venerdì 22 Novembre 2024

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La Zero: “Tutti sbagliamo, soffriamo e alla fine ci ritroviamo” – INTERVISTA

A tu per tu con l’artista campana, fuori ben due singoli ravvicinati intitolati “Occhi” e “Mea Culpa

Un vulcano creativo di idee, così abbiamo imparato a conoscere Manuela Zero, meglio conosciuta con lo pseudonimo de La Zero, prima a Sanremo Giovani 2018 e poi, successivamente, con una serie di bei singoli, tra cui di recente con Abracadabra in duetto con Livio Cori. A distanza ravvicinata di poche settimane, sono stati pubblicati due nuovi brani, intitolati rispettivamente Occhi e Mea Culpa. Abbiamo raggiunto via Skype la cantautrice campana per scoprirne di più.

Ciao Manu, bentrovata. Partirei dal tuo nuovo singolo “Occhi”, cosa racconta?

«”Occhi racconta semplicemente una storia che è finita, racconta quello che resta di un rapporto e che resterà per sempre, da un profumo a uno sguardo. Questo pezzo racconta quello che resta di una relazione d’amore importante e che non andrà mai più via».

Spesso quando si chiude una storia d’amore i ricordi vengono contaminati dai rimpianti e anche un po’ dalla rabbia, come ci si difende da tutto questo? Psicologicamente parlando, secondo te, come si fa a preservare il buono e il bello di un rapporto?

«Guarda, all’inizio credo sia impossibile, poi il tempo aiuta le persone a fare quel salto. Se tu hai amato moltissimo, inizialmente è normale provare sentimenti in contrasto. Il tempo aiuta a vedere il bello che ti ha dato una persona, ma diciamo che è tutto soggettivo, perché ci sono storie che finiscono e due persone rimangono in amicizia, altre per le quali ci vuole un po’ più tempo. Personalmente ho avuto l’esigenza di raccontare questa storia perché, nel mio caso, è finita in un modo bello, ci siamo abbracciati e ci siamo detti che non poteva funzionare».

Altra bella notizia, è ufficiale, possiamo dirlo, sei tra le finaliste di Musicultura 2020 con il brano “Mea Culpa”, un pezzo a cui sei molto legata, a cui hai sempre creduto molto…

«Sono molto contenta perché questa canzone rappresenta il mio progetto in pieno, sia per quanto riguarda la produzione ma anche per quanto concerne il messaggio. Non sarebbe dovuto uscire come terzo singolo, ma la notizia del passaggio in finale a Musicultura ha cambiato i nostri piani, ne sono felice perché si tratta davvero del pezzo che mi rappresenta di più. Ci sono tanti motivi dietro, l’ho scritto pensando alla mia infanzia, alla mia storia, alla mia terra. All’interno c’è tutto, c’è Napoli, ci sono le mie origini, ma alla fine credo che parli un po’ di tutti noi, in più è tratta da una novella di Giovanni Verga. A me piace pensare che “Mea Culpa” sia il viaggio di tutti noi, che sbagliamo, soffriamo e alla fine ci ritroviamo».

Già altre volte abbiamo parlato di quella parte d’infanzia che fa parte di noi, che tu hai perfettamente musicato sia in “Nina è brava” che in “San Lorenzo”. In questo momento storico abbiamo un po’ tutti abbassato le nostre difese e siamo forse tornati un po’ bambini. Se dovessimo trovare dei lati positivi in questa situazione, in cosa li individueresti? Quali sono i tuoi pensieri felici in questo periodo così difficile?

«Il primo è che i miei genitori stanno bene, si sono da poco trasferiti in una casa con una terrazza che da sul mare. Quindi, in primis, il pensiero è per mia madre e di mio padre che hanno trovato finalmente una loro serenità e che si stanno riposando: sono entrambi lavoratori e questa quarantena li ha portati necessariamente a fermarsi, a prendersi una pausa. Mi piace l’idea che i miei genitori per un po’ di tempo se ne stiamo tranquilli, rilassati, dopo una vita di sacrifici. In secondo luogo, ho imparato a cucinare (sorride, ndr) insomma mi sono data anche io una pausa, ho riscoperto persone che non sentivo da tempo».

Per concludere, quale impatto emotivo credi che avrà tutto questo sulle nostre vite? Ne usciremo davvero migliori come dicono?

«Secondo me no (sorride, ndr), nel senso che questa è una situazione molto pericolosa, ne stiamo uscendo tutti distrutti, in particolar modo noi artisti. Sento quotidianamente diversi colleghi, amici musicisti e attori, perché siamo un settore che non riprenderà subito. Tutta questa storia dei concerti in streaming e del drive in è veramente triste, dunque, ne usciremo migliorati di cosa? Forse migliorati perché ci siamo presi una pausa e abbiamo capito delle cose, ma poi dopo? Praticamente la situazione è complessa, se resta questa».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.