A tu per tu con il cantautore romano classe ’93, in uscita con l’album d’esordio intitolato “Onde“
A pochi mesi dalla nostra precedente intervista, ritroviamo Simone Patti, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Sealow, per parlare del suo primo album “Onde”, disponibile per Macro Beats e distribuito da Artist First a partire dallo scorso 25 settembre. Undici tracce unite da un’unica identità sonora, frutto della collaborazione con diversi musicisti e producer del calibro di GuIRIE, Tommaso Colliva, Aegeminus, gheesa e Roy Paci. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Simone, bentrovato. Partiamo da “Onde”, il tuo album d’esordio, quali sensazioni e quali stati d’animo hai voluto includere in questo tuo biglietto da visita discografico?
«E’ stato un disco molto impegnativo, per realizzarlo ho impiegato due anni, al suo interno a livello di contenuti c’è veramente di tutto. Le sonorità afrobeat accompagnano l’ascolto, perchè mi piace trovare una coerenza all’interno di un album. Scrivendo tutti i miei testi è facile trovare un fil rouge tematico, la sfida è riuscire a ricreare una congiunzione anche dal punto di vista musicale».
Pensi che questo sia il sound che più ti rappresenta e che ti permette di esprimerti al meglio, oppure dai tuoi prossimi lavori dobbiamo aspettarci ulteriori evoluzioni?
«Mi piace tantissimo spaziare a livello musicale, quindi è probabile che in futuro potrò abbracciare sonorità diverse. Questo è il sound che mi rappresenta alla perfezione adesso, perchè ci abbiamo lavorato tanto ed è una visione che abbiamo portato a compimento. Per quanto riguarda i prossimi lavori, spero di trovare chiavi diverse, ma sempre con un filo conduttore sonoro all’interno della stessa scaletta».
A livello di ascolti, tendi a cibarti di un genere in particolare oppure ti reputi abbastanza onnivoro?
«Assolutamente onnivoro, se consideriamo i like che metto su Spotify c’è davvero di tutto. Magari nella scrittura possiamo trovare qualcosa che si avvicina di più come gusti, dal punto di vista musicale c’è sicuramente un mondo sonoro su cui mi piace scrivere, che voglio portare avanti. Per quanto riguarda gli ascolti, invece, continuo a cibarmi quotidianamente di qualsiasi cosa».
Da due anni ti sei trasferito da Roma a Milano, cosa ti manca della tua città natale e cose ti affascina di questa nuova realtà?
«Quello che mi affascina di questa nuova realtà è il confronto che c’è tra le persone dal punto di vista creativo, è stata una grande fonte di ispirazione vedere tante persone immerse nel proprio progetto. Di Roma mi mancano tante cose, a partire dalla mia famiglia di sangue e non, mi piacerebbe in futuro poter portare anche lì questo sentimento di apertura verso il nuovo che ho trovato qui a Milano».
Per concludere, in un momento storico così particolare, cosa ti piacerebbe riuscire a trasmettere a chi ascolterà questo disco?
«Sicuramente un po’ di leggerezza, in più spero che le persone riescano a legare dei momenti della propria vita a queste canzoni. Alla fine, credo che parta da questo l’affezione del pubblico verso la musica di un determinato artista».
Nico Donvito
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