domenica 24 Novembre 2024

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Energia e poesia tra i “Pianeti” di Ultimo – RECENSIONE

Uno degli album più interessanti del 2017 realizzati senza inutili schemi 

Ultimo - PianetiUltimo, al secolo Niccolò Moriconi, debutta discograficamente con il suo primo album dal titolo Pianeti dopo quasi un anno di lavoro dal suo primo singolo ufficiale. Lo fa con un disco senza barriere, ispirato dalla fantasia e dalla vita. Quella vera, quella vissuta. Prodotto da Honiro Label il giovane cantautore romano realizza un album che racconta sé, il suo sentire e vivere il mondo ma anche il suo immaginarlo e lo fa attraverso un cantato libero da schemi concettuali e strutturali: canzoni che uniscono abilmente il cuore del cantautorato pop della nostra miglior tradizione musicale con l’energia e l’immediatezza del rap d’oggigiorno.

Si parte da Chiave che aveva costituito anche il singolo d’esordio e che, forse, meglio di qualsiasi altro brano riesce a raccontare in modo completo l’universo musicale di questo progetto: “per le volte che ho urlato <<io mi sento diverso>> […] sono pessimista quanto basta per sentirmi solo>>. Ultimo racconta il suo sentirsi intimamente solo, consolato da quei “momenti di semplicità” che portano ad incidere “un’altra debolezza”. Quella debolezza che costantemente torna a galla nel resto del racconto fondendosi all’altro grande tema presente: l’amore. Un amore che, però, si rivela difficile, intrinsecamente doloroso e denso di rammarichi per non essere stato vissuto appieno. Il capolavoro si concentra proprio su questo scrivere “pagine e pagine” con a tema proprio questo sentimento combattuto.

Musicalmente Ultimo si rivela ampiamente fedele alla tradizione pop italiana ma anche pienamente dentro al mondo musicale attuale di cui il cantato frenetico e viscerale del rap è soltanto un elemento. Dal pianoforte intimo che sposa la tonalità più bassa della voce di Niccolò e che poi si apre lentamente ad un inciso urban nella title track Pianeti si passa all’energia di Sabbia, in cui le barre escono allo scoperto sapendo di verità, e all’orchestrazione perfetta dell’inciso della strappa-lacrime Ovunque tu sia in cui Ultimo si toglie una ad una le inibizioni metaforicamente spogliandosi prima di far l’amore con la parte più intima di se stesso.

Il racconto di quella lei forse reale forse no trova massima espressione nella intima Giusy in cui la ritmica serve solo per dar volume ad un arrangiamento superfluo rispetto ad un testo che, ancora una volta, è il vero asso nella manica di Ultimo che con sicurezza intona “ricorda che è dal dolore che si può ricominciare”. In Wendy la ricetta rimane pressoché la stessa ma al pianoforte si sostituisce un arrangiamento più pieno che esplode, poi, nell’inciso in cui culminano i versi sempre più frenetici delle strofe in cui si racconta la paura di “finire come loro: con il cuore sotto terra e con il sogno di un lavoro” anche perché alla fine “resterà solo il coraggio di chi infondo c’ha provato a dedicare spazio solo ai più veri sentimenti e la notte l’ha sognato di scappare via con Wendy”. Quella voglia di evadere dalla vita e dalla sensazione di essere “un punto nel vuoto” torna puntualmente anche in Mille universi in cui l’inciso ripete più volte “maledette le persone che non sanno d’esser sole e poi piangono da sole” scagliandosi in modo crudo contro chi guarda alla superficialità dimenticandosi dell’importanza dell’altro oltre che di sé.

Tra le cose più intime dell’album trovano sicuramente spazio Racconterò di te, che dimostra come sia possibile cantare con un gusto contemporaneo anche usando una bella orchestrazione e non inutili maschere artificiali risultando comunque una canzone “pesante” nella sua semantica, Sogni appesi, altro esame di coscienza incentrato sulla memoria del passato e in cui si racconta di un ragazzo che “sognavo di vivere in alto, di mostrare che ero un vincente” mentre “scappavo da tutto, quando ridevano in gruppo”, e la conclusiva Stasera, dove si affaccia un gusto blues alla Pino Daniele in cui esce allo scoperto una disperata richiesta (“resti stasera che il mondo è strano e non lo voglio incontrare stasera”).

Questo gusto retrò ri-ammodernato torna protagonista anche in La storia di un uomo, in cui “il mondo è stronzo” L’eleganza delle stelle, con un interessantissimo arrangiamento nell’inciso. Chiude L’unica forza che ho un perfetto up-tempo costruito su di un tappeto sonoro acustico-ritmico che tesse le fila del discorso raccontando di quel “ragazzo senza vita” che usciva per “trovarne un po’ da lei, ma lei è una ragazza con troppa vita e di certo non la indosserà con me”.

I pianeti tra cui Niccolò gravita sono quelli della solitudine e dell’inquietudine vissute, però, con il focus più positivo possibile: quel qualcosa che permette di trasformare questo sentire in musica, in espressione pura. Ultimo canta (e lo fa bene alla faccia di chi dice che il rap non è canto) e racconta in modo sublime un mondo che guarda costantemente con gli occhi della verità e della sincerità. Uno dei migliori dischi di artisti emergenti di questo 2017 e, forse, non solo degli emergenti. Anzi, togliamo pure il forse. E’ nato un nuovo “pianeta” della nostra musica, uno di quelli che ha tutte le carte in regola per fare musica davvero.

MIGLIORI TRACCE: Sabbia – Ovunque tu sia – Sogni appesi

VOTO: 8/10

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.