venerdì 22 Novembre 2024

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Cantautori e… Francesco Guccini, il cantastorie senza peli sulla lingua

Un focus all’interno di alcune tematiche più care ai grandi cantautori del passato e agli astri nascenti della nostra discografia

Pensi ad un artista e lo pensi come un poeta maledetto, con una vita frenetica e senza senso. Lo pensi mentre passa in rassegna tutti i suoi sentimenti tra vizi e virtù. Pensi ad un cantautore e lo pensi come un artigiano di parole, un costruttore di storie belle da raccontare e belle soprattutto da ascoltare. Per me che sto scrivendo la musica è sempre stata intesa come un grande parco giochi, dove ognuno, in base ai propri gusti, può scegliere senza problemi in quale direzione andare per divertisti o per riflettere. C’è chi vuole staccare la spina per un po’, chi vuole ballare, chi vuole emozionarsi o chi semplicemente desidera ascoltare una storia. Non ci sono gerarchie, non c’è musica giusta o musica sbagliata, c’è solo la musica adatta al momento e allo stato d’animo e quella no. Ci sono canzoni che vanno benissimo come sottofondo, mentre studi o mentre ti alleni, ci sono però anche canzoni che per propria natura non possono essere rilegate al semplice ruolo di “sottofondo”, non vanno sentite, ma ascoltate, assaporate. Canzoni in cui ti ci devi in qualche immergere dentro per capirne l’essenza ed il senso. Una canzone può avere senso per un periodo preciso, può raccontare una storia in maniera dettagliata, ma può anche risultare tremendamente attuale anche dopo anni.

Non ho mai visto un concerto di Francesco Guccini dal vivo e non ho mai avuto la fortuna di poterlo incontrare, eppure rimane per me, fra tutti, il personaggio che più si avvicina allo stereotipo che ho in testa quando qualcuno dice “un cantautore italiano”. Sarà per il contorno, per i toni o per l’immagine che si porta dietro, tra la chitarra e il vino rosso, sarà perché alla fine da un cantautore ci aspettiamo delle storie e Guccini, in effetti, di storie ne ha raccontante parecchie. Sarà perché di personaggi che hanno usato più parole con tutta probabilità in Italia è difficile trovarne altri. Potremmo anche dire che Guccini rappresenta il simbolo di una visione delle musica romantica che probabilmente, oggi, non esiste più. Un maestro che ha saputo cucire la sua poetica su abiti perfetti e capaci di durare nel tempo: le sue sue canzoni. Il buon Guccini non canta una canzone perché possiede la necessità di trovare qualcuno che lo ascolti, lo fa perché sente il bisogno di scrivere per liberarsi.

Nella sua (infinita) discografia si alternano racconti degni del miglior menestrello a lunghissimi flussi di coscienza, c’è il sacro e il profano, l’amore e la guerra, la riflessione e lo sfogo. 

L’angoscia che dà una pianura infinita?
Hai voglia di me e della vita
Di un giorno qualunque, di una sponda brulla?
Lo sai che non siamo più nulla?

“Però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia (L’avvelenata)”, ci mancherebbe maestro, però è chiaro che in tante di queste canzoni ad uscire è una poetica capace di trattare temi differenti in maniera sempre originale. Usando a volte l’ironia, altre la malinconia e molto spesso riuscendo a portare a termine un discorso chiaro e preciso senza perdere la verve poetica per strada. Perché parlare d’amicizia e d’amore in maniera non banale non è mai stato facile, ma farlo con canzoni come ‘Gli amici’ e ‘Vorrei’ (tra le tante), è la dimostrazione di una capacità letteraria fuori dal comune. Guccini è lo stesso artista capace di raccontare le storie di ‘Don Chisciotte’ e Cirano’ (canzoni che tra l’altro potrebbero essere prese e perfettamente ricontestualizzate per questo momento storico), ma anche di descrivere e analizzare gli stati d’animo umani nei suoi più piccoli dettagli, tra dolore, sofferenza e rinascita. Ha parlato di Dio e l’ha fatto, seppur a suo modo, con rispetto. Ha parlato d’amore e l’ha fatto in modo sincero. Ha parlato della sua terra, tanto amata quanto cambiata nel tempo. Ha parlato delle storie che conosciamo in molti, di altre più nascoste, mischiandole alle esperienze personali.

Se son d’ umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie
Di solito ho da far cose più serie, costruir su macerie o mantenermi vivo

D’altronde chi può dire di non essersi mai trovato nella condizione di sfogo che ha portato l’artista a scrivereL’avvelenata’? Chi non ha mai provato la sensazione di estraneità che si trova in un capolavoro come ‘Quello che non…’? Eppure qualcuno doveva pur scriverle… Guccini è grande con la sua discografia perché è stato capace di descrivere emozioni giganti e di raccontare storie incredibili e risulta grande pure oggi perché ci ricorda che scrivere e raccontare storie, anche in un mondo che viaggia in maniera sempre più frenetica e senza senso, alla fine, rimane l’unico modo per resistere e rimanere, in qualche modo, nel tempo.