Che Marco Mengoni sia il numero uno della nuova generazione del pop italiano è oramai una certezza, che abbia una voce come poche lo è altrettanto, che sia in grado di confermare di volta in volta le sue qualità e il suo successo è assolutamente palese e lo continua a fare anche con Sai che, il nuovo singolo che anticipa Marco Mengoni Live, uno speciale cofanetto che uscirà il 25 novembre racchiudendo il percorso del cantante di Ronciglione negli ultimi 2 anni passati con Parole in circolo e Le cose che non ho e che verranno chiusi da 5 nuovi inediti e un duetto internazionale.
Sai che è la perfetta continuazione della parabola iniziata con Guerriero e continuata con Ti ho voluto bene veramente. Lo è per molti punti di vista in primis per gli autori che continuano ad essere il talentuosissimo Fortunato Zampaglione, il re Mida della produzione Michele Canova Iorfida e lo stesso Marco. Lo è per le sonorità che rimangono esattamente le medesime conservando quel finto pop che si unisce all’elettronica senza mai raggiungere una vera pienezza vocale che viene compensata dall’artangiamento riempito di sintetizzatore.
Si parla di amore, un amore finito nella realtà ma di cui si conservano i ricordi, le immagini, i gusti, i sapori e forse anche i rimpianti visto e considerato che l’amore c’è ancora ed impedisce di dimenticare e di andare avanti. Un testo struggente, perfettamente sentimentale e strappalacrime accompagnato da una melodia in crescendo che porta la voce a crescere lentamente dai bassi, in perfetto stile Ferro, a delle sfumature più colorate che non raggiungono comunque mai la pienezza.
È sicuramente il migliore singolo d’apertura del trittico mengoniano: lo è per il testo meglio scritto, per la crescita melodica, per l’arrangiamento leggermente meno “elettrico”, per la voce più varia. Il suo unico vero difetto è l’essere molto in linea con gli altri due pezzi che hanno aperto le prime due parte I questa “playlist in divenire” che si è aperta due anni fa. Proprio questo, però, è contemporaneamente il suo pregio visto e considerato che completa nel giusto modo il viaggio iniziato e caratterizzato da scelte artistiche ben precise. Pregio e difetto dunque che emergono nella contrapposizione che porta ad esclamare un ascoltatore generico “bellissimo brano” ma anche “è sempre uguale a se stesso”. Canova alla produzione si fa sentire eccome (pultroppo) ma è anche vero che questa mania dell’epectropop che poi Iorfida ha diffuso su larga scala è nata propio con Mengoni che dovrebbe essere il legittimo detentore ma che alla lunga provoca anche un desiderio di novità. Lui che ci ha abituato da sempre a repentine rivoluzioni artistiche ora si sembra seduto sugli allori di un fortunato genere musicale che non lo valorizza appieno: ci si aspetta che dal prossimo disco si stravolga nuovamente e torni a proporre al pubblico quella sua indomata dote vocale che in brani così misurati è messa in ombra.
Promosso, ma solo guardando al futuro!
VOTO: 9+
Ilario Luisetto
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