martedì 3 Dicembre 2024

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“Non avevano ragione i Maya”, per Chiara Galiazzo l’eleganza va a braccetto con la ragionevolezza – RECENSIONE

Tempo di nuova musica per la cantante veneta, fuori con il singolo che anticipa il suo nuovo album

Dopo aver sperimentato nuove sonorità con Pioggia viola e approfondito il suo viaggio melodico con la romantica ballad L’ultima canzone del mondo, Chiara Galiazzo torna a picchettare la sua zona di comfort arredandola con un nuovo interessante capitolo della sua saga musicale. “Non avevano ragione i Maya” è il singolo scelto per accompagnare l’uscita del suo quarto album di inediti, in uscita il prossimo 3 luglio, a tre anni di distanza dal precedente “Nessun posto è casa mia”.

Nella vita, chi prima o chi dopo, ci siamo sentiti un po’ tutti sopravvissuti ad una tempesta, sfidato il nostro destino e rimasti a galla superando la burrasca. In questo pezzo composto da Dario Faini, Alessandro Raina e dalla stessa Chiara, si riflette sul concetto di errore, ovvero la possibilità che le nostre convinzioni possano essere anche infondate, proprio come la celebre profezia dei Maya. Non importa se al centro della questione ci sia la fine del mondo o la conclusione di una storia, a volte ci perdiamo in previsioni e non ci godiamo il presente, pensiamo a che tempo farà domani e non ci accorgiamo nemmeno dell’odierna giornata di sole.

Ciascuno di noi ha il suo 21 dicembre 2012, ovvero la data in cui dovrà fare i conti con qualcosa o più semplicemente con se stesso, le proprie angosce e le proprie paure. Che sia l’inizio o il giro di boa di una relazione, tendiamo a complicarci la vita, a lanciarci in prospettiva, ad immaginarci tutta una serie di ipotetici scenari e di sliding doors, roba che nemmeno gli sceneggiatori di Netflix. Ci proiettiamo in realtà parallele per cercare rifugio e trovare altrove la felicità che, come recita il testo della canzone stessa, è davvero un sistema complesso, del tutto incalcolabile.

Dopo tanto vagare, arriva sempre il momento in cui ci accorgiamo che ciò che ci fa stare bene ce l’abbiamo sotto gli occhi, che non servono voli pindarici e che tutto ciò che non ci va bene lo possiamo migliorare con le nostre mani. Convincersi che una storia possa finire o che possa durare per sempre, in fin dei conti, lascia in entrambi i casi il tempo che trova, perché non è importante la durata delle cose, bensì la sostanza. “Tu sei parte di una parte di me come la pace è il frutto di una guerra” canta con ragionevolezza ed eleganza Chiara Galiazzo, esplorando sonorità contemporanee, senza snaturare la propria identità.

Il messaggio è forte e chiaro, un po’ come il titolo del suo nuovo progetto discografico “Bonsai (come fare le cose grandi in piccolo)”, un invito all’essenzialità, a riscoprire se stessi, senza ridimensionare le proprie ambizioni, bensì alimentandole con un pizzico di sana e propedeutica consapevolezza. Più che pessimisti o ottimisti, dovremmo sforzarci di essere “presentimisti”, concentrare i nostri sforzi e i nostri pensieri su ciò che facciamo e non sulle conseguenze catastrofiche che potrebbero scaturire da una nostra azione.

Seguire un po’ più l’istinto, calcolare qualcosina in meno, tanto se hanno sbagliato i Maya con il loro  elaborato calendario, potrebbe capitare pure a noi di prendere una colossale cantonata. Ben vengano canzoni che ci invitino ad aprirci a questo genere di riflessioni, a metà tra l’esistenziale e il quotidiano. In un’epoca in cui i contenuti stentano a farsi comprendere o ad esistere del tutto, la bellezza di questo brano sta nella potenza del testo, semplice e diretto, al tempo stesso efficace e deciso. Come a dire… il condizionale è un modo verbale, non rendiamolo uno stile di vita.

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Non avevano ragione i Maya | Video

Non avevano ragione i Maya | Testo

Ho sentito dire che
la felicità è un sistema complesso è
un secondo in un giorno, mese, anno
passato tra tutte le tue parole
passato dentro le mie puma nuove
e facciamo colazione a Tokyo
poi compriamo i vestiti a New York
io guido e tu dormi
e ogni sosta è un’uscita di strada e dal mondo
io parlo e tu sogni
poi trascini l’estate al centro dell’inverno
non ti chiedo di più
torniamo a casa ti farò una festa
forse non avevano ragione i Maya
siamo sopravvissuti alla tempesta

Siamo una storia che non finirà
che non finirà
non avevano ragione i Maya

Ti ho sentito dire che
la felicità è guardare il cielo sopra l’ombra
e poi fare l’amore a New York
io guido e tu dormi
e ogni sosta è un’uscita di strada e dal mondo
io parlo e tu sogni
poi trascini l’estate al centro dell’inverno
non ti chiedo di più
torniamo a casa ti farò una festa
forse non avevano ragione i Maya
siamo sopravvissuti alla tempesta

Siamo una storia che non finirà
qualcosa che non finirà
noi siamo quello che non finirà
tutto quello che non finirà
tu sei parte di una parte di me
come la pace è il frutto di una guerra
faccio parte di una parte di te
come l’America e l’Inghilterra
come terra e aria
come terra e aria

Io parlo e tu sogni
poi trascini l’estate al centro dell’inverno
non ti chiedo di più
torniamo a casa ti farò una festa
forse non avevano ragione i Maya
siamo sopravvissuti alla tempesta

Siamo una storia che non finirà
qualcosa che non finirà
noi siamo quello che non finirà
tutto quello che non finirà
non avevano ragione i Maya

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.