sabato 23 Novembre 2024

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Artù: “La musica senza le persone non è niente” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore romano, in uscita con il singolo “Marta” prodotto da Massimo Varini

Tempo di nuova musica per Alessio Dari, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Artù (qui la nostra precedente intervista), che ritroviamo in occasione dell’uscita di “Marta”, singolo che segna il suo ritorno discografico e che anticipa il nuovo album, la cui uscita è prevista nei prossimi mesi.

Ciao Alessio, bentrovato. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Marta”, quali stati d’animo e quali riflessioni ti hanno accompagnato nella fase di composizione di questa canzone?

«La sera in cui l’ho composta pensavo alla luna, allo stesso tempo mi sono accorto che stavo scrivendo di Marta, così ho avuto un’illuminazione e ho capito che la luna non è poi così differente dalla donna, anzi per me sono la stessa cosa perché hanno molti punti in comune, a volte sono piene, a volte calanti, hanno anche loro delle fasi, mentre noi uomini siamo più prevedibili, un po’ come il sole che si mostra sempre allo stesso modo».

Un brano prodotto da Massimo Varini, com’è stato lavorare con lui?

«Lavorare con Massimo è un desiderio che avevo nel cassetto da tempo, perché prima di fare il cantautore ero un chitarrista, o per meglio dire ci provavo. Tra i miei idoli lui c’è sempre stato, quindi, quando quest’anno ho espresso al mio manager la volontà di lavorare con Massimo il sogno si è avverato. E’ un grandissimo professionista, oltre che una grandissima persona e questo non è affatto scontato, spesso le due cose non combaciano».

Marta” è un pezzo che esce d’estate, in un’estate diversa da tutte le altre. Tu, personalmente, come la stai vivendo?

«Guarda, non è che la stia vivendo molto bene, soprattutto se penso che a quest’ora sarei stato in tour e, invece, purtroppo non è possibile. Anche il lockdown non l’ho vissuto bene, inizialmente credevo che avendo più tempo mi sarei dedicato alla scrittura, ma non è stato affatto così perché la vena creativa ne ha risentito».

Dal punto di vista narrativo, cosa aggiungono le immagini del videoclip di “Marta” diretto da Roberto Natali?

«A livello narrativo aggiungono Marta, nel senso che le abbiamo dato un viso, un’immagine molto dolce, con gli occhi vivi che infondono speranza. Oggi non è facile trovare in giro persone con gli occhi vivi, ultimamente incontro tanta gente con gli occhi spenti, non so se dipende o meno da quanto è accaduto di recente».

Al netto dell’attuale confusione dovuta al momento storico, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? So che stai lavorando al tuo nuovo album di inediti…

«Spero di riuscire a farlo uscire in autunno, ma non credo che ce la faremo. Rispetto al precedente album sarà molto più rock, ci saranno molte più chitarre distorte e poi c’è Massimo Varini, che è già un sinonimo di garanzia. Niente, sto lavorando al disco, che mi tiene praticamente impegnato gran parte del tempo, nel frattempo spero di poter riuscire a fare qualche concerto».

Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica in questi anni di attività?

«Che ogni persona senza le altre persone non è niente, che la musica senza la gente non è niente, che un artista senza il pubblico non è niente, che ogni singolo individuo se non condivide qualcosa con gli altri non è nulla».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.