venerdì 22 Novembre 2024

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Martina Beltrami: “Nella scrittura ho trovato la mia valvola di sfogo” – INTERVISTA

A tu per tu con la giovane cantautrice piemontese, al suo debutto discografico con il singolo “Luci accese

Reduce dalla partecipazione alla diciannovesima edizione di “Amici” di Maria De Filippi, incontriamo Martina Beltrami in occasione del lancio del suo singolo d’esordio, intitolato “Luci accese”. Il brano, disponibile in rotazione radiofonica e negli store digitali dallo scorso 12 giugno, ha raggiunto subito la prima posizione su iTunes ed è entrato nella playlist “New Music Friday Italia” di Spotify. In occasione del suo battesimo discografico, abbiamo raggiunto via Skype la giovane cantautrice di Rivoli, per approfondire la conoscenza della sua ispirata visione musicale.

Ciao Martina, benvenuta. Partiamo da “Luci accese”, cosa rappresenta esattamente per te questo pezzo che, di fatto, rappresenta il tuo personale biglietto da visita musicale?

«Per me rappresenta un nuovo inizio, dettato sia dalla storia che racconto che dal fatto che si tratta del mio primo singolo. Il brano parla di una relazione finita male, nonostante questo prometto all’altra persona di esserci nel momento di bisogno, lasciando appunto una luce accesa e restando, se vuole, un punto fermo».

Quali pensieri e quali stati d’animo ti hanno accompagnata nella stesura di questo pezzo? 

«Inizialmente ho provato tantissima rabbia, un’angoscia allucinante. Poi, pian pianino, ho capito che scrivendo e buttando giù le mie emozioni riuscivo a star meglio. Certo, è un po’ una ferita ancora aperta, ma la rabbia ha fatto spazio ad altre duemila emozioni».

Dal punto di vista musicale, cosa ha aggiunto l’intervento del produttore Emiliano Bassi?

«“Luci accese” nasce da un giro di chitarra, Emiliano ha aggiunto l’anima e il corpo, gli ha donato il ritmo proprio come loro pensavo io. Avevo già in mente l’idea di come avrei voluto il brano, non essendo il mio mestiere ho lasciato che se ne occupasse un professionista come lui, tra l’altro un ottimo batterista, per cui ha fatto un ottimo lavoro anche in termini di ritmica».

Facendo un saltino indietro nel tempo, c’è stato un momento preciso in cui hai capito che la musica per te era qualcosa di più di un semplice passatempo?

«Guarda, ho iniziato come musicista, però il momento in cui ho capito che avevo bisogno di fare questo nella vita, è stato quando ho scritto il mio primissimo pezzo “Se ti va”. In quel periodo c’erano tante cose che non andavano, nella scrittura ho trovato la mia valvola di sfogo, ho passato un paio di anni chiusa in camera, vivevo una condizione in cui non potevo uscire di casa e avere contatti con le persone. La musica era l’unico modo per tirarmi fuori da questa situazione, la ringrazio così come devo tutto a mio fratello, lui mi ha lanciato nel vuoto iscrivendomi ai casting di “Amici”, per fortuna lo ha fatto perché mi ha salvato e cambiato la vita».

Analizzandola a distanza di qualche mese, cosa ti ha lasciato di concreto l’esperienza di “Amici“?

«Beh, ripeto, mi ha cambiato la vita, da non uscire più di casa e non vedere la luce del sole, sono riuscita a prendere un treno per andare a Roma, oltretutto in televisione, di conseguenza avere rapporti con un sacco di persone, avere tutte le giornate impegnate, è stato un bel cambiamento drastico diciamo. “Amici” mi ha lasciato tante cose, in primis un sacco di persone che mi vogliono bene, che mi seguono e che mi supportano».

Tanto si è detto e tanto si è scritto sul tuo rapporto con Gaia, che ha dato musicalmente vita al brano “Mi ricordo un po’ di me”, contenuto nel suo ultimo album. Tu, come lo descriveresti il vostro rapporto?

«Un rapporto strano in realtà, anche adesso che ci sentiamo per telefono ci sono alti e bassi. All’inizio mi sono avvicinata a lei perché la seguivo e la apprezzavo sin dai tempi di X Factor, durante questa convivenza forzata abbiamo imparato a conoscerci e ci siamo volute bene».

Al netto di tutta questa incertezza e confusione generale dovuta al momento, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? 

«Entro fine anno uscirà il disco, questa quarantena mi ha portato qualcosa di buono, mi ha dato un sacco di ispirazione per scrivere pezzi nuovi, sono molto soddisfatta e contenta, spero possano piacere anche a chi li ascolterà».

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«E’ rivolta a chi si predispone ad ascoltarla, banalmente. Mi è sempre rimasta impressa una frase di una mia insegnate di musica, ovvero: “la differenza sostanziale sta nel sentire e nell’ascoltare”, perché sono due cose completamente diverse. Al mio pubblico chiedo di ascoltare le cose che scrivo, non di sentirle e basta, magari di sfuggita o da lontano. Mi piace pensare che si presti attenzione alle parole che uso, perché ci tengo e ci metto tanto cuore».

Intervista | Podcast

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.