Tanti auguri al noto ed eclettico artista romano che festeggia oggi il suo trentesimo compleanno
L’evoluzione artistica di Achille Lauro è oggetto di studio e di curiosità da parte di un pubblico sempre più vasto e affezionato. Per definirlo non basterebbe un libro di aggettivi, forse “eclettico” è quello che più si avvicina alla sua cifra stilistica, dati i continui e camaleontici mutamenti. Trenta candeline sulla torta per lui, da celebrare ripercorrendo insieme le tappe fondamentali della sua carriera.
Vita e opere di Achille Lauro
Nato a Verona l’11 luglio del 1990, Lauro De Marinis cresce a Roma ereditando la passione per la musica da suo fratello maggiore. Nel 2012 pubblica il suo primo lavoro “Barabba Mixtape” con lo pseudonimo dell’omonimo celebre armatore, seguito l’anno successivo da “Harvard Mixtape”, realizzato con il collettivo Quarto Blocco.
La prima svolta arriva nel 2014 con il passaggio in Roccia Music e la pubblicazione di “Achille Idol – Immortale”, l’album d’esordio di Lauro, impreziosito dalla presenza di importanti feat. con Marracash, Coez, Gemitaiz e Noyz Narcos. L’anno seguente pubblica ben due lavori: l’Ep “Young crazy” e il disco “Dio c’è”, mettendo subito in chiaro quelle che sono le sue prolifiche e trasversali doti creative.
Il 2016 è l’anno in cui fonda la sua etichetta discografica, la No Face Agency, con la quale pubblica il suo terzo album in studio “Ragazzi madre”, progetto che consacra il sodalizio con l’amico e producer Boss Doms. Successivamente sigla un contratto con Sony Music e pubblica “Pour l’amour”, disco rivelazione caratterizzato da un unico fil rouge sonoro: la samba trap. Siamo alla seconda svolta.
Fusione di generi che caratterizzerà in modo sempre più importante il suo percorso, a cominciare dal suo debutto sanremese con “Rolls Royce”, la svolta delle svolte. Al Festival spiazza tutti a colpi di rock, classificandosi al nono posto, rivalutando un’immagine che fino a quel momento non era ben chiara al grande pubblico.
Sanremo 2019 è il trampolino di lancio per il suo quinto album “1969”, un lavoro illuminante per l’intero panorama italiano, poiché rappresenta il giusto anello di congiunzione tra la musica del passato e un linguaggio contemporaneo, un mix ipnotico e micidiale. Richiestissimo dal direttore artistico, torna a Sanremo 2020 con “Me ne frego”, pezzo meno incisivo ma iconico. Si classifica ottavo.
Tra ballad melodiche, twist e dance, il presente di Achille Lauro è costellato da sorprese, le sue trovate artistiche spiazzano e colpiscono un pubblico sempre più lobotomizzato da scelte discografiche poco innovative e sempre più ripetitive. L’imprevisto fa parte del suo DNA, così come il contorsionismo musicale che lo spinge a reinventarsi proponendo qualcosa di nuovo. Proprio come Paganini, anche Lauro non si ripete.
La poetica ricorrente e le imprevedibili sonorità
Il segreto del suo successo? Il saper rischiare, senza adagiarsi sugli allori ergendo una villa con piscina nella propria zona di comfort. Prima di chiunque altro, Achille Lauro ha intuito la vera crepa nell’odierno sistema discografico: l’omologazione, il seguire le mode senza lanciarne di nuove. Negli ultimi anni la voglia di sorprendere e meravigliare è stata declassata da una più comoda tendenza a rassicurare, a non rischiare, a dare in pasto alla massa ciò che esattamente si aspetta, per ottenere in cambio sicuri ritorni.
Da questo punto di vista, Laura ha detto no al colesterolo, ma anche a tutto ciò che è scontato e superfluo. A livello di poetica, altro punto fondamentale sono i riferimenti ricorrenti, che ritornano di traccia in traccia, in modo da creare un’unicità dal punto di vista della scrittura. Versi che presi singolarmente possono voler dire poco, ma nell’insieme del percorso e del personaggio assumono un senso, una cifra stilistica chiara e ben precisa. Nulla è lasciato al caso, anche se di primo acchito può sembrarlo.
Achille Lauro si dimostra essere il genio visionario che abbiamo imparato a conoscere in questi ultimi anni, con lui il vecchio diventa nuovo e il nuovo non sa di vecchio. E’ questo suo sparigliare le carte che affascina, perché mescola le poche convinzioni musicali rimaste con l’innovazione, come una sorta di scheggia impazzita in un sistema rodato, ciclico e un filino noioso.
Quando pensi di aver intuito in che direzione stia andando, è che li che piacevolmente ti spiazza. Siamo certi che Achille Lauro non si fermerà qui, che continuerà a navigare a vele spiegate tra generi, affinando ulteriormente la propria scrittura e la propria espressività, realizzando brani più o meno degni di nota, ma sempre all’altezza del suo profondo e versatile estro creativo. Scusate se è poco.
30 canzoni per Achille Lauro | Playlist
- La bella e la bestia (2015)
- Bonnie & Clyde (2015)
- Dio c’è (2015)
- Ora lo so con Marracash (2015)
- Ghetto Dance con Gemitaiz (2015)
- Ascensore per l’inferno con Coez (2016)
- Ragazzi madre (2016)
- Amore mi (2017)
- Non sei come me (2017)
- Angelo blu con Cosmo (2017)
- Purple rain con Gemitaiz e Frenetik&Orang3 (2017)
- Thoiry Remix con Quentin40, Puritano e Gemitaiz (2017)
- Ammò con Rocco Hunt e Clementino (2017)
- Mamacita con Vins (2017)
- Penelope (2017)
- Ragazza di periferia 2.0 con Anna Tatangelo (2018)
- Rolls Royce (Sanremo 2019)
- C’est la vie (2019)
- 1969 (2019)
- Zucchero (2019)
- Je t’aime con Ceoz (2019)
- Delinquente (2019)
- Cadillac (2019)
- Scusa (2019)
- Roma (2019)
- Sexy Ugly (2019)
- 1990 (2019)
- Me ne frego (Sanremo 2020)
- 16 marzo (2020)
- Bam bam twist (2020)
Nico Donvito
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