A tu per tu con l’eclettico duo musicale, in vista della loro seconda partecipazione al Festival di Sanremo con “Ciao ciao“
A pochi mesi di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, alias La Rappresentante di Lista, alla vigilia del loro ritorno sul palco dell’Ariston di Sanremo 2022, in gara con “Ciao ciao”, un brano che esorcizza la paura della fine del mondo attraverso un ritmo travolgente e la forza universale della musica. Il risultato è un racconto sopra le righe di un’apocalisse colorata, in cui convivono sia la “vertigine sociale” che la “voglia di festa”.
Ciao Veronica e ciao Dario, bentrovati. Il vostro pezzo è una bomba, quindi… come avete preparato questo ordigno?
«E’ stata un po’ una preparazione particolare, rispetto a come siamo abituati a scrivere i brani. Era ottobre dell’anno scorso, quando abbiamo proposto ad alcuni musicisti della nostra band di fare una session di scrittura tutti insieme, perchè avevamo voglia di cercare nuove soluzioni sonore in prospettiva del tour che andrà in scena nel 2022. Erano i giorni della COP26 e ci siamo messi a ragionare un po’ sui temi che sbucavano dai nostri quaderni, argomenti vicini a quelli affrontati nel libro “MAIMAMMA” legati alla fine del mondo. Il secondo giorno ci siamo ritrovati in studio, abbiamo acceso gli strumenti e Veronica, ad un certo punto, ha tirato fuori le prime strofe, quasi come un regalo dal cielo. Successivamente abbiamo affinato e prodotto il pezzo, non appena Amadeus lo ha sentito ci ha voluti fortemente al Festival».
Tra l’altro, io posso testimoniare che questa partecipazione non era affatto in programma, perchè l’estate scorsa vi chiesi se avevate intenzione di riprovare con Sanremo e voi mi avevate risposto “magari non subito”. Ecco, possiamo dire che “Ciao ciao” ha letteralmente stravolto i vostri piani?
«Sì, esatto, non immaginavamo di partecipare al Festival quest’anno, perchè eravamo abbastanza soddisfatti di quanto avevamo raccolto anche successivamente con il tour. Effettivamente, come dici bene tu, la musica ha sconquassato i nostri piani, come è giusto che sia visto che le protagoniste di questo genere di rassegne sono proprio le canzoni».
Vi piace per questo brano la definizione di “pop-apocalittico”?
«Oddio, bella (ridono, ndr). Sì, dai, possiamo tenercela!».
Un filo che lega la canzone al vostro romanzo uscito lo scorso autunno… quali letture vi hanno ispirato a livello narrativo?
«Per la scrittura del romanzo abbiamo letto l’Eneide ed è stato interessante scoprire come Lavinia fosse effettivamente un nome importante dentro questa storia. Poi, com al solito, un grandissimo riferimento per cercare di dare valore a ogni singolo personaggio, un po’ quello che fa Jodorowsky, ad esempio mi viene in mente “Quando Teresa si arrabbiò con Dio”. E’ quel modo di elevare qualsiasi storia come se fosse epica, trasformando la propria vita personale in gesta eroiche. Cercavamo di trasmettere questo tipo di spessore ai personaggi. In tal senso, “Ciao ciao” è un po’ come se fosse l’ultimo capitolo del racconto, l’ultimo atto di Lavinia, quando ha appena partorito e si ritrova davanti all’apocalisse, l’istante in cui la travolge qualsiasi cosa, la crisi più totale, la vertigine sociale. Poi, vabbè, sono talmente tanti i riferimenti, da Virginia Woolf ad Ágota Kristóf, il trionfo della morte, l’arte. Insomma, c’è davvero tanta roba dentro questa narrazione».
Ragazzi, voi avete il dono di rendere facilmente fruibili i concetti più complessi. Che tipo di lavoro c’è dietro la costruzione di un un brano che possiamo considerare anche a strati, perché sotto una patina di leggerezza c’è sicuramente tanto tanto contenuto, no?
«Ti ringraziamo per averlo notato! Per noi è veramente importante, lavoriamo tanto in questa direzione, ci piace spesso creare contrasti e giocare con il paradosso. Nelle canzoni cerchiamo di creare più livelli. Ben venga se una ritmica travolgente ti aiuta a far andare avanti il pezzo, come un qualcosa che arriva all’improvviso, ti prende, ti scaraventa da una parte e ti ritrovi con un girotondo di emozioni che non riesci a comprendere fino in fondo. “Ciao ciao” aveva questo ritmo divertente, ironico, per cui il testo doveva arrivare con un tema potente, anche difficile da digerire. Negli anni e soprattutto in questo ultimo periodo, ci siamo resi conto che quando abbiamo la possibilità di dare voce a quello che sentiamo, dobbiamo viverla come un’occasione. Sfruttare il palcoscenico di Sanremo è una di queste».
L’altra volta parlavamo di compromessi, di come la vostra musica non sia mai scesa a patti con nulla e che questo è un po’ il vostro segreto. Onestamente non penso che questo brano vada ad intaccare la vostra coerenza, ma come pensate possa essere accolto da chi vi segue dalla prima ora?
«Una delle cose più belle per un artista è rendersi conto della sua evoluzione in parallelo a quella del proprio pubblico. Abbiamo un gruppo Telegram con i nostri fan più stretti, con cui condividiamo riflessioni, anche al di là di tutto quello che riguarda i social network più massimalisti. Siamo certi che loro abbiano capito già dalla copertina di cosa parla la canzone, sia il tema che l’irriverenza con cui verrà trattato».
Tornando a Sanremo, come procede il lavoro riguardo la partitura? Ci saranno degli innesti e, magari, delle sorprese tra l’adattamento orchestrale e la versione in studio?
«Assolutamente sì, anzi, abbiamo previsto delle parti per l’orchestra che abbiamo scritto proprio per la performance sul palco dell’Ariston. Ci siamo presi un tempo ulteriore con il maestro Carmelo Patti e con il produttore Simone Privitera, per rendere ancora più maestosa la messa in scena. Passiamo ore intere per definire al meglio le parti che coinvolgeranno anche Dario alla chitarra e Veronica attraverso il racconto con la propria voce. Insieme a noi ci saranno anche Erica Lucchesi ed Enrico Lupi, due musicisti che ci seguono ormai da anni».
Per concludere, al di là delle aspettative da classifica, facendo anche i dovuti scongiuri se siete scaramantici… in molti vi vedevano bene all’Eurovision già lo scorso anno… in più mentre ho ascoltato per la prima volta “Ciao ciao” ho avuto una specie di apparizione mariana e vi ho visti sul palco del PalaOlimpico di Torino. Ecco, detto questo… quella dell’Eurovision è una dimensione che vi alletta?
«Ebbene sì, ma già dallo scorso anno come dici bene tu, un po’ lo sentivamo l’odore e sognavamo quel palco. Sai, parliamo di un evento incredibile che ti dà la possibilità di confrontarti con il panorama musicale di un intero continente. Avere questo tipo di possibilità per un artista è veramente un sogno. Quindi sì, nella nostra immaginazione e nella nostra fantasia esiste eccome questa possibilità, però non è detto che si concretizzi attraverso il Festival di Sanremo, magari a poco a poco riusciremo a costruire una nostra credibilità anche fuori dall’Italia, chissà. In questo caso vorremmo non farci pressare eccessivamente dalla competizione, perchè non ci interessa, andiamo lì per presentare una proposta in cui crediamo molto, con dei temi per noi importanti… e sarà quel che sarà».
© foto di Gabriele Giussani
Nico Donvito
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