A tu per tu con la giovane cantautrice pugliese, in gara ad AmaSanremo con il brano “I nostri 20”
E’ tra i venti semifinalisti di AmaSanremo la giovane Claudia Guaglione, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Galea, in gara con il brano “I nostri venti”, prodotto da Antonio Filippelli. Personalità da vendere, impressionante se consideriamo la giovane età dell’artista pugliese classe 2000, un bell’esempio di carattere e talento.
Ciao Claudia, benvenuta. Partiamo da “I nostri 20”, brano con cui parteciperai ad AmaSanremo, com’è nato e cosa rappresenta per te?
«È nato pochi giorni prima del ventesimo compleanno del mio ragazzo. È un po’ un invito a vivere al massimo questo ultimo anno a metà tra adolescenza e età adulta».
Quali pensieri e quali stati d’animo ti hanno accompagnato durante la fase di composizione del pezzo?
«Ero abbastanza emozionata, perché quando scrivi molte canzoni e lo fai da un po’ di anni, capita che alcune siano belle ma non parlino di te. Quando invece scrivi perché hai qualcosa che ti ispira e ti commuove è un’altra storia. Magari il risultato qualitativo è invariato, ma l’affetto che provi nei confronti del brano è diverso».
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il senso dell’intera canzone?
«Penso la prima frase del ritornello: “ti lascio andare se prometti che a quella festa poi mi cerchi e non ci importa dei commenti, questi sono i nostri 20”».
Un brano in cui emerge tutta la tua personalità, come siete arrivati precisamente a questo sound e com’è stato lavorare con Antonio Filippelli?
«Tanti ascolti e una scelta ben studiata. Io e Antonio ci siamo trovati subito sulla stessa lunghezza d’onda, prima come gusti e poi sulla direzione da prendere. È stato molto stimolante».
Facciamo un breve salto indietro nel tempo, quando e come ti sei avvicinata alla musica?
«Non c’è stato un momento ben preciso perché canto più o meno da quando parlo. Le basi karaoke su YouTube sono state sicuramente una fetta importante dei miei pomeriggi da bambina. Poi a 15 anni mio padre mi ha comprato una chitarra e tutto è cambiato».
Quali artisti e quali generi hanno accompagnato e influenzato la tua crescita?
«Non so dire se ci sia qualcosa che mi ha influenzato in maniera diretta. Credo sia questione di gusti e il gusto musicale lo acquisisci ascoltando tante cose diverse, così capisci cosa ti piace di più e di conseguenza quale direzione far prendere al tuo progetto. Da piccola ho ascoltato tantissimo pop, poi da adolescente ho iniziato ad ascoltare più alternative rock (qui il periodo Arctic Monkeys). Per molti anni non ho ascoltato musica italiana. Poi nel 2015/16 ho scoperto Calcutta e mi sono riavvicinata al cantautorato e nello stesso periodo ho iniziato a scrivere canzoni».
A cosa si deve la scelta del tuo nome d’arte?
«La galea è un tipo di imbarcazione ed è anche l’origine del mio cognome, Guaglione. I guaglioni erano i garzoni che lavoravano sulle galee».
Al netto dell’attuale incertezza dovuta al momento, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? Cosa dobbiamo aspettarci in futuro dalla musica di Galea?
«Posso dire che ci sarà sicuramente un disco d’esordio».
Per concludere, al di là del passaggio e della conseguente possibilità di calcare l’ambito palco dell’Ariston, quale sarebbe per te il riconoscimento più importante, il vero traguardo personale di questo tuo Sanremo Giovani?
«Il traguardo personale per me sarebbe essere all’altezza delle mie aspettative, fare una bella performance sapendo che ho dato il massimo, a prescindere dal risultato. Del resto è già bellissimo essere tra i venti semifinalisti».
Nico Donvito
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