A tu per tu con il noto cantante e chitarrista emiliano, fuori con il secondo capitolo della saga “Perle 2“
A circa un anno di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Dodi Battaglia per scoprire ogni singolo dettaglio del suo nuovo progetto discografico, intitolato “Perle 2”, in uscita per Azzurra Music dallo scorso 15 maggio. Undici brani in scaletta, di cui dieci eseguiti dal vivo più un brano inedito.
Ciao Dodi, bentrovato. Partiamo dal tuo nuovo progetto discofrafico “Perle 2“, cosa hai voluto inserire in questo secondo capitolo?
«Così come è stato per il primo capitolo, “Perle” nasce da un’idea che mi è stata suggerita dalle tante persone che vengono a vedere i miei concerti. non soltanto i miei ma già ai tempi di quando erano in essere i Pooh. In linea di massima sono contenti di ascoltare “Uomini soli”, “Pensiero”, “Tanta voglia di lei” e “Chi fermerà la musica”, ma vorrebbero sentire anche tanti altri pezzi a loro cari. Di conseguenza non ho fatto altro che recepire i loro desideri e mettere a conoscenza del grande pubblico certi brani che, secondo me, era corretto non lasciare un cassetto, dare loro una seconda vita, anche per dare giusto risalto ai bellissimi testi scritti da Valerio Negrini che, in certi pezzi forse meno eclatanti, ha rilevato tutta la sua profondità e la sua straordinaria poetica».
Così è partita la fortunata tournée “Perle – Mondi senza età“, che ha fatto il giro della nostra Penisola registrando un successo dopo l’altro…
«Sì, con i miei musicisti abbiamo iniziato questo viaggio, alcuni dei quali non hanno neanche vent’anni, quindi quando incidevo quei brani non erano neanche nei propositi dei loro genitori (sorride, ndr). Lo spettacolo ha avuto un grandissimo successo, registrando sold out in tutti i teatri italiani, al punto da bissare l’esperienza anche quest’anno. Un tour che purtroppo è stato sospeso per le ultime tre date di Milano, Verona e Brescia, che mi auguro vengano recuperate al più presto. Proprio a Brescia avremmo dovuto riprendere il live, esattamente come era accaduto per “Perle 1”, registrato durante il concerto all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Ecco, come spesso accade nella vita, mi è successo di trasformare una sfortuna in una cosa positiva (sorride, ndr), sono andato a sentire alcune registrazioni fatte nel corso della tournée e ho scelto le migliori, in sostanza ne è venuto fuori un best».
Un best impreziosito dalla presenza anche di un brano inedito, intitolato “Sincerity” e scritto con Marcello Balena…
«In questo momento di incredibile carenza di prodotti, ho voluto inserire all’interno di questo “Perle 2” un brano che ho registrato sempre a casa, insieme a dei jazzisti fantastici, uno dei quali è Phil Mer figlio di Red, firmato da Marcello Balena. Devo dire una collaborazione molto bella. Qualche hanno fa ho ricevuto una Laurea Honoris Causa in chitarra jazz al Conservatorio di Matera, con questo pezzo non ho voluto dimostrare che questo riconoscimento era motivato (sorride, ndr), però avere a che fare con un genere che normalmente non sono solito frequentare è stato davvero piacevole».
Tornando alla tua tournée “Perle – Mondi senza età“, cosa ti manca di più della dimensione live? Come te la immagini un’estate senza concerti? Immagino in così tanti anni di storia non ti sarà capitato così spesso…
«No, perché una cosa così non era mai accaduta, per certi versi è stata imprevedibile. Cosa mi manca? Quello che manca a tutta la gente, il fatto di essere tutti insieme a cantare, ballare, sudare, divertirsi, aggregarsi. Da una singola stretta di mano al calore globale del pubblico, è una roba che mi manca mica da ridere. Però, considerando gli ultimi accadimenti, devo dire che forse abbiamo preso una strada che potrebbe portare a delle cose positive, continuando a prestare attenzione alle nostre azioni potremmo arrivare ad una sana via di mezzo tra la chiusura totale dei concerti a spettacoli condizionati dalle varie misura di sicurezza, penso che sia una cosa pensabile».
A livello discografico sono stati fatti una serie di appelli nei confronti di tutta la categoria, alcune dichiarazioni sono state anche travisate, fraintese. Vorrei avere un tuo parere a riguardo, come pensi ne potrà uscire l’industria musicale? Te le chiedo anche dal punto di vista istituzionale, essendo tu vicepresidente del NUOVOIMAIE…
«Dunque, intanto ci tengo a riaffermare che sono un vicepresidente portavoce del NUOVOIMAIE, un grande istituto che tutela gli interessi degli interpreti e degli esecutori, per cui abbracciamo un ampia fetta di artisti che svolgono questo mestiere. Già da tempo la discografia si trova in una condizione di sofferenza, ferita da tanti fattori, ormai la fruizione musicale ha questa accezione per cui è gratuita, si è persa la concezione di spendere dei quattrini per compare un disco, tanto basta andare in internet piuttosto che accendere la radio, lì è tutto gratis. Questo ha dato una forte frenata a quello che sono gli investimenti, per cui è difficile ormai fare dei progetti con grandi budget. Non credo che la discografia tradizionale si risolleverà da questo momento, sicuramente evolverà. La cosa positiva è che noi artisti ci stiamo finalmente unendo in un’unica grande categoria, avere qualcuno che rappresenti tutti gli interessi dei lavoratori dello spettacolo ha sicuramente un certo peso».
Per concludere, alla luce di quanto ci siamo detti, che ruolo possono avere l’arte e la musica in questa ripartenza?
«Io credo che sia un fatto innanzitutto di coscienza, una coscienza che io ho acquisito soltanto purtroppo soltanto recentemente in quanto responsabile e portavoce del NUOVOIMAIE, masticando quotidianamente questo tipo di cifre, ho scoperto che l’ambiente dell’arte, della cultura e dello spettacolo rappresenta il 3% del PIL nazionale, chi l’avrebbe mai detto? In un Paese dove spesso un musicista si sente chiedere “ma di mestiere cosa fai esattamente?”, spesso non ci si rende conto che gli artisti sono la punta di diamante di questa Italia, dal cantante all’attore, dall’autore al doppiatore, da chi ci mette la faccia ai tecnici, presa coscienza di questa realtà bisogna preservarla e svilupparla, non aspettare sempre che Pavarotti o Bocelli diventino famosi prima all’estero e poi da noi. Bisogna prendere atto della nostra tradizione, della nostra indole artistica e, soprattutto, salvaguardarla sotto il profilo giuridico».
© foto di Domenico Fuggiano
Nico Donvito
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