venerdì 22 Novembre 2024

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Lodo Guenzi e il vaso di Pandora nel quale riversano i mali del mondo

Analisi sulle polemiche che hanno seguito l’annuncio del nuovo giudice di X Factor, preso di mira sui social

A una settimana dall’annuncio ufficiale di Lodo Guenzi come sostituto di Asia Argento dietro al bancone della dodicesima edizione italiana di X Factor, il frontman de Lo Stato Sociale continua a ricevere attacchi gratuiti e sterili. La sua colpa? Quella di aver inciso all’interno del disco “Amore, lavoro e altri miti da sfatare” del 2017, un brano intitolato “Nasci rockstar, muori giudice ad un talent show“. Accusato di incoerenza e di alto tradimento dell’indie, siamo proprio sicuri che la reale ipocrisia sia questa? Far finta che questo genere di programmi siano l’unica rampa di lancio per la musica in Italia, oggi, è un po’ come negare l’evidenza. L’obiettivo di qualsiasi (o quasi) cantante è il successo, calcare l’onda di un momento particolarmente fortunato non può essere considerato un reato, semmai una strategia.

Lodo Guenzi è soltanto l’ultima vittima di un sistema che non fa sconti a nessuno, che prima ti osanna e poi ti condanna. Si passa con facilità dai favori della critica alle critiche vere e proprie, attraverso un canale che dimostra di essere sempre più spietato: il web. La rete non dimentica e non perdona, anzi ripropone vecchie dichiarazioni sortendo lo stesso effetto di un’indigesta peperonata: «Il problema di X Factor è il modello educativo che propone in un meccanismo tv dove il talento viene svilito per lo spettacolo ed emergono sempre il bel canto o i fregni. Il valore e la preparazione passano in secondo piano» raccontava soltanto qualche mese fa. Frasi che hanno destato l’ira dei soliti leoni da tastiera, che non hanno mancato di inondare i social network del cantante, definendolo “venduto” e “ipocrita”.

Dal canto suo Guenzi ha risposto con la solita ironia esprimendo la propria opinione a riguardo: «Quello come giudice è l’unico provino che avrei potuto passare ad X Factor. A ventidue anni ho visto Morgan in tv rispondere a una ragazza che rifiutava un giudizio negativo sostenendo di saper cantare. Lui rispose: vedi, tu canti meglio di Lou Reed… ma io preferisco Lou Reed. Credo di essermi appassionato di musica in quel momento, e credo che quello sia il motivo per cui alla fine ho passato sei anni sui palchi. L’idea che ci siano tante strade per far arrivare la propria voce, bella o brutta, al cuore della gente mi fa sentire libero. X Factor è una strada molto veloce, molto pericolosa ma molto illuminata, attraversata da ragazzi che hanno grande talento e la P da neopatentati al vetro. Spero li aiuti avere accanto uno che alle autostrade ci è arrivato dopo provinciali, statali e sentieri sconosciuti. Che poi nella realtà io non ho la patente, ma mi piaceva la metafora. Da sempre la nostra vocazione è portare un’alterità nel sistema, non fare gli eremiti che parlano solo “a chi se lo merita”. Dai baretti ai palasport, dalle radio locali a Sanremo, se sai chi sei puoi andare ovunque. Senza smettere di indagare i paradossi che il voler parlare liberamente ma al contempo a tanta gente porta con sè, come quando scrissi tre anni fa nasci rockstar muori giudice a un talent show. È uno dei miei pezzi preferiti e non se l’è cagato nessuno, ora spero diventi un po’ più famoso. Credo che Asia sia stata bravissima e ho la fortuna di ereditare una squadra splendida scelta da lei, e qualsiasi cosa succeda di buono rimarrà fondamentalmente merito suo. Il grazie più grande va ad Albi, Bebo, Carota e Checco, la mia band, i miei amici, che anche in questo caso mi hanno sostenuto. Si comincia, siate con me. Sarà bello».

A sua difesa, tra l’altro, c’è da sottolineare che si è trattato della scelta più politically correct possibile, dato che il cantante emiliano ha contribuito alle scelte finali di Asia Argento in qualità di ospite degli Home Visit, che andranno in onda il prossimo 19 ottobre, per debuttare ufficialmente da giovedì 26 ottobre con i Live Show. Una decisione che ha tenuto conto della gara e ha tutelato i concorrenti, rimasti orfani del proprio giudice, tutto sommato giusta e rispettosa, la migliore che si potesse prendere dopo l’addio dell’attrice romana. Ma l’Italia, si sa, è un Paese di tecnici calcistici che dichiarano di non voler mai andare ad allenare la Juventus e che, puntualmente, si ritrovano a sedersi sulla panchina bianconera. Siamo un popolo di santi, poeti, navigatori in continua contraddizione, facciamo a gara a chi salta più in fretta sul carro dei vincitori e ci meravigliamo/indigniamo quando lo fa qualcun altro. Ci divertiamo ad andare a caccia di streghe e capri espiatori, senza comprendere che solo gli stupidi non cambiano mai opinione. In questo momento, Lodo Guenzi rappresenta il vaso di Pandora nel quale riversano i principali mali del mondo, un po’ come lo era la stessa Asia non appena scoppiato lo scandalo, prima che venissero trasmesse le audizioni. Il pettegolezzo è una ruota che gira, variabile come le previsioni meteorologiche prima di una gita fuori porta, oggi c’è il sole, mentre domani un presunto temporale con qualche possibile rovescio.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.