venerdì 22 Novembre 2024

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Lorenzo Licitra: “A X-Factor ho voluto dimostrare quello che sono” – INTERVISTA

All’indomani della vittoria ad X-Factor Lorenzo Licitra racconta la sua avventura all’interno del talent di Sky Uno

Ciao Lorenzo, onestamente, ti aspettavi questa vittoria?

«No, sono sincero. Ero convinto di sentir pronunciare da Alessandro Cattelan il nome dei Maneskin, ancora non ci credo. Ho vissuto la finale in maniera molto tranquilla, perché non ho pensato nemmeno una volta all’ipotesi di vincere. Anche perché la pressione di esibirmi al Forum era già tanta, l’unico mio pensiero era quello di dare il massimo durante le esibizioni». 

Sei tra i concorrenti che hanno sperimentato di più nel corso delle puntate, questo in qualche modo ti ha ripagato?

«Indubbiamente, è stato un percorso lungo e faticoso, che mi ha permesso personalmente di sperimentare e, forse, anche di sbagliare, ne sono consapevole e nella vita gli errori vanno sempre messi in conto. Aver messo in luce più aspetti della mia vocalità, ha sicuramente portato i suoi frutti, sono molto fiero delle scelte e di quello che ho dimostrato nel corso delle dodici puntate». 

Oltre te, chi avresti voluto vincesse?

«Se devo fare un solo nome, direi Enrico Nigiotti. Con lui è nata una bellissima amicizia, tra noi c’è molta affinità e lo stimo molto come artista, ha tanti brani nel cassetto che esprimono un’identità molto forte e arrivano dritti al cuore»

In molti hanno fatto il tuo nome come rappresentate ideale dell’Italia all’Eurovision Song Contest, anche se prima è necessario passare da Sanremo…

«Sicuramente c’è la voglia di trovare i brani giusti che mi rappresentino nella maniera più sincera e onesta possibile, non saprei dire se in futuro ci sia un Sanremo o addirittura un Eurovision, al momento non sono è nei piani. C’è sicuramente la voglia di far emergere la mia identità e portarla al pubblico in tutti i modi e su tutti i palchi possibili». 

Il pezzo più difficile che hai cantato e quello a cui sei più legato?

«Il più difficile, senza ombra di dubbio, è stato ‘Sere nere’, un genere che non avevo mai provato e che, fino a quel momento, non era nelle mie corde, per questo motivo mi ha fatto molto piacere conoscere Tiziano Ferro e sapere di essergli piaciuto. Quello a cui sono legato, invece, è ‘Million reason’ di Lady GaGa, perché mi ha dato la possibilità di far vedere il mio lato più pop, quello che alla fine credo mi abbia premiato». 

Sin dalla prima puntata Fedez ha ironizzato sul fatto che ricordi Michael Bublè. Ammesso che sia vero, lo hai vissuto più come un complimento o come un attacco personale?

«Mi onora essere paragonato ad un artista internazionale come lui, involontariamente è stato il complimento più bello che potesse farmi e non mi sono mai sentito attaccato dagli altri giudici, ognuno cercava di portare acqua al suo mulino e di spingere sui propri ragazzi. Ho cercato di essere il più riflessivo possibile, per poter portare avanti la mia vera natura, dimostrando di mostrarmi per quello che sono, nel bene e nel male». 

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.