Affrontiamo un tema collegandoci ad una canzone
Mi viene da pensare che per andare al di là della superficie della vita sia indispensabile accettare a priori di convivere con la nostalgia. La felicità non è assenza di tristezza, ma è riuscire ad essere sereni nelle difficoltà. Cosa difficilissima, che in una vita non si impara mai troppo presto; ammesso che si impari. Pensieri di questo tipo ci attraversano durante l’ascolto dell’ultima uscita musicale targata Marco Masini, un uomo consapevole e riflessivo che accompagnato sempre da un lieve senso di malinconia cerca di capire se stesso e ciò che gli accade attorno.
A livello tematico quindi non ci allontaniamo troppo dalla sanremese “Il confronto” (qui il nostro approfondimento), brano in cui l’artista toscano sembra parlarsi allo specchio senza nascondersi dietro nessun tipo di maschera o filtro. Inutile affermare che ci voglia grande coraggio per affrontarsi nei difetti senza fingere che non esistano o che sotto il tappeto siano invisibili, perché non lo sono. “La parte chiara”, brano estratto dall’ultimo progetto discografico di Masini (qui la nostra recensione), ci appare proprio come la continuazione del brano precedente, una sorta di modo diverso per dire le stesse cose.
Non a caso anche nei rispettivi clip emerge con forza il tema del riflesso, dello specchio che ci fa vedere quella parte di noi che non sempre sappiamo osservare. I due video infatti mostrano un uomo che scappa dalla sua controfigura e un uomo che osserva senza giudicare quella stessa immagine. In mezzo troviamo musica e parole a completare il quadro di una persona che ha colto l’esistenza di un percorso e ne ricerca con insistenza il senso.
In “La parte chiara” si invoca con forza disperata la presenza di un’ ipotetica via di uscita che permetta di lasciare da parte malesseri, sbagli, insicurezze, rimorsi. La maturità di oltre 30 anni di carriera permette a Masini di concentrarsi totalmente sui confronti tra situazioni analizzando in modo lucido e consapevole la parte chiara della vita. Ammettere la parte chiara significa tuttavia presupporre che manchi l’altra metà della storia, la parte non chiara della vita con tutti i suoi interrogativi.
Nel brano e nel relativo video sembra ricorrere infatti questa idea di cammino, di percorso che ci spinge a tornare ciclicamente in posti in cui siamo già stati e che forse somigliano a punti di riferimento, a certezze immutabili davanti a noi in continuo mutamento. Viene quindi da pensare che la meta sia il cammino, non un punto di arrivo e che le risposte ai dubbi si risolvano pian piano durante il tragitto e mai una volta raggiunta una destinazione che non c’è. La parte chiara allora risulta essere la somma di attimi, giorni e anni che hanno plasmato la sensibilità di ciascuno di noi. All’opposto ad esserci sempre è invece tutto il peso di una consapevolezza che ci rende allo stesso tempo sereni e malinconici. Sereni perché sappiamo dove trovare la felicità, cioè lungo ogni metro della nostra strada. Malinconici perché in quegli stessi spazi ci imbattiamo nei più vari imprevisti che possono oscurarla. Per concludere non resta che tornare al nostro pensiero iniziale; andare oltre la superficie ci porta a porre mille domande per comprendere quello che si vede, la parte chiara, ma anche per schiarire tutto quello che non si vede, la parte non chiara.
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