venerdì 22 Novembre 2024

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Sanremo 2020: le pagelle della prima serata

Tutti i voti alla serata d’apertura del Festival

Seguiamo in diretta la puntata d’esordio di questo Festival di Sanremo 2020 con i nostri voti alle singole esibizioni dei cantanti in gara oltre che alla cornice e allo show proposto dai suoi protagonisti.

Canzoni in gara:

Nuove Proposte:

  • Eugenio in Via di Gioia – Tsunamiproposta difficile da assimilare al primo ascolto per la band che arriva a questo Festival come i grandi favoriti della viglia per la vittoria della categoria Nuove Proposte facendo affidamento su di una lunga gavetta, un beat trascinante ed una produzione fresca, radiofonica e attualissima. Attenzione perchè le radio ameranno la loro proposta e potrebbero davvero candidarsi al titolo di tormentone sanremese dell’anno. Lui vocalmente non perfetto ma poco importa. Frizzanti (ed eliminati a sorpresa). VOTO: 7
  • Tecla Insolia – 8 marzoLei è la più fortunata del lotto perchè a Sanremo c’è arrivata ‘senza far fatica’ visto che ha avuto il pass di diritto dopo la sua partecipazione a Sanremo Young. Cantare di donne, femminicidio e rispetto verso la figura femminile non è così semplice alla sua età ma, pur se la canzone a tratti risulta troppo “già sentita”, la vocalità della ragazza (la sentite Arisa nella sua pasta vocale?) la aiuta ad andare avanti. VOTO: 7-
  • Fadi – Due noiIl ragazzo romagnolo ha dalla sua quel graffio soul e quell’anima black nella voce che rendono la sua (bella) canzone d’amore per una persona e, contemporaneamente, per una città (Bologna) qualcosa di facilmente commovente per la platea sanremese (e tradizionalista) del Teatro Ariston. Un gradito pugno black allo stomaco per chi ama in modo particolare la tradizione del bel canto soul. VOTO: 7.5
  • Leo Gassmann – Vai bene cosìL’esibizione dal vivo aiuta notevolmente la resa finale di un pezzo che deve pagare lo scotto di avere una costruzione melodica non semplice ed un testo che non vuole giocare su di un inciso facile da ricordare e canticchiare. Vocalmente sporca la performance con un graffio di verità e di sentimento che cattura. Primo brividino della serata grazie ad un’esibizione nettamente superiore anche alla stessa canzone in quanto tale. VOTO: 8

Big:

  • Irene Grandi – Finalmente ioDietro di lei, di questo suo ritorno in grande stile e di questa canzone c’è l’animo rock e trasgressivo di Vasco Rossi che ha messo il suo sigillo su questo brano più di quanto abbia fatto per altre produzioni. Lei è tornata cazzuta, decisa ed energica regalando al pubblico il ritorno che aspettava da tempo. L’orchestra, forse, la penalizza con un arrangiamento troppo sinfonico rispetto alla versione studio ma ha tutte le carte in regola per funzionare. VOTO: 7.5
  • Marco Masini – Il confronto: lui ci mette nuovamente la faccia dimostrando in modo chiaro e forte tutta la sua identità musicale che questo brano restituisce al pubblico in modo immediato come una cartina da tornasole. La cosa è un punto a favore come anche una scommessa non vinta del tutto. Sarà da valutare nei prossimi ascolti ma ciò che è innegabile è che la sua è una canzone che conquisterà i più romantici e nostalgici. VOTO: 7
  • Rita Pavone – Niente (resilienza 74): vuole (e riesce ad) essere la regina del rock e dell’energia sul palcoscenico di questo Festival e la canzone glielo permette ampiamente facendo leva su di una costruzione melodica che vuole restituire un’immagine di potenza e forza. Ci si aspettava un grido di voce ed una bomba pronta ad esplodere sul palco tirando fuori tutti i segreti del mestiere. Lei fa molto, la canzone (forse) meno. VOTO: 7-
  • Achille Lauro – Me ne frego: lui è la provocazione in persona e, in questo caso, la provocazione è soprattutto estetica visto che la canzone si rivela essere molto più ‘misurata’ rispetto alla ‘Rolls Royce’. Definitelo (a piacimento) genio o pazzo ma questa sua esibizione farà la storia del Festival come il pancione finto di Loredana Bertè. La canzone? In tutto questo passa in secondo piano ma, in effetti, risulta più debole della bomba rock di Sanremo 2019. VOTO: 6.5
  • Diodato – Fai rumore: è uno dei pochi custodi della canzone sanremese in questo Festival che, per ora, si è rivelato piuttosto di rottura ed avanguardista nelle proprie intenzioni e proposte. La sua canzone, che grida alla necessità di fare rumore per essere ascoltati da un mondo sempre più sordi, ha l’apertura orchestrale che il palco dell’Ariston merita ed un testo che commuove con i suoi richiami di nostalgia. Il brivido arriva convinto. Un invito a farsi sentire. VOTO: 8.5
  • Le Vibrazioni – Dov’è: parte con il pianoforte ma poi evolve verso il più tipico sound di Francesco Sarcina e compagni anche se l’esplosione rock non arriva veramente mai se non (forse) nello special finale che apre anche la voce. Interpretazione particolarmente sentita da parte di Sarcina che trova nella scrittura profonda e riflessiva di Casalino lo strumento ideale per “imporre” al pubblico la dimensione della riflessione. Evolve e con gli ascolti crescerà. VOTO: 7
  • Anastasio – Rosso di rabbia: è l’espressione della rabbia giovanile, della delusione dei ragazzi verso un mondo che non li rappresenta e non li include. Il ragazzo è comunicativo e sul palco trasmette tutto il senso del suo pezzo che gode anche di un ritornello funzionale e che suona con convinzione. Attenzione, però, allo spettro di Salmo che senza troppa immaginazione gli si può accostare con la sua iconica ’90 min’ che nelle intenzioni musicali è troppo simile. Per essere tra i favoriti, delude. VOTO: 6/7
  • Elodie – Andromeda: Mahmood e Dardust scrivono per lei un brano che domani sarà in vetta alle classifiche radiofoniche. Lei però non rinuncia alla sua vocalità importante che viaggia con efficacia su e giù dalla melodia. Riuscirà anche a vincere? Forse si, forse no ma la sua vittoria sarà fuori e le classifiche lo dimostreranno senza ombra di dubbio. VOTO: 8
  • Bugo e Morgan – Sincero: è il mix che non ti aspetti con la canzone che non ci si aspetta essenzialmente perché la loro proposta stupisce dall’inizio alla fine. Morgan vocalmente non è più al top da tempo, Bugo entra dentro al testo quando il pezzo è già molto vicino alla sua conclusione. Può crescere con gli ascolti confidando soprattutto nell’accresciuto feeling tra i due. Per ora non ancora chiarissima la loro proposta. VOTO: 5
  • Alberto Urso – Il sole ad est: la sua è una proposta che riprende in pieno la tradizione del bel canto all’italiana che oggi piace più fuori dai nostri confini che nel nostro Paese. Troppo semplice forse la costruzione melodica e testuale della canzone per riuscire a convincere davvero il pubblico che oggi da Sanremo chiede qualcosa di nuovo, qualcosa in grado di spopolare in radio e di competere nella dimensione discografica con i nuovi fenomeni musicali. Piacerà forse alla galleria ma la sua bella voce non può ancora sopperire ad una canzone troppo debole. VOTO: 4,5
  • Riki – Lo sappiamo entrambi: riparte da dove aveva interrotto e quindi puntando al pubblico più giovane ed adolescenziale a cui da sempre si rivolge. Riesce a convincere proprio sotto questo punto di vista e con questo obiettivo utilizzando anche il pretesto del vocoder che distorce la voce in due punti del brano pur non arricchendo particolarmente la canzone che risulta essere tradizionalmente sanremese ed italianocentrica.
  • Raphael Gualazzi – Carioca: una canzone che si fa cantare e che chiama il battito di mani per sua stessa natura. Attenzione perché Gualazzi si rivela in grado di conquistare sia il gusto alto per la sua riconosciuta capacità musicale che il gusto medio-basso per un brano che facilmente spopolerà in radio già da domani. Impossibile non fischiettare e canticchiare un inciso che si risulta davvero funzionale, trascinante e frizzante. Che possa tornare a riempire un posto del podio a distanza di 6 dalla sua ultima partecipazione al Festival?

Spettacolo ed ospiti:

  • Fiorello: la serata di questa 70° edizione del Festival di Sanremo apre (ovviamente) lui e lo fa apparendo vestito da Don Matteo e giocando su tematiche e riferimenti televisivi e religiosi sfruttando, ovviamente, le polemiche delle ultime settimane attorno a questa kermesse. E’ la garanzia di questo Festival e colui che salverà lo spettacolo televisivo. Ci aspettiamo grandi cose e grandi risate mettendo in mostra tutta la sua esperienza ed il suo mestiere sul palcoscenico. VOTO: 8
  • Tiziano Ferro – Nel blu dipinto di blu: Canta una ‘Nel blu dipinto di blu’ più swing di quanto non sia mai stata e si dimentica di spalancare le braccia come a suo tempo fece Domenico Modugno. La galleria del Teatro Ariston lo acclama fin da subito ma lui si “limita” a cantare soltanto (per ora) e c’è da sperare che si possa e voglia spingere oltre. Ora che ha finalmente un’occasione importante la colga per dimostrarsi un grande showman: che è un grande cantante già lo sappiamo. VOTO: 7
  • Al Bano e Romina Power – Nostalgia canaglia / La siepe / Ci sarà / Felicità: l’Ariston canta perchè loro sono LA coppia della storia della musica italiana. Quando i superospiti sono davvero tali il successo è assicurato anche solo e semplicemente per i ricordi rassicuranti che suscitano in noi. VOTO: 8
  • Al Bano e Romina Power – Raccogli l’attimo: la reunion proibita si concretizza con un nuovo brano inedito che, ahimè, uccide tutto quello che i due hanno fatto finora. Imbarazzante la svolta latina del sound di questo brano che faremmo meglio a dimenticare in fretta. Brutto a dir poco. VOTO: 2
  • Tiziano Ferro – Almeno tu nell’universo: che Tiziano sia il jukebox della serata e dell’edizione sembra, ormai, evidente e ci piace il fatto che abbia scelto Mimì per aprire in questa prima serata. Mia Martini, però, è troppo, troppo grande anche per lui, per la sua voce e la sua emotività che arriva soltanto nel finale accarezzando il cuore di chi come noi non può che ritenere inimitabile quel momento di Sanremo 1989 in cui Mia Martini emozionò chiunque. Bravo, ma nessuno può toccare quella canzone. Nessuno. VOTO: 6
  • Diletta Leotta: spigliata rispetto alle presenze femminili che negli anni hanno popolato il palco dell’Ariston dicendo in croce due parole (e spesso anche sbagliate). Riflette sulla sua bellezza, sul valore di un valore che non può sfuggire al destino del tempo sfruttando l’immagine rassicurante della nonna in platea. Meglio quando presenta che quando fa il suo intervento in solitaria. Pazienza. Il primo inciampo (troppo costruito, impostato e retorico) di uno show finora perfetto. VOTO: 4
  • Gli anni più belli: Piefrancesco Favino è un fuoriclasse. Sanremo lo sa bene. Sul palco con lui ci sono anche i suoi compagni di viaggio nel nuovo film di Gabriel Muccino ed insieme fanno un bel monologo che, magari, poteva essere posizionato in un momento diverso nella scaletta. Troppi discorsi consecutivi sul palco di un concorso musicale stancano e risultano pesanti. Una storia d’amicizia che suona come vera e che funziona anche grazie alla musica (che al cinema sarà quella di Claudio Baglioni). VOTO: 6
  • Emma – Stupida allegria / Non è l’inferno / Arriverà / Amami / Fortuna: la ragazza di strada ne ha fatta tanta, di canzoni ne ha proposte diverse e questo medley le rende il giusto onore nel momento in cui festeggia i 10 anni di carriera marchiati è condizionati (positivamente) anche dalle sue comparse sanremesi. Non si sente una “super”ospite e di questo Sanremo e la musica italiana la devono ringraziare perché quel palco può avere ancora bisogno e voglia di lei, della sua musica e della sua energia. VOTO: 7,5
  • Tiziano Ferro – Accetto miracoli: punta sul sicuro con una delle canzoni che hanno fatto grande il suo ultimo album. Le poesie testuali di Tiziano Ferro sono, erano e rimarranno capisaldi della canzone pop all’italiana, quella canzone che ci piace e che continua a farci emozionare quando riesce a parlare con semplicità e forza al cuore delle persone che ascoltano e che si riflettano tra i versi di storie di vita che diventano canzoni. La miglior performance della serata perché solo Tiziano può cantare Tiziano. Proprio come i grandissimi. VOTO: 8
  • Antonio Maggio e Gessica Notaro – La faccia e il cuore: una canzone che gioca sull’emozione di un tema che questa sera si è affrontato particolarmente e da diversi punti di vista. Loro avrebbero voluto essere in gara ma sono qui “soltanto” come ospiti riuscendo comunque ad essere incisivi e coinvolgenti. La scrittura di Ermal Meta si sente ed è viva all’interno della canzone che in diversi punti richiama lo stile dell’autore di origini albanesi che probabilmente l’avrebbe resa con maggior determinazione vocale ma che con le voci di Antonio e Gessica risulta essere ugualmente incisiva. Un posto in gara gli si poteva trovare. VOTO: 7,5
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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.