Intervista all’autore di tante hit da classifica
Nella settimana che noi di ‘Recensiamo Musica’ abbiamo scelto di dedicare al mondo autorale italiano dei nostri giorni oggi pubblichiamo una nuova breve chiacchierata con Daniele Magro, un artigiano delle canzoni che tanti successi ci ha regalato negli ultimi anni. Attraverso la sua creatività sono passati, negli anni, le voci di interpreti come Alessandra Amoroso, Marco Mengoni, Noemi, Fiorella Mannoia, Chiara Galiazzo, Emma, Michele Bravi, Alexia, Raffaella Carrà e tanti altri…
In attesa di vederlo alle prese con un’iniziativa del tutto speciale che sveleremo il prossimo lunedì e che, oltre a lui, coinvolgerà altri suoi colleghi in un gioco divertente che abbiamo ideato vi lasciamo con questo veloce scambio di battute:
Allora Daniele, partiamo dall’attualità: come stai e come stai vivendo questo tempo di forzata quarantena?
<<Contrariamente ai miei pronostici sto reagendo bene alla “cattività forzata”. Inizialmente pensavo che la mancanza di stimoli esterni mi avrebbe portato a chiudermi e, invece, ho tratto da questa condizione lo stimolo per trarne un beneficio. E’ un momento, direi, anche molto proficuo perchè sto raccogliendo gli stimoli che ho accumulato nei mesi precedenti e li sto trasferendo su idee nuove o vecchi progetti che sto riprendendo da quell’archivio dei pezzi rimasti nel cassetto. Sto anche portando avanti delle sessioni di scrittura con degli artisti tramite videochiamate che sono indubbiamente facilitate dal fatto che l’annullamento della frenesia della nostra vita ci sta consentendo di lavorare e pianificare a dovere la musica che sarà>>.
Sei già riuscito a farti un’idea a proposito della musica che ascolteremo domani e che, indubbiamente, sarà diversa in alcune sue caratteristiche da quella dell’oggi?
<<E’ un pensiero che sto facendo molto in questi giorni eppure, secondo me, è ancora troppo presto per avere un’idea lucida e oggettiva di quello che ci sta accadendo al punto tale da poterne già scrivere. Penso che ci voglia ancora del tempo>>.
Sicuramente questa situazione porta ad avere, forse, più tempo nelle nostre giornate ma, per un autore, è facile utilizzarlo per scrivere oppure personalmente fai fatica a trovare ispirazione in questo momento?
<<Non è semplice, è vero. Per far fronte a questa cosa ho scelto proprio di non partire da un’idea totalmente nuova ma di selezionare, invece, materiale che avevo lasciato in sospeso in questi ultimi anni. Secondo me questo è proprio il momento di recuperare tutte le cose della nostra vita che avevamo lasciato a metà. Un’amica l’altro giorno mi faceva riflettere sul fatto che questa situazione ci stia aiutando a capire che, oltre ad un mondo esterno, esiste anche un mondo dentro di noi che dobbiamo tornare a conoscere e capire. Chi fa musica raccontando molto di sè penso che possa cogliere davvero un’occasione da questa situazione e ristabilire i contatti con il proprio io interiore>>.
Noi abbiamo parlato tante volte eppure credo di non avertelo mai chiesto: pensi che ci sia qualcosa del tuo essere nato in Sicilia che si riflette nella tua musica? Una caratteristica tipica della tua terra che trova spazio anche nelle tue canzoni e che magari non ci sarebbe stata se fossi nato altrove?
<<Ti rispondo facilmente perchè questa è una domanda che mi sono fatto tante volte e che mi ha portato ad una riflessione vera. Credo che la cosa che mi porto dietro dalla Sicilia e da Agrigento sia la capacità di stupirmi e di meravigliarmi anche davanti alle cose più semplici. Ricordo quando ai miei esordi mi sono trovato ad X-Factor venendo da una realtà provinciale in cui alla musica non veniva dato così tanto spazio e l’essere lì, contornato da professionisti e da ospiti internazionali, metteva in evidenza il fatto che fossi proprio io il più stupito di tutti. Questo senso di stupore me lo porto dietro ancora oggi che la musica è diventata il mio lavoro e la mia dimensione di vita>>.
Sappiamo che da sempre sei un grandissimo appassionato della voce e della musica soul, black, gospel, motown… Da dove arrivano questi tuoi riferimenti? Quando ti sei così appassionato a questo genere e attraverso quali artisti o quali canzoni?
<<Mi rendo conto sempre più che la musica ha una forza dirompente perchè quando da bambino la musica ti piace lo fa senza motivazioni perchè non si può capirne a fondo le radici. Per me il soul è sempre stato il mio punto di riferimento per il quale ho avuto anche una sorta di soffiata>>.
Cioè?
<<Anni fa andavo a fare lezioni di canto a casa di un’insegnante, che tra l’altro non amavo moltissimo, e che un giorno mi disse che suo marito, che mi aveva sentito cantare da un’altra stanza, le aveva detto che, a suo dire, io avrei dovuto cantare la musica gospel. Ne avevo sempre sentito parlare ma non avevo mai affrontato quella musica che da quel momento è diventata una vera e propria passione. Quell’uomo, inconsapevolmente, è stato per me una sorta di discografico>>.
Il tuo percorso musicale ha attraversato anche l’esperienza di un talent show, X-Factor, prima di trovare stabilità nell’attività cantautorale. Come valuti l’evoluzione dei talent italiani da quando hai partecipato?
<<Credo che da allora sia cambiato pressoché tutto ma in principal modo lo spirito con cui i cantati si presentano ad un talent: prima c’era una sorta di impreparazione non soltanto da parte del pubblico che si trovava di fronte un nuovo format televisivo ma anche da parte dei cantanti che vi partecipavano. Chi allora si presentava ai casting lo faceva senza avere un progetto definito ed affidando la propria carriera ad altri. Oggi, invece, i ragazzi sono più preparati e a chiederlo non è soltanto il talent ma anche l’intero mondo discografico che viaggia ad una velocità così alta che, purtroppo, non si può che essere preparati al massimo per sfruttare quella vetrina per promuovere il proprio progetto. Credo che sia anche cambiato il pubblico che in tutto questo è diventato sicuramente più esigente>>.
Credi che questa “professionalizzazione” dell’universo talent show sia collegato anche al calo di apprezzamento televisivo verso quel tipo di format che stiamo riscontrando nelle ultime stagioni?
<<Credo che i talent stiano vivendo degli anni di passaggio verso un nuovo cambiamento. La musica, d’altronde, si sta adattando ai tempi che cambiano e che si stanno costruendo>>.
A proposito di cambiamenti, soprattutto negli ultimi anni, le mode si sono susseguiti molto velocemente: nel pop c’è stato il momento ballad, quello electropop, quello reggae e ora quello indie-urban. Qual è la frontiera nel prossimo futuro che ci aspetta?
<<Il futuro, secondo me, riguarderà proprio la figura dell’autore: non è più sufficiente le figura di chi manda un provino piano e voce ad un artista. Credo che a questa figura andrà sempre più ad affiancarsi quella del giovane producer: una cosa che, a mio modo di vedere, è davvero molto positiva perchè comporta uno svecchiamento generale nella nostra musica ed un’attenzione al nuovo che avanza. L’autore nel nostro futuro prossimo credo dovrà trovarsi spesso a lavorare a stretto contatto con il produttore anche se personalmente continuo anche a rimanere un sostenitore della canzone pop che risponde alla nostra tradizione italiana con cui va conservato un legame>>.
Hai scritto per tantissimi interpreti della canzone italiana di oggi ma hai ancora un sogno nel cassetto?
<<Si, certo. Alla fine lavoro come autore da circa 7 anni che non è tantissimo anche se, da un certo punto di vista, sono una bella fetta di percorso. In questo momento mi sento molto libero nello scrivere e nel creare. Mi piace che sia l’occasione a creare la canzone più che il contrario. Se dovessi fare dei nomi con i quali mi piacerebbe presto collaborare potrei dire quelli di Arisa, con cui ci conosciamo da tanti anni ma non abbiamo mai lavorato assieme, Elodie, Mahmood o Laura Pausini e Tiziano Ferro>>.
Ilario Luisetto
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