venerdì 22 Novembre 2024

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Pinguini Tattici Nucleari: guida all’ascolto di “Ahia!”, istruzioni per l’uso

Disponibile da venerdì 4 dicembre il nuovo album EP del gruppo bergamasco, scopriamo insieme i dettagli

Tra le rivelazioni di questo 2020 musicale, ci sono senza ombra di dubbio i Pinguini Tattici Nucleari, soprattutto dopo l’ottima medaglia di bronzo ottenuta al Festival di Sanremo e il sempre più crescente consenso da parte del pubblico. Degno erede di Fuori dall’hype, il nuovo EP si intitola“Ahia!” ed è stato anticipato dai singoli “La storia infinita” (di cui qui la nostra recensione) e “Scooby Doo”.

«Siamo contenti del percorso intrapreso e di quello che abbiamo realizzato quest’anno, nei limiti del possibile. Dopo Sanremo abbiamo maturato una nuova consapevolezza, non abbiamo paura di essere mainstream, di confrontarci con il cosiddetto pop, perchè il nostro obiettivo è quello di arrivare a tanta gente» hanno raccontato nel corso della presentazione in streaming del loro disco.

Riccardo Zanotti,  Elio Biffi , Nicola Buttafuoco, Matteo Locati, Simone Pagani e Lorenzo Pasini confermano le attese della vigilia, imponendosi come una delle nuove realtà del panorama discografico nazionale. Per tutta questa serie di ragioni, sarebbe banale definire i Pinguini Tattici Nucleari un semplice fenomeno, piuttosto una proposta concreata in grado di mettere d’accorso sia critica che pubblico.

Pinguini Tattici Nucleari

Ahia! | Track by track

1. Scooby Doo
«È il singolo che precede Ahia!, e ci parla delle maschere, quelle dei cattivi, che a volte cadono e lasciando intravedere gli esseri umani che le abitano. E Scooby Doo racconta la vita difficile e travagliata di una ragazza che non viene considerata davvero da nessuno, viene molestata sul tram, non viene apprezzata dalla famiglia e che, per tutte queste ragioni, si barrica dietro un muro, diventa fredda e algida, non riesce ad apprezzare l’amore in nessuna delle sue forme, nemmeno se arriva con i dolci versi di una poesia. Ecco allora che il ritornello la incita a liberarsi di questa maschera e seguire la propria strada. Scooby Doo si ispira in parte a urban e modern soul. Volevo fare qualcosa di un po’ diverso dal solito, sperimentare, un po’ come stanno facendo tante band (per esempio gli Imagine Dragons)».

2. Scrivile scemo
«Una canzone che racconta il coraggio e che contiene qualche riferimento al mio libro, dove ci sono dei passaggi in cui il velo di Maya cade, il sogno svanisce e arriva la verità, con tutta la sua forza. Questo pezzo è dedicato a chi vuole scrivere un “ti amo” come se fosse una sorta di grido di liberazione: non importa il mezzo, non si devono demonizzare whatsapp o i social, scrivilo e basta, fallo, urlalo, diglielo e… in ogni caso, ti riscoprirai scemo, ma libero (per almeno due ore). Figlia dell’EDM è in realtà una canzone super pop alla Max Pezzali, una cassa in 4 quarti che porta alla danza, al ballo, oltre che all’ascolto».

3. Bohémien
«Avete presente l’euforia che si prova all’inizio delle convivenze, specie quella dei ragazzi molto giovani che non hanno un futuro ben delineato e vivono alla giornata? Ecco, per quanto leggera, la convivenza è il primo step, insieme al lavoro, che ti dice che sei diventato grande. Ma inevitabilmente la vivi in modo immaturo e naïf. Bohémien è dedicata a una persona di famiglia la cui convivenza, anche se non è finita bene, ha lasciato il ricordo di quei sentimenti che sopravvivono all’amarezza. Le sonorità sono, per dirla all’inglese, “happy-go-lucky”, un pop scanzonato insomma».

4. Pastello bianco
«Torniamo in parte al mio romanzo. Due ragazzi che si conoscono da tantissimo tempo, come accade in una parte del libro, ma che nella canzone si incrociano in diverse storie d’amore condensate in una sola linea narrativa. Tutto finisce male, è una sorta di “breakup song” romantica e triste, un classico insomma. Una ballad quasi sanremese nell’incedere di archi e piano (e con pochissime chitarre), che nasce vecchia per restare giovane. E che parla di cose decisamente moderne, come i social media».

5. La storia infinita
«L’estate che non inizia e non finisce, la malinconia del passato, l’immortalità dei classici. Un brano ricco di riferimenti che, a seconda delle generazioni, assume significati diversi proprio come La Storia Infinita, in una non dimensione che resiste al tempo fino a non subirne il logorio. Una canzone che immagina un’ipotetica estate che non c’è, che manca. E la sua mancanza porta a rifugiarsi nelle emozioni del passato, nei ricordi di quel che è stato, perdendosi nelle memorie ma allo stesso tempo imparando a godere di quel che c’è, attimo dopo attimo».

6. Giulia
«Il tradimento a volte non basta a scalfire un sentimento. In Giulia c’è un ragazzo che si ritiene super fortunato perché sta con lei, la ama e non fa che rincuorarla con lo studio e con il professore severo, cercando di ignorare le sue defezioni perché, cosi facendo, pensa che sarà ancora più amato. E invece lei va da un altro, che è proprio quello che la mette alla prova, che non le rende la vita facile. La realtà a volte è brutale, ma questo tradimento non cambia l’attesa di felicità di lui, che la aspetta ancora, chiuso dietro una porta. L’influenza più grande di questo brano è forse Fortis, o un certo tipo di cantautorato classico alla Cattaneo».

7. Ahia!
«È un pezzo che riprende il finale del mio libro, che è una lettera d’amore (o una confessione, se vogliamo), e che parla di un’attesa durata molti anni, romantica e semplice. Anche la stessa AHIA! è una sorta di lettera d’amore. Una canzone folk che si ispira in parte a Bon Iver, che è un artista che mi ha molto appassionato. Il suo sound è diretto, arriva subito, ma non mancano contaminazioni elettroniche e moderne».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.