Il giovane cantautore siciliano lancia l’inedito apripista del suo prossimo progetto discografico
Dall’1 dicembre è disponibile, in radio e in tutti i digital store, il nuovo singolo di Niko, intitolato “Vuoto immenso” (Ed. MTM Metamorfosi di Carmen Villalba), brano che segna la svolta nel cammino artistico del talento siciliano. In occasione di questo importante lancio discografico, abbiamo incontrato il giovane cantautore, che ci ha svelato il suo attuale stato d’animo e ripercorso con noi le tappe fondamentali della sua crescita professionale.
Ciao Niko, partiamo dal tuo nuovo singolo “Vuoto immenso”, in radio dal 1 dicembre. Com’è nata e cosa rappresenta per te questa canzone?
«Ciao, ho scritto ‘Vuoto immenso’ nello stesso periodo in cui ho composto tutti gli altri brani di quest’ultimo progetto, infatti, in ogni canzone parlo della storia d’amore che ho vissuto in quegli anni, poi finita. ‘Vuoto immenso’ rappresenta la fine di un lavoro importante, che mi ha regalato tante soddisfazioni ed ha contribuito molto alla mia crescita artistica, rappresenta anche un nuovo inizio, pieno di idee e nuovi stimoli da trasformare in canzoni».
Com’è stato collaborare con musicisti del calibro di Massimo Caso e Francesco Corvino?
«Fantastico! Sapere che quelle canzoni sarebbero state arrangiate da Massimo e Francesco mi ha reso, sin dall’inizio, ancora più entusiasta. Ricordo perfettamente la tensione del primo giorno in studio, con Massimo che stava in sala regia ad ascoltarmi e darmi consigli. Ogni giorno c’era un’atmosfera magica in studio tanto che la tensione andò via in fretta, non volevo quasi più uscire da lì e avevo sempre più voglia di dare il massimo».
L’incontro e il momento più importante del tuo percorso artistico?
«L’incontro più importante è stato sicuramente quello con Carmen Villalba e la MTM Metamorfosi. Carmen mi ha dato quell’opportunità che cercavo da un po’, far ascoltare quello che avevo da dire, attraverso la musica, alla gente ed insieme passo dopo passo ci siamo riusciti. Il momento più importante, invece, quando decisi insieme alla MTM Metamorfosi di iniziare a lavorare per questo progetto».
Facciamo un breve salto indietro nel tempo, quando è nata la tua passione per la musica?
«La musica è nella genetica della mia famiglia quindi sono nato già con questa passione che poi, con gli anni, ho avuto modo di considerare seriamente, imparando prima la chitarra e successivamente iniziando a comporre brani e cantare. Adesso è essenziale, un valore aggiunto nei miei giorni».
Quali artisti e generi musicali hanno accompagnato e ispirato la tua crescita?
«Mi è sempre piaciuto ascoltare un po’ di tutto sin da quando ero bambino, soprattutto musica italiana, quindi, non ho dei riferimenti ben precisi. Preferisco il genere pop-rock, il cantautorato, ma qualsiasi canzone riesce a trasmettermi qualcosa già dal primo ascolto, va aggiunta alle mie preferite».
C’è un tuo brano al quale ti senti legato particolarmente o che ti rappresenta maggiormente?
«Il primo brano che ho pubblicato ‘Voglia di vivere’ penso mi rappresenti molto. Credo fortemente nei miei sogni, nell’amore, ho sempre voglia di mettermi in gioco anche quando so che è molto difficile ed allo stesso tempo sono molto sensibile. Spesso mi dicono che sono testardo, sono fatto così, se mi metto una cosa in testa è difficile farmi cambiare idea. Credo che oggi noi giovani dovremmo prendere il nostro futuro in mano e crearci da soli quella grande possibilità che vogliamo per raggiungere i nostri obiettivi. Niente è impossibile».
Se potessi “rubare” una canzone ad un tuo collega, invece, quale sceglieresti?
«Anche se potessi non credo proprio lo farei, perché ogni canzone ha un legame particolare con colui o colei che la canta, è un po’ l’anima di un artista, in particolare dei cantautori. Ma comunque, in questo momento la mia canzone preferita è ‘L’amore è’ di Enrico Nigiotti, una canzone semplice e diretta, sia nel testo che negli arrangiamenti, che riesce a farmi venire i brividi ogni volta che l’ascolto».
Una curiosità personale: premetto che mi chiamo come te e se avessi fatto il cantante avrei adottato probabilmente anch’io lo stesso pseudonimo, kappa compresa. Come ti chiami realmente? Da cosa deriva la scelta di questo nome d’arte?
«Bene adesso so come ti chiami e che abbiamo lo stesso nome (ride, ndr). In realtà mi chiamo Domenico Bianco ma da sempre mi conoscono tutti come Nico, poi quando iniziai il mio percorso artistico decisi di cambiare la c con la k. Decisi così semplicemente, perché non mi piaceva l’idea di scegliere un nome d’arte del tutto diverso dal mio, quindi Niko».
Quali sono i tuoi progetti per il futuro e/o sogni nel cassetto?
«Attualmente, oltre a continuare a scrivere brani, sto completando gli studi in management d’impresa presso l’università di Messina. Anche se disolito preferisco non fare programmi l’idea attuale, una volta conseguita la laurea, sarebbe quella di trasferirmi a Milano e continuare ad approfondire gli studi lì, allo stesso tempo cercare nuove opportunità per il mio percorso artistico ed iniziare nuovi progetti musicali».
Per concludere, qual è il messaggio che vorresti trasmettere, oggi, al pubblico attraverso la tua musica?
«Il pubblico credo sia parte essenziale per un artista e attraverso le mie canzoni l’unica cosa che voglio trasmettere sono le emozioni. Quelle emozioni che provo io mentre scrivo di me, dell’amore, della vita, dei viaggi, perché tutti possano rivedere un po’ di sé in una semplice canzone».
Nico Donvito
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