venerdì 22 Novembre 2024

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“L’amore muore” consolida il pop d’autore di Biagio Antonacci – RECENSIONE

Il cantautore milanese lancia il quarto estratto dal suo ultimo disco di inediti “Chiaramente visibili dallo spazio

Tra gli artisti più coerenti e riconoscibili del panorama discografico nazionale spicca il nome di Biagio Antonacci, estemporaneo e fedele a se stesso, alla propria cifra stilistica e alla propria storia, al punto che risulta difficile mettere in ordine cronologico le sue opere, essendo tutte proiettate sulla sua penna e sul suo modo di interpretare. Non c’è un album che delude o che si estranea dall’intero discorso, ciascun progetto è una tessera che si incastra creando un mosaico senza tempo, questo può rappresentare un vantaggio in un’epoca in cui si fa a gara a chi cambia più velocemente, a chi sorprende più il pubblico.

Il cantautore milanese, invece, tende a rassicurare i propri ascoltatori, proponendogli cose nuove ma con il proprio linguaggio e il proprio sound, esattamente come accade nel nuovo singolo “L’amore muore”, traccia d’apertura del suo quindicesimo lavoro in studio Chiaramente visibili dallo spazio, pubblicato lo scorso novembre, dal quale sono stati già estratti Ci siamo capiti male“, “Ti saprò aspettare e Per farti felice. La vita di questo disco prosegue con uno dei pezzi di maggiore impatto, evocativo e concreto al tempo stesso, un brano per certi versi profetico, che riassume questo complesso e particolare momento.

“Esserci, tutto sommato è sempre meglio esserci, con la testa o solo con l’ipotesi” scrive e canta Antonacci, in un periodo storico votato al protagonismo, con i bar che fanno la politica ed esempi sempre meno utili, tutto questo riecheggia come un inno alla sacralità della vita, come un nuovo carpe diem o un nuovo dubbio amletico 2.0 in cui, senza troppi giri di parole, si stabilisce che l’essere prevarica sempre sull’apparire. D’altronde Biagio è sempre stato un attento osservatore delle relazioni e dei sentimenti umani, scrutatore di ogni nostro singolo dubbio e ogni nostra piccola contraddizione.

Negli anni è riuscito nel complicato intento di rendere la canzone d’autore più pop e viceversa, senza mai scadere nella retorica scimmiottando se stesso e il proprio passato. A più di trent’anni di distanza dal suo esordio discografico con Sono cose che capitano, resta un punto fermo, una delle scialuppe di salvataggio su cui poter contare, una certezza qualitativo-espressiva che continua ad imporsi come una dignitosa alternativa agli ascolti di oggi. Segno di una sempreverde capacità compositiva, che continua ad ardere alla stregua del sacro fuoco dell’arte, come a dire: “accendi un cero che l’amore muore”.

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L’amore muore | Audio

L’amore muore | Testo

Esserci tutto sommato e sempre meglio esserci
con la testa
o solo con l’ipotesi
c’è poco spazio tra la vita e il sogno
accendi un cero che l’amore muore
perché ci sono troppi detti inutili
in questi bar che fanno la politica
ci sono esempi sempre meno utili
accendi un cero che l’amore muore
sempre notte giorno
sempre poco sonno
sempre case in fiamme
sempre gente che ti ascolta
se ti guardi dentro
sei un uomo senza più una cura

Non l’hai capito che l’amore muore
non l’hai capito che l’amore muore
non l’hai capito che l’amore muore
non l’hai capito che l’amore muore
muore
non l’hai capito che l’amore muore

Esserci tutto sommato hai chiesto scusa poco
hai fatto i conti simulando perdite
hai fatto pace senza occhi ludici ma
non hai capito che l’amore muore
se ti guardi dentro
sei un uomo senza più una cura

Non hai capito che l’amore muore
accendi un cero che l’amore muore
non l’hai capito che l’amore muore
non l’hai capito che l’amore muore
è questa l’avventura

Come stai
è tanto che ti scrivo che ti scrivo da quest’angolo
di questo paradiso detto Africa
è qui che ho ritrovato la mia anima
è qui come con mio padre parlo a Dio

Non l’hai capito che l’amore muore
non l’hai capito che l’amore muore

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.