venerdì 22 Novembre 2024

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C’era una volta l’indie…

Indie: una parola mille significati…

“Indie”: da indipendente ovvero, secondo il dizionario, un termine che nella mercato musicale indica qualcosa di non discendente dall’industria discografica e dai modelli culturali correnti; alternativo. Una connotazione più di “mercato” che un vero e proprio genere. Per alcuni un “feticcio” da sventolare con orgoglio, una dichiarazione di indipendenza dalle grandi multinazionali. Quello che per anni ha identificato un miscuglio eterogeneo di artisti diversi ma accumunati dagli stessi intenti però, oggi cos’è?

Tommaso Paradiso

Perchè per il web e per la critica musicale sotto la categoria “indie” troviamo gente come Coez, Carl Brave e Tommaso Paradiso? Oppure perchè le playlist indie di Spotify sono invase da gente spinta in maniera innegabile dalle grandi major? Ha senso oggi dire che l’indie esiste ancora o si è semplicemente trasformato in un nuovo modo di vedere le cose?

Partiamo da lontano e da una distinzione semplice ma importante, nell’industria musicale esistono sostanzialmente due tipologie di etichette discografiche: le major e le cosiddette “indies”, le prime rappresentano, in Italia come nel mondo, la fetta più grande del mercato, mentre le seconde sono spesso realtà molto più piccole, anche se ultimamente sempre più organizzate. Questo ci aiuta a capire che il concetto di indie oggi è abbastanza spostato rispetto al suo tema originale: non più gli Afterhours di Manuel Agnelli, i Marlene Kuntz, e poi ancora i Tre Allegri Ragazzi Morti Le Luci della Centrale Elettrica e chi ne ha più ne metta, indipendenti nel vero senso della parola, ma una nuova schiera di artisti “figli” o “nipoti” di quest’ultimi, vicini negli intenti ma diversi dal punto di vista del mercato.

Carl Brave

Ecco perchè l’indie di fatto non esiste più, perchè per la grande maggioranza dei casi si rimane “indie” il tempo di un paio di dischi e poi si viene “agguantati” dalle grandi case discografiche. L’esempio di Tommaso Paradiso (e prima del suo ex gruppo Thegiornalisti) è soltanto il più semplice per capire di cosa stiamo parlando, di tanti artisti (anche di grande talento) che giustamente scelgono un modo per arrivare facilmente a più gente. Magari rimanendo comunque fedeli ad al proprio stile personale che però, diciamolo una volta per tutte, indie non è, magari It-pop o magari un nuovo cantautorato.

Chiaro poi che le eccezioni, in questo come in altri mille casi, ci sono ed è giusto che ci siano, resta però il fatto che, nolente o dolente, paradossalmente il pop mainstream oggi sia soprattutto questo: trap (o urban più in generale) ed ex-indie. C’era una volta l’indie ed era un gigante parco a tema con le sue regole, oggi non c’è più o se esiste è soltanto un piccolo parco giochi di provincia…