A tu per tu con il musicista emiliano, alla vigilia della finalissima dell’ottava edizione del Premio Pierangelo Bertoli
Passione e talento, queste almeno due delle caratteristiche ereditate da suo padre. Alberto Bertoli si racconta a poche ore dalla grande serata finale del Premio Pierangelo Bertoli, rassegna giunta alla sua ottava edizione, sotto la guida artistica dello stesso Alberto e di Riccardo Benini. Tra i big della musica, verranno premiati Roby Facchinetti, Diodato, Enzo Avitabile e Maria Antonietta, mentre si esibiranno gli otto finalisti della categoria Nuovi Cantautori, sottoposti alle valutazioni di una giuria d’eccezione.
Ciao Alberto, benvenuto. Come si è svolto il processo organizzativo e quali aspetti ti rendono orgoglioso di questa ottava edizione del Premio Pierangelo Bertoli?
«Il processo organizzativo è sempre molto complesso e articolato. Fortunatamente io e Riccardo Benini abbiamo una squadra che ci aiuta a far collimare tutte le esigenze e i vari aspetti di una manifestazione complessa come il Premio Pierangelo Bertoli. Dopo una prima fase dove la commissione si riunisce ascolta tutti i brani, c’è una votazione e i 24 vincitori arrivano alle semifinali live (che si sono svolte l’anno scorso a Sassuolo). Da queste semifinali vengono scelti gli otto artisti che si affronteranno nella serata finale. Anch’essa è divisa in due fasi, nella prima gli artisti si confrontano sul proprio brano, i 4 vincitori alla seconda parte dove interpretano un brano di mio padre. Sono davvero orgoglioso di riuscire a portare 8 nuovi cantautori a misurarsi su di un palco vero con un pubblico vasto e al fianco di artisti nazionali».
Com’è avvenuta la scelta della giuria e come valuti il livello generale dei finalisti della sezione Nuovi Cantautori?
«La giuria è composta da addetti del settore molto specializzati nelle loro competenze aderenti al nostro mondo. Ci sono giornalisti radio musicali come Vignola e Gallo, grandi producer come Fio Zanotti autori come Bonomo, Baroni e Bertoni… insomma la giuria è una garanzia di qualità e soprattutto di essere giudicati da chi il mestiere lo fa davvero. In più c’è il faro che illumina il cammino di tutti, la moglie di Pierangelo e mia madre Bruna Pattacini».
Nel corso della serata del 16 ottobre verranno premiati quattro big: Roby Facchinetti, Diodato, Enzo Avitabile e Maria Antonietta. Sulla base di quali criteri sono ricadute queste quattro scelte?
«Ogni premio rappresenta un tema dettato dal significato della canzoni di cui porta il nome. Questo è il filo conduttore. Diodato scrive canzoni d’amore non retoriche, mai banali, profonde e allo stesso tempo di grande impatto emotivo; Enzo Avitabile scrive cose sopraffine capaci di interpretare la nostra società in maniera originale e contestualizzata nel suo tempo senza mai lasciare da parte il sentimento; Mariantonietta è una cantautrice che nonostante le lusinghe dello star-system è rimasta fedele alla sua arte e porta avanti la sua carriera con grande capacità e dignità».
Nella musica di oggi, quali sono le caratteristiche che, secondo te, mancano di più del grandissimo artista che era tuo padre?
«È difficile dire cosa manchi di più di un Artista unico come lo era lui. Sicuramente la poetica, le tematiche plurime e variegate, i punti di vista spesso molto originali e la voglia di essere se stessi senza bisogno di stupire nessuno. Ma purtroppo lo chiedi alla persona sbagliata: io amo mio padre come persona e come artista e a me manca tutto di lui, sia come persona che dal punto di vista del talento».
Una figura artistica come quella di Pierangelo Bertoli potrà mai avere eredi?
«Beh, converrai con me che forse non sono la persona più indicata a rispondere ad una domanda del genere! Forse non c’è bisogno di un erede ma di una persona che sia pragmaticamente inserita nel contesto dei suoi anni e che possa interpretare il suo tempo con gli stessi crismi a cui lui non avrebbe mai rinunciato ma adattati alla sua età. Io sono positivo, secondo me li fuori ci sono molte persone che potrebbero farlo ma devono ricordare una cosa: oltre al talento ci vuole caparbietà, tenacia e pelle dura o come dice Ligabue “le palle”».
«Un guerriero senza patria e senza spada, con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro» è una delle sue frasi più conosciute e memorabili. Quali sono i versi e le canzoni a cui sei più legato?
«Le canzoni di mio padre sono tutte molto importanti per me. A seconda dei momenti che vivo sono più importanti alcune rispetto ad altre. Ora ho in testa questa: “non rischierò di sembrare uno di quelli che sa non ho potere da adoperare solo la mia volontà anche se molto lontano verrà futuro per noi che non dobbiamo mollare i dubbi li vedremo poi”».
Per concludere, quali obiettivi si pone oggi il Premio Pierangelo Bertoli e come può crescere in futuro una manifestazione di questa portata?
«Io e Riccardo Benini siamo davvero contenti di quanta strada, in soli 8 anni, siamo riusciti a far fare a questo Premio ma è davvero ancora molto giovane e davanti a sé ha un futuro che lo aspetta, con il quale dovremo misurarci e ovviamente non sarà semplice. Nonostante le difficoltà io spero di poter fare arrivare il Premio nelle radio e nelle reti nazionali per potere dare la giusta visibilità a questi Nuovi artisti che, credetemi, ogni anno stupiscono sempre di più».
Nico Donvito
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