A tu per tu con l’artista torinese classe 2000, in uscita con il suo singolo d’esordio “Hotel Parigi“
Bel debutto musicale per Alessandro Calligaris, in arte CALI, giovane cantautore che abbiamo modo di conoscere con il suo primo singolo ufficiale, intitolato “Hotel Parigi“, prodotto da Steve Tarta. Un brano acustico e di impatto, perfetto per inaugurare un percorso discografico. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Alessandro, benvenuto. Partiamo dal tuo singolo d’esordio “Hotel Parigi”, cosa ti rende orgoglioso di questo pezzo?
«Questo pezzo nasce molto spontaneamente, l’ho scritto di getto a fine di una lunga relazione, a cui tenevo molto. Il sogno di entrambi era quello di andare a Parigi, questa è stata probabilmente la cosa che più mi ha ispirato. La produzione è stata altrettanto veloce e spontanea, con il mio produttore Steve Tarta ci troviamo e completiamo, riuscendo in poco tempo a unire le idee e creare delle cose che piacciono ad entrambi, difficilmente ci troviamo non in sintonia».
Quali sono i commenti e gli apprezzamenti che più ti hanno fatto piacere?
«I feedback che mi hanno colpito di più sono stati quelli in cui la gente si rivedeva nelle mie parole, questi sono i commenti che mi hanno fatto più piacere. Visto e considerato che si tratta di una canzone che parla dei miei sentimenti, sentire altre persone partecipi di tali mi ha reso felice. A parer mio, riuscire a colpire il cuore delle altre persone con la musica è la cosa più importante».
Cosa dobbiamo aspettarci dai tuoi prossimi progetti in cantiere?
«Tanta roba! “Hotel Parigi” è il pezzo che mi piace di più a livello di scrittura, emotivamente racconta una storia a cui sono molto legato, ma a parer mio è il pezzo più scarso che abbiamo in cantiere. Posso assicurare che ci sarà da sentire roba interessante (sorride, ndr), quello che uscirà da questo momento in poi spaccherà molto di più a livello di sound».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«La mia musica, in questo momento, si rivolge principalmente ai ragazzi, anche se tendo a non voler dare una fascia d’età precisa, non mi voglio troppo etichettare come artista. Anche in futuro non saprei, tra qualche anno potrei anche fare un disco jazz, perchè no. Oggi come oggi, vorrei arrivare ai miei coetanei, a chi si vuole divertire con la mia musica. Sogno di fare un concerto dove le persone saltano per mezz’ora, piangono per venti minuti e poi tornano a ridere per altri venti minuti. Voglio colpire le emozioni della gente».
Nico Donvito
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