venerdì 22 Novembre 2024

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Sealow: “Baby nuvole? L’inizio di una nuova fase per me” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore romano, fuori dallo scorso 18 giugno con il singolo intitolato “Baby nuvole

Tempo di nuova musica per Simone Patti, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Sealow, artista classe ’93 in uscita con il singolo “Baby nuvole”, che segna l’inizio di un nuovo percorso. In uscita per l’etichetta Macro Beats con distribuzione affidata ad Artist First, il brano mette in risalto le doti compositive dell’artista, in un viaggio sonoro a metà tra l’internazionalità dell’afrobeat e il cantautorato di casa nostra.

Ciao Simone, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Baby nuvole”, che sapore ha per te questo pezzo?

«Ha il sapore di un nuovo inizio per me, una nuova fase della vita dove finalmente esce fuori tutto quello che ho raccolto in questi anni». 

C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il significato del brano?

«Senza dubbio il ritornello: ”Le baby nuvole nascondono il sole”. E’ la prima frase che ho scritto e da cui si è sviluppato tutto il resto del testo. Molte mie frasi hanno un largo margine di interpretazione e mi piace che sia così, in questo caso le “Baby Nuvole” sono persone che creano una facciata, una maschera, sostenuta dai propri social network, spesso nascondendo la loro vera essenza, il loro sole.

Dal punto di vista musicale, invece, pensi di aver trovato il sound che ti permette di esprimerti al meglio?

«Per questo disco credo di si. Fare un disco per me significa trovare un sound che risulti coerente per tutta la durata dell’album. Ma i dischi che amo di più sono quelli dove riconosco un’evoluzione, la visione dell’artista che va oltre, che cerca di aggiungere qualcosa in più a questo grande discorso collettivo che è la discografia. Quindi per il prossimo disco chissà che ci inventeremo!».

Facciamo un breve salto indietro nel tempo, c’è stato un momento preciso in cui hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?

«La musica ha sempre fatto parte della mia vita, la passione è cresciuta veramente al liceo con le prime serate, i primi concerti. L’alternativa che avevamo alle camicie di “Spazio 900” o locali simili erano le “Dancehall”. Lì è nata la mia coscienza musicale, è nato tutto lì. Un impianto ad alto volume e gente come me tutta intorno».

Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?

«Sicuramente tutti, la prima vera botta emotiva da una canzone l’ho presa con il Reggae dei primi anni 2000, ma più in generale direi con la maggior parte della musica prodotta in Giamaica negli ultimi 30 anni. Sono davvero tanti i nomi che potrei farvi, se dovessi dirne due direi Chronixx e Popcaan. Se non fosse stato per quella musica non avrei mai scritto canzoni. Poi, in realtà, col passare del tempo sono venute fuori tutte le ispirazioni passate, date dai dischi dei miei genitori: Bob Marley, Manu Chao, Pino Daniele, The Clash, Dire Straits.. Tra i musicisti italiani attuali che mi hanno influenzato ed ispirato sicuramente posso citarti Frah Quintale, Calcutta e Venerus».

A cosa si deve la scelta del tuo nome d’arte?

«‘Sealow’ nasce da un “dubplate” della band giamaicana “Ward 21” per il mio vecchio sound. Suku, uno dei cantanti, lesse con pronuncia inglese il mio soprannome dai tempi della scuola: Cello. Decisi di tenerlo e riscriverlo così perché mi piaceva di più. Un dubplate è uno speciale registrato ad hoc da un artista per un sound, come i jingle delle radio, per intenderci. E’ l’essenza di una battaglia tra sound oltre che un importante elemento da vera e propria collezione. Questo di cui ti ho parlato è ancora nel mio computer».

Oltre all’attività di cantante, sei anche speaker radiofonico di una web radio, cosa rappresenta per te questa esperienza?

«Rappresenta la voglia di condividere una visione ed una cultura, oltre che un’estetica, almeno una volta a settimana. “Astarbene” è un collettivo di cui sono cofondatore e conta un palinsesto di streaming 24/7 con all’interno programmi che spaziano nel vasto e meraviglioso mondo della Black Music. Seguiteli!».

“Baby nuvole” anticipa l’uscita del tuo album d’esordio, cosa dobbiamo aspettarci a riguardo?

«Un dipinto di Sealow a Milano dal 2018 al 2020. Musicalmente, un disco con sonorità molto ballabili ma allo stesso tempo molto leggere. Apprezzabili, spero, in tante situazioni diverse».

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«A chiunque apprezzi la musica per quello che è: qualcosa da cui trarre un’ispirazione emotiva e fisica, che ti accompagna per tutta la vita. Con la mia musica vorrei far provare delle emozioni così forti, così legate ad un determinato momento della vita della gente, tanto da non poterla più ascoltare».

© foto di Theo Soyes

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.