Recensione del nuovo e atteso album del cantautore romano
Ha debuttato direttamente al primo posto della classifica FIMI/Gfk tra i dischi più venduti d’Italia, Franco126 con il suo nuovo album dal titolo Multisala, uscito lo scorso 23 aprile per Bomba Dischi/Island Records/Universal Music Italy. L’album è stato anticipato in linea temporale dai singoli Blue Jeans con Calcutta, Nessun perchè e Che senso ha.
Questo nuovo e atteso progetto discografico rappresenta il secondo lavoro ufficiale, da solista, del giovane cantautore romano. Il progetto arriva a due anni di distanza dal successo ottenuto con il precedente Stanza singola, disco certificato Platino e che ha permesso al suo autore di girare l’Italia con un lungo tour con la maggior parte delle date che hanno fatto registrare il tutto esaurito.
Il contesto |
Franco126, nome d’arte di Federico Bertolini, viene dal rap e nel rap affonda le sue radici. Un po’ per l’apparenza alla Lovegang, collettivo romano tra cui figurano tra gli altri anche Ketama126 e Pretty Solero, un po’ per il suo background che attinge alla vecchia scuola romana, ovvero gente come Noyz Narcos e Chicoria. Ma nella storia musicale del buon Franco in realtà c’è molto di più, e lo si capisce bene ascoltando i suoi dischi da solista. Non solo rap, ma anche tanta, tantissima musica d’autore italiana. Si va da De Gregori a Baglioni, passando ovviamente per il mitico Franco Califano. Il cantautore rappresenta, insomma, il mix perfetto tra il nuovo che avanza e il passato glorioso da cui andare a pescare.
C’è chi lo definisce indie e chi rapper. Franco126 rimane, però, semplicemente una cantautore “nuova scuola” con uno stile originale che gli ha permesso, negli anni, di emergere in mezzo all’immenso mucchio di nuovi artisti “fai da te”. Polaroid, il primo album pubblicato in coppia con Carl Brave, fu un fulmine a ciel sereno, una sorta di strada tracciata sulla quale molti artisti si sono poi trovati, ispirandosi soprattutto allo stile narrativo per immagini tipico della casa. Stanza singola rappresenterò il proseguo più personale dell’artista, pieno zeppo di storie e di malinconia, con uno stile sonoro ben delineato.
Le canzoni |
La prima cosa che si nota, ascoltando Multisala, è la quasi totale mancanza di riferimenti all’oggi. Franco126 descrive ancora la vita, ma sceglie di eliminare la contemporaneità, quasi come voler proporre al pubblico un lavoro che sappia rimanere nel tempo e che non abbia nessun legame con un determinato periodo storico.
Si parte con Che senso ha e ci si tuffa immediatamente nella malinconia riflessiva del cantautore, che si lega in maniera perfetta alle chitarre di Giorgio Poi e alle produzioni di Ceri. Forse tra le tracce si sente direttamente meno l’eco di Roma ma nonostante ciò è impossibile non immergersi nel mood da “passeggiata serale” che molte tracce ispirano. Il ritmo sale e scende tra ballad e pezzi uptempo. La già nota Blue Jeans, interpretata insieme a Calcutta, sembra voler essere il continuo perfetto del singolo Stanza singola con Tommaso Paradiso, mentre con Miopia l’artista romano torna mischiare il racconto tra mondo interno ed esterno, trovando la chiave narrativa giusta per farlo senza ripetersi.
C’è spazio anche per i racconti in terza persona: Simone, che lo stesso artista paragona a Grande figlio di puttana degli Stadio, è la descrizione di una persona senza volto, un amico che Franco ci racconta nelle sue contraddizioni e nelle sue fragilità. I rimi ad alta frequenza sono dati da pezzi come Nessun perchè, Accidenti a te e Ladri di sogni, la prima dal sound quasi funky, la seconda scanzonata in stile Fa lo stesso e la terza che, dal punto di vista del suono, sembra uscita in pieno dagli anni ’80.
Il connubio scanzonata/riflessiva riesce anche stavolta e Franco ne approfitta per alternare momenti “lacrima” a momenti molto più leggeri. Le storie che il cantautore racconta sono quelle che chiunque potrebbe aver vissuto durante la vita, non ci sono fuochi d’artificio o sorprese. C’è però tanta coerenza con il proprio percorso artistico.
Il tempo che passa è un tema ricorrente in tutto il disco e Maledetto tempo ne è la rappresentazione più riuscita. Un brano che ricorda Califano e che risulta, alla fine, uno dei punti più alti del progetto, in cui l’artista fa uscire tutta la sua verve nostalgica: “e ti dirò, non me ne andrò di certo in tutta fretta, non sono ancora pronto a dire: “basta”, probabilmente non lo sarò mai…” A chiudere il cerchio ci pensano la riflessiva Vestito a fiori, dedicata alla solitudine e impostato su un’inedita bossa nova brasiliana, e soprattutto la conclusiva Lieto fine, brano che chiude l’album in cui l’autore riflette su un amore impossibile chiedendosi cosa succede davvero dopo un lieto fine.
In conclusione |
Franco126 propone un lavoro che non deluderà i fan più accaniti e che potrebbe risultare anche un nuovo slancio verso un pubblico più mainstream. Il cantautore romano rimane fedele a sé stesso e alla sua natura, cercando tuttavia un nuovo modo di raccontarsi molto meno legato alla contemporaneità. Spariscono così i riferimenti all’oggi, ma rimangono le sottotrame malinconiche tipiche della poetica dell’autore. Se Stanza singola rappresentava l’inizio di una strada solista, Multisala è l’evoluzione coerente di quell’idea. Storie da film, spesso senza un vero finale, che si immergono nella nostalgia di un presente fatto di dubbi e contraddizioni.
Migliori tracce | Che senso ha, Maledetto tempo
Voto complessivo | 7.8/10
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Multisala | Tracklist e stelline
- Che senso ha ★★★★★★★★½☆
[Franco126, Ceri, Enphashishi’, Gabriele Terlizzi, Danilo de Candia] - Blue Jeans ★★★★★★★★☆☆ feat. Calcutta
[Franco126, Ceri] - Miopia ★★★★★★★½☆☆
[Franco126, Ceri] - Simone ★★★★★★★★☆☆
[Franco126, Ceri, Enphashishi’] - Vestito a fiori ★★★★★★★☆☆☆
[Franco126, Ceri, Zef] - Maledetto tempo ★★★★★★★★★☆
[Franco126, Ceri, Enphashishi’, Pietro Di Dionisi] - Accidenti a te ★★★★★★☆☆☆☆
[Franco126, Ceri] - Nessun perchè ★★★★★★★☆☆☆
[Franco126, Ceri, Enphashishi’] - Ladri di sogni ★★★★★★★☆☆☆
[Franco126, Ceri] - Lieto fine ★★★★★★★★☆☆
[Franco126, Ceri]
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