Raccontiamo l’attualità utilizzando una canzone
Vedere uno dei moltissimi film zombie in circolazione mette sempre il nostro orgoglio su un piccolo piedistallo sul quale può domandarsi, con totale onestà e poco senso del ridicolo, codesta frase: “io come mi comporterei?”. Illudendoci forse di avere sufficiente controllo e coraggio, crederemmo di poter tirar fuori il supereroe che c’è in noi, pronto a salvare il prossimo senza crogiolarsi nella nostra misera e vigliacca paura.
Si, generalmente i film zombi fatti bene (quindi molto pochi) ti fanno sorgere questa domanda. La risposta che ci diamo è tanto seria quanto ridicola, nell’esatto momento in cui ti trovi in una situazione anche solo vagamente simile a quella che viviamo oggi.
Chiariamoci, non c’è nessuno zombie in circolazione, ad ora registrato quantomeno. L’ormai celebre Corona Virus, però, sta invadendo la nostra psiche nella sezione delle paure più letali. Non c’è da scherzare molto, ovviamente. Ad oggi siamo a ben 12000 casi di persone infettate delle quali molte di queste hanno perso la vita. Nel mentre che questo virus si sta espandendo a velocità sempre maggiori, si può indubbiamente dire che è già arrivato sulla bocca di tutti. Se ne parla di continuo e le sue origini sembrano dar vita ad una leggenda malvagia piuttosto che ad un organismo microscopico.
Anche se è difficile trovare un aspetto positivo riguardo questa faccenda, posso dire di averne trovato almeno uno. Questo virus mi da la possibilità di portare qui una canzone a me molto cara: “Un chimico” di Fabrizio De André. Questa canzone fa parte dell’album “Non al denaro, né all’amore, né al cielo”, rivisitazione del libro Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Il libro è una raccolta di poesie riguardanti cittadini di Spoon River ormai deceduti che giacciono sopra una collina. De André prende in mano la poesia del chimico. È molto corta ma piena di significato. Così come sarà poi la sua canzone.
“Da chimico un giorno avevo il potere
Di sposar gli elementi e farli reagire
Ma gli uomini mai mi riuscì di capire
Perché si combinassero attraverso l’amore
Affidando ad un gioco la gioia e il dolore”
Un chimico concentrato solo sul suo lavoro, sugli elementi da sposare e da far reagire, un chimico dal quale solo la morte lo riuscì a strappare dalla sua routine. Da una parte la paura di vivere una vita che in realtà non si conosce veramente, avere figli, innamorarsi, perdersi dentro gli occhi di un’altra persona. Dall’altra invece c’è la vita sicura, scientifica. Quella fatta di esperimenti e di misure imperscrutabili. Lascio al sapiente giudizio e istinto del lettore quale sia stata la scelta del chimico.
Mi piaceva poter raccontare questo virus in questa maniera e con questa canzone. Il problema di questi lunghe e logoranti battaglie per la sopravvivenza e la sicurezza umana è che poi non rimane mai spazio per la poesia. Volevo invitare il lettore a prender parte della mia pressoché irrilevante ma orgogliosa riflessione. Tutto ciò di cui abbiamo paura è in fondo un lieve e profondo strato di bellezza sepolto in un immaginario che non conosciamo e per questo ci terrorizza. Non c’è poesia in un virus che entra ed esce dalle persone come se fosse un proiettile impazzito. Però, per noi uomini e donne di modesta cultura, questo è un invito a considerare che il mondo che conosciamo è infinitamente più piccolo di quello reale. Solo in questa ottica possiamo concepire il chimico di De André, capace di provare commozione dicendo:
“Ma guardate l’idrogeno tacere nel mare
Guardate l’ossigeno al suo fianco dormire
Soltanto una legge che io riesco a capire
Ha potuto sposarli senza farli scoppiare”
Il chimico morì in un esperimento sbagliato, senza un viso di donna da poter ricordare, generando elementi di ogni tipo, ma mai un figlio in carne e ossa. Si ha sempre paura di ciò che non si conosce. E la paura spesso salva, anzi, lo fa quasi sempre. Più questo virus si espande e più si espanderà di conseguenza anche questa paura. Ma come tutte le cose brutte, poi se ne andrà via, con la speranza di portarsi dietro nessuna anima innocente. Se ne andrà e porterà via questo discorso, queste riflessioni, che avranno modo di ritornare nella mia testa solo con la venuta del prossimo virus. Ma speriamo che un poco di quella bellezza e di quella poesia possa rimanere. Perché può succedere di tutto in questo mondo, ma si finirà sempre in un solo modo. Non con la morte, ma con una scelta. L’orrore o il desiderio.
“Fui chimico e, no, non mi volli sposare
Non sapevo con chi e chi avrei generato
Son morto in un esperimento sbagliato
Proprio come gli idioti che muoion d’amore
E qualcuno dirà che c’è un modo migliore.”
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