venerdì 22 Novembre 2024

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Sibilla, la “sorella” di Franco Battiato scomparsa nel nulla

L’apologia di un fenomeno musicale unico

Questa è la storia di una delle artiste più enigmatiche mai apparse nel firmamento della musica italiana, Sibilla. Non la conoscete? Siete in buona compagnia. La conoscete già? Bene, questo non sarà l’ennesimo articolo ironico che potere trovare in rete, ma una piccola guida al magnetico, misterioso talento di un’artista inspiegabilmente scomparsa.

Secondo Wikipedia, Sibyl Amarilli Mostert è nata in Zimbabwe il 14 aprile del 1954 ed è ancora in vita. È impossibile trovare altre informazioni sulla sua biografia, anche se, va detto, non abbiamo controllato nel deep web. Non risulta iscritta ad un account social né esiste alcun sito (ufficiale o meno) a lei dedicato. Nessun erede ne rivendica il patrimonio artistico. Addirittura, il suo ristretto patrimonio musicale non è stato pubblicato sulle piattaforme di streaming come Spotify. In un mondo ormai canalizzato su due piani, quello vissuto e quello codificato sul web, l’artista sembra essere riuscita nell’impresa di sfuggire alle trame di internet. Eppure Sibilla ha lavorato al fianco di maestri come Franco Battiato e Paolo Conte e ha perfino recitato sotto la direzione di Federico Fellini. Ricostruiamo la sua storia, mettendo assieme tutti i frammenti.

Il nome di Sibyl appare (dal nulla) nel 1976. È accreditata come interprete della sigla del western “Keoma“, composta dai fratelli De Angelis, coppia d’oro delle sigle anni ’70. Il suo timbro acuto e vibratissimo si intreccia in duetto con la voce di Guy, pseudonimo di uno dei due fratelli. Nel ’79 ha un piccolo ruolo in “Prove d’orchestra“, surreale parodia della società italiana, nel quale interpreta un’eccentrica flautista dedita ad acrobazie aeree. Lo stesso anno è nel cast de “La vampesse” di Sergio Di Cori, uno show di mimi e musica, divertente nella sua sgangheratezza spettacolare secondo la critica de ‘L’unità’, unica fonte a parlarne.

Accadde a Sanremo

Sibilla sparisce dalle scene per riapparire qualche anno dopo direttamente sul palco dell’Ariston. È il 1983 e la cantante, forte di un progetto che porta la firma di Franco Battiato e del fido violinista Giusto Pio, opta per la platea più importante d’Italia. Partecipa con “Oppio“, un mix di ironia e saudade per una terra lontana, scritto in collaborazione con la scrittrice svizzera Fleur Jaeggy. Nonostante l’interprete fosse pressoché sconosciuta al grande pubblico c’è grande attesa per il sodalizio. Sono gli anni d’oro del pop d’avanguardia di Battiato e soli due anni prima il Maestro di Milo aveva trionfato con “Per Elisa“, scritta per Alice. Il brano interpretato da Sibilla tira in ballo Cartagine (era bella, in mezzo ai melograni) e nel ritornello, l’Hava Nagila, una canzone popolare ebraica incisa in svariate versioni. Il ritornello canta «Uru belev sameach», «svegliatevi col cuore allegro», una massima ebraica benaugurante.

Nonostante ciò, l’esibizione fu disastrosa a causa di un problema tecnico: tutti gli artisti dell’annata si esibivano dal vivo su basi registrate mentre Sibilla si trovò in diretta a cantare sopra il nastro del “playback”, caricato a sua insaputa, generando una fastidiosa sovrapposizione di voci. La sfortunata Sibilla si esibì in quella che è passata alla storia come una delle peggiori performance della storia di Sanremo. Ben presto la vulgata iniziò a diffondere le più disparate voci sul suo conto, dal boicottaggio strumentale per favorirne l’eliminazione alla presunta somiglianza fisica tra lei e Battiato. Secondo qualche burlone i due sarebbero stati addirittura la stessa persona. Peccato che, ospiti de “L’orecchiocchio“, siano comparsi assieme per presentare il brano, in una rarefatta scenografia esotica con tanto di cammello vero.

Nonostante il penalizzante incidente sul palco, che le costò l’eliminazione, e il modesto successo commerciale, l’incisione è pregevole e Sibilla mostra personalità e tecnica non indifferenti, saltando da un’ottava all’altra con un controllo da equilibrista della voce. Una voce magnetica e lontana da qualsiasi altra interprete del tempo (come di oggi) eppure stroncata sul nascere proprio dal flop sanremese.

Sibilla torna in scena un anno dopo, con un 45giri contenente una rivisitazione in chiave elettronica del “Plaisir d’amour“, celebre romanza tardo-settecentesca e un inedito firmato Battiato-Pio, “Sex appeal to Europe“. I due brani, pensati per il marcato internazionale, sono godibili e perfettamente aderenti alla sinuosità della sua voce, ma anche questa volta non riscontrano il successo sperato. È l’ultima incisione ufficiale per l’artista, che esce nuovamente dalle scene prima di apparire anni dopo, nel 1990, come ghost-singer in “La canoa di mezzanotte” di Paolo Conte. Questa volta è davvero l’ultima e di lei si perdono le tracce. Anche se…

Il disco inedito ritrovato

Qualche anno fa sono misteriosamente apparse su Youtube due tracce inedite della cantante. Si trattava di Sud Africa/Alta tensione, un 45 giri registrato con l’unico scopo di farle avere le carte in regola per gareggiare a Sanremo ’83. Il regolamento dell’edizione vietava, infatti, la presenza in gara agli artisti che non avevano ancora pubblicato un album.

Il lato A sembra essere un antesignano di Alghero (brano portato al successo da Giuni Russo, altra preziosa collaboratrice di Battiato) in salsa esotica. “Alta tensione” è, invece, un gioiello vocale d’impronta elettronica analogica. I due brani, mai diffusi sul mercato, sono l’ennesima conferma del talento della cantante. Il termine meteora le sta stretto: Sibilla è semmai un oracolo, un lampo senza origine né fine che non ha mai brillato davvero eppure continua a stregare gli appassionati. Il suo è quasi un monito a tutti gli artisti che non riescono a raggiungere il successo sperato. Talento e originalità, come un messaggio in bottiglia, possono arrivare molto più lontano dell’immediato riscontro.