umberto Iervolino. Approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Simone, partiamo dal tuo nuovo singolo “Il senso della vita”, che sapore ha per te?

«”Il senso della vita ” è un brano a cui sono molto legato, è stato scritto e composto, in compagnia della mia chitarra, il giorno che la mia produzione mi aveva chiesto altri brani per produrre un disco. Questa canzone mi ha dato una gran consapevolezza artistica ed è stata sicuramente una svolta nel mio modo di vivere e scrivere la musica».

Un brano che analizza il viaggio della nostra esistenza, cosa ti ha ispirato questo tipo di riflessione?

«Il brano “Il senso della vita” è nato un giorno mentre ero in macchina con mia madre, era una giornata frenetica, avevamo avuto molti impegni, scocciature e imprevisti. Mentre la giornata trascorreva con gli stessi ritmi con cui era iniziata mi sono detto “non vedevo l’ora che questo giorno passi il prima possibile, non ci stiamo godendo il “qui ed ora” quindi ci dimenticheremo presto di tutto questo”. Riflettendo su questo pensiero dissi a mia madre la prima frase del senso della vita: “Il senso della vita ti verrà a trovare, seduto e vecchio al bar, cosa avrai da raccontare?“, da questa frase è nata la canzone e l’idea di raccontare la storia di un uomo che, ormai vecchio, seduto ad un tavolo di un bar decide di scrivere una canzone dove poter mettere a parole l’intera sua esistenza, affrontando così, la tematica centrale del brano ‘l’essenza del vivere’».

Dal punto di vista musicale, invece, quali sonorità hai voluto abbracciare in questo pezzo?

«La mia musica s’ispira sia alle origini italiane che a quelle balcaniche, così ho deciso di chiamare il mio genere con un termine antico ormai in disuso: “Balcano”. Questo brano, rispetto al mio precedente brano “Ballo Balcano”, ha una sfumatura più moderna e riflessiva, questa esigenza mi ha portato ad approcciare ad sound più elettronico. In tutto questo mio percorso artistico il Maestro Umberto Iervolino ha indubbiamente fatto un lavoro eccelso, trovando il mix musicale che cercavo».

Cosa aggiungono alla narrazione le immagini del videoclip ufficiale?

«Il video di “Il senso della vita” è stato realizzato e scritto da Marcello Fiorenzo Valerio della Nam3film ed è stato girato in diverse locations con la partecipazione di numerose comparse. Per me  è molto difficile raccontarlo, non posso nascondere la grande emozione che ho provato quando l’ho visto per la prima volta. Marcello è stato bravissimo a cogliere il senso della canzone e ha realizzato un vero e proprio cortometraggio, ripercorrendo l’intera storia del protagonista della sua storia».

Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai scoperto la tua passione per la musica?

«Ho sempre amato scrivere pensieri, testi e storie prima ancora di iniziare a suonare. A ventisei anni ho preso finalmente la decisione di comprare una chitarra e iniziare a comporre, fissandomi come obiettivo il riuscire a dare una melodia alle mie storie. Da quel fatidico giorno mi sono innamorato follemente della musica, suonando tutto il giorno chiuso in camera». 

Quali ascolti hanno segnato e influenzato la tua crescita artistica?

«Da sempre ascoltato i grandi cantautori italiani perché amo analizzare i testi, nello specifico Vasco, Antonello Venditti, Lucio Dalla, Fabrizio De André. Sono stato anche molto influenzato da Goran Bregovic che sento molto vicino al mio mondo. Comunque gradisco ascoltare di tutto, prendendo sempre ispirazione da diversi generi».

C’è un incontro che reputi particolarmente fondamentale nel tuo percorso?

«Indubbiamente l’incontro più importante della mia carriera musicale è quello con il mio attuale produttore Maestro Umberto Iervolino. È nato subito un bellissimo rapporto, ha abbracciato il progetto “Garibaldi” riuscendo a dare un’impronta unica e una qualità assoluta al disco». 

A cosa si deve la scelta del tuo nome d’arte?

«Il nome d’arte Garibaldi è nato in treno, circa un anno e mezzo fa, mentre tornavo a casa dopo aver partecipato ad una tappa di Area Sanremo; in quel contesto ho avuto l’opportunità di conoscere molti artisti indipendenti, di diverse regioni italiane, che come me condividevano il sogno ma anche le stesse difficoltà. All’affiorare di questo ricordo mi sono detto: “Ci vorrebbe una persona che ci unisca tutti, perché solo insieme noi potremmo veramente fare qualcosa di grande, ci vorrebbe il Garibaldi della musica“». 

Con quale spirito ti affacci al mercato e come valuti l’attuale scenario musicale italiano?

«Mi presento sulla scena italiana con un progetto unico, sia dal punto di vista musicale, sia per le tematiche trattate. Indubbiamente credo di essere un po’ controtendenza, quindi mi aspetto di trovare un po’ di difficoltà iniziali a trovare il mio spazio, ma questo non mina la fiducia nel progetto. Il panorama musicale italiano al momento lo trovo un po’ povero di contenuti e idee, ci sono artisti interessanti ma ci sono troppe canzoni “usa e getta”».

Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere per il 2020?

«Dopo “Il senso della vita” usciranno altri brani accompagnati da relativi videoclip musicali, per poi lasciare spazio ad un album dal titolo: “Progetto Garibaldi”. L’uscita del disco lancerà il progetto dal vivo che presenterò in tutta Italia».

Per concludere, dove e a chi ti piacerebbe arrivare attraverso la tua musica?

«Indubbiamente farò il possibile per arrivare a più persone possibili, non ponendomi nessun limite. Faccio il massimo e spero di lasciare, anche una piccola traccia, a chi mi ascolta. Ho tanta strada da fare e vedremo, con il tempo, dove mi porterà. Già solo seguirla è di per se un grande successo».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.