A tu per tu con il cantautore lucano d’origine e napoletano d’adozione, in uscita con l’album “Ci stiamo preparando al meglio“
Tempo di nuova musica per Canio Loguercio, artista che ricordiamo per essersi aggiudicato la Targa Tenco nel 2017 come migliore album in dialetto. Si intitola “Ci stiamo preparando al meglio”, l’album pubblicato lo scorso 4 dicembre, composto da dieci brani, tra inediti e speciali rivisitazioni. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Canio, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo album “Ci stiamo preparando al meglio”, quali riflessioni e quali stati d’animo hai incluso in questo lavoro? E dal punto di vista tematico, c’è un qualche filo conduttore che unisce le dieci tracce presenti in scaletta?
«Un nuovo disco è innanzitutto una buona occasione per mettere in fila alcune cose che ti frullano in testa. Forse anche per tentare un bilancio, passando in rassegna e alla rinfusa vecchie storie, attimi, sguardi, suoni. Per provare a descrivere quei particolari stati d’animo che ti restano dentro e tirare fuori dai cassetti alcune piccole creature, strane animucce che chiamiamo canzoni, ognuna con il proprio mondo.
Questa volta ne ho appuntate una decina, messe laboriosamente in ordine una dopo l’altra, alcune venute alla luce per la prima volta, altre riprese dagli scaffali della memoria come fragili e preziosi oggetti d’affezione. “Ci stiamo preparando al meglio” è l’affermazione di una sfida, la determinazione di lasciarsi alle spalle il passato per prefigurarsi un futuro migliore. Ma vuole essere anche una domanda che non nasconde le paure del presente. È la speranza che ognuno di noi possa avere davanti a sé qualcosa di meglio che accadrà domani o fra un minuto e, in ogni caso, in questo lasso di tempo, magari con una canzone a fargli compagnia».
A livello musicale, quali sonorità hai voluto abbracciare?
«Rispetto agli altri miei lavori, questo è un disco sicuramente più ricco, con tanti ospiti. Soprattutto donne, splendide artiste che hanno condiviso con me questo esperimento, attraversando generi ed epoche diverse. Che mi hanno accompagnato, per l’appunto, nel corpo a corpo con la confusione che, alla mia età, ha ormai decisamente preso il sopravvento.
Ma grazie al mio vecchio amico Rocco Petruzzi che ne ha definito il suono e curato la produzione, siamo riusciti a dare omogeneità e brani molto diversi fra loro, da “Incontro” di Francesco Guccini a “Lacreme napulitane” (rielaborata in “Mia cara madre”), da “Quando vedrete il mio caro amore”, un brano scritto da una sedicenne nel ’63, arrangiato da Morricone e cantata a suo tempo da Donatella Moretti, a “Core ‘ngrato”, un classicissimo della canzone napoletana reinterpretato a fil’e voce, in una versione intima e minimale. Ho avuto la fortuna di duettare, sia in italiano che in napoletano, con cantati strepitose, Sara Jane Ceccarelli, Monica Demuru, Giovanna Famulari, Brunella Selo (con la figlia Carolina Franco), Flo, Barbara Eramo, ‘Mbarka Ben Taleb, Laura Cuomo».
L’album è anticipato dall’omonimo singolo, il cui videoclip è curato da Antonello Matarazzo. Cosa avete voluto trasmettere attraverso quelle immagini?
«La title track “Ci stiamo preparando al meglio” che ho cantato insieme ad Andrea Satta e Sara Jane Ceccarelli, con Luca De Carlo alla tromba e la partecipazione del sassofonista Pasquale Innarella e la Rustica X Band è una sorta di inno collettivo che raccoglie paure e timori condivisi con l’intento di andare oltre l’attuale stato d’animo in cui tutti siamo precipitati. Con un sound allegro e malinconico, “Ci stiamo preparando al meglio” direi che va alla ricerca di uno spiraglio di luce in un mondo che sta attraversando un periodo difficile.
“Ci stiamo preparando al meglio” è la dichiarazione di una sfida, quella di lasciarsi alle spalle il passato, non senza un po’ di nostalgia, per prefigurarsi un futuro migliore. Ma rivela anche uno stato d’animo segnato dalle paure del presente oltre che dalla speranza che ognuno di noi possa avere davanti a sé qualcosa di meglio che accadrà domani o fra un minuto, magari con una canzone a fargli compagnia. Il bellissimo video è di Antonello Matarazzo che ha costruito un sistema incredibile di scatole cinesi, una rappresentazione visiva del lockdown che va ben oltre la situazione contingente».
Che ruolo gioca la musica nel tuo quotidiano?
«Quando ero ragazzo ascoltavo continuamente musica. Sono cresciuto divorando jazz, rock, moltissima black e world music, ma anche canzoni d’autore. Andavo tanto in giro per concerti. Oggi ne ascolto meno, sto apprezzando tanto anche il silenzio, ma sono molto curioso delle novità, dal pop allo spoken word».
Venendo all’attualità, con quale spirito stai affrontando questo delicato e inedito momento?
«Come ti dicevo, provo a “pensare positivo”, per forza, al punto tale che sto mettendo su il gruppo per portare questo lavoro in giro. Prima o poi succederà, tutto questo sarà passato e non dobbiamo farci trovare impreparati ad affrontare nuove sfide e progetti per il futuro».
Nico Donvito
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