Ricorderete tutti (o forse no) che fine hanno fatto i talenti dell’ultima edizione di XFactor, quella vinta (forse anche a sorpresa) da Giosada davanti ai favoriti Urban Strangers. L’ultima non fu di certo un’edizione esaltante né televisivamente (la mancanza di Morgan si sentì eccome) né discograficamente visto che ben poco è uscito di interessante per il mercato. Le prospettive di quest’anno non erano di certo migliori (ne avevo parlato qui) con un risultato che si avvicinava sempre di più ad un perfetto show che ad una vetrina di nuovi talenti musicali in grado di seguire le orme degli ormai inarrivabili Mengoni-Amoroso-Marrone-Ferreri.
Ieri sera è andata in onda la semifinale che da sempre è sinonimo di inediti che, per un’edizione così poco prevedibile considerando l’assoluta mancanza di un talento di spicco, altro non sono che l’unica cosa in grado di fare la differenza e di portare alla vittoria il fortunato che avrà la possibilità di salvarsi dall’oblio (ma forse anche no). Un’edizione piatta, anzi piattissima, dove sono state solo le auto-eliminazioni, le polemiche sui contratti e la sobrietà di Arisa a far discutere e ad animare la scena. E i cantanti? Nah, quest’anno meglio lasciar stare perché c’è stato davvero poco materiale forse anche a causa dei giudici che non hanno pescato davvero nulla d’interessante o forse a casa del format che ormai è incentrato su altro.
Veniamo comunque agli inediti che rivelano anche questa volta il vero grande problema: l’inglese. Anche questa volta 2 dei 5 brani presentati ieri sera è in inglese e questo non fa che aumentare la difficoltà di ritagliarsi un posto di questi ragazzi nel mercato discografico italiano.
A risollevare le costole di chi come me sostiene l’importanza per questi talenti di cantare in italiano almeno per ora sono Andrea Biagioni e Eva che, tra l’altro, si garantiscono anche le migliori firme autorali di quest’edizione. Per Andrea scrive Diodato, interessantissimo cantautore emerso nelle Nuove Proposte del Sanremo 2014 con la sua “Babilonia”, che qui scrive Il mare dentro (voto: 7/8) che ha il grandissimo pregio di unire una favolosa orchestrazione con archi e quant’altro ad un condimento saggiamente electropop che rende il tutto molto più contemporaneo ed attuale degli altri pezzi. L’unico vero difetto è una voce un po’ troppo fragile per questa canzone che, infatti, avrebbe necessitato di una vocalità più presente e consistente per riempire quelle belle parole che custodisce.
Eva, invece, porta con sé quella firma preziosa del leader dei Negramaro che, si sa, ultimamente è anche apprezzatissimo (e contesissimo) autore. Giuliano Sangiorgi da forma ad una ballata d’altri tempi capace di riportare alla memoria le grandi interpreti italiane e su tutte l’assoluta Mina (di cui lui stesso è stato un autore in passato). Voglio andare fino in fondo (voto: 6.5) ha quel sapore di eternità che non può che nobilitare la canzone e l’interprete che la canta fino a quando non si arriva alla deludente conclusione che però la cantante scelta non è quella giusta, anzi. Una vocina troppo fragile, debole e vuota per un brano che avrebbe bisogno di grandi aperture vocali in grado di sostenere un arrangiamento delicato che è costretto a farsi prorompente per sostenere l’interprete. Un bel brano cantato dalla cantante sbagliata. Mina dove sei?
La vincitrice annunciata doveva essere Gaia fin dai casting ma il suo percorso non ha fatto che allontanarla dalla meta tant’è che alla vigilia della finale non sembra più essere quella grande favorita forse con qualche rammarico. Le danno un inedito in inglese (purtroppo perché in italiano avrebbe la sua resa), New dawns (voto: 8=), che la fa volare in direzioni internazionali e british accarezzando l’ombra di Adele anche se la voce è tutt’altra cosa e l’arrangiamento, che si trasforma in elettronico mano a mano, pure. Rimane comunque la voce più bella e l’inedito meglio costruito ed adattato alla sua interprete, capace di essere delicata e incisiva insieme, oltre che al mercato (e non è poco).
Per il versante più innovativo si candidano i Soul System e Roshelle. Il gruppo guidato da Alvaro Soler, new entry in giuria, propone un pezzo, She’s like a star (voto: 6+), tipicamente anni ’80 riproponendo quei suoni da club che ben si coniugano alle loro voci che viaggiano tra stili e sonorità confezionando però probabilmente il pezzo meno canticchiabile ed immediato oltre che datato. La protetta di Fedez, Roshelle, si lancia nell’elettronica più pura in What U do to me (voto: 6/7) incarnando in larga parte l’anima del suo mentore che, si sa, apprezza queste spaziature istrioniche che coniugano elettronica, pop e rap visto che poi la bella cantante si destreggia anche in qualche barra sul finale. Fedez si sente eccome nella scelta del brano rievocando in qualche modo Madh (anche lui fu frutto del rapper) anche se in modo molto più mitigato. Spacca, e tanto, grazie a quel drop nel ritornello ma poi? Davvero molto fumo e poco arrosto.
Malgrado qualcosa di buono e di rivelante (ma quasi sempre per merito del pezzo, degli autori, dell’arrangiamento piuttosto che del cantante in questione) emerge abbastanza nettamente che chiunque dovesse vincere quest’edizione (ma io giocherei la carta di Gaia o al massimo dell’altra protetta di Fedez, Roshelle) avrà una strada tutta in salita al di fuori della famosa “X” a cominciare dall’assenza già annunciata dal prossimo Festival di Sanremo. Qualcosa mi dice che un disco d’oro (ammesso che arrivi) sarà alquanto insufficiente per ipotecarsi un futuro roseo…
Ilario Luisetto
Ultimi post di Ilario Luisetto (vedi tutti)
- Le 20 canzoni più ascoltate su Spotify – Settimana 2 del 2024 - 15 Gennaio 2024
- Classifica degli album più ascoltati su Spotify – Settimana 2 del 2024 - 15 Gennaio 2024
- Classifica dei cantanti più ascoltati su Spotify – Settimana 2 del 2024 - 15 Gennaio 2024
- SuperHits, la classifica delle canzoni del momento – Settimana 2 del 2024 - 13 Gennaio 2024
- Coez e Frah Quintale in concerto con il “Lovebars Tour 2024” – Scaletta, date e biglietti - 13 Gennaio 2024