A tu per tu con il giovane cantautore ragusano, fuori con il nuovo singolo intitolato “Gorilla“
Tempo di nuova musica per Nico Arezzo, artista classe ’98 che abbiamo notato e apprezzato ai provini dell’undicesima edizione italiana di X Factor, ai casting di “Amici“, come vincitore del Festival Show 2017 e come semifinalista di Sanremo Giovani 2019. Lo ritroviamo in occasione dell’uscita del singolo “Gorilla”, in radio a partire dallo scorso 10 luglio, un brano potente a livello di sound, coinvolgente e divertente.
Ciao Nico, bentrovato. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Gorilla”, che sapore ha per te questo pezzo?
«Ha un sapore fresco, perché negli ultimi mesi siamo stati un po’ obbligati a pensieri pesanti, a fermarci e riflettere su cose importanti, a chiuderci in noi stessi. Ad un certo punto arriva il momento in cui hai bisogno di una birretta in spiaggia con gli amici, “Gorilla” è proprio questo, qualcosa per niente di spessore che, in determinate situazioni, può risultare essenziale».
Un brano con cui avevi partecipato alle selezioni di Sanremo Giovani nel 2018, arrivando tra i sessanta semifinalisti, mentre lo scorso anno sei arrivato tra i 24 finalisti con “Volo”. Personalmente ho sempre apprezzato più “Gorilla” e sono contento che sia uscito d’estate, che forse è la sua collocazione ideale. Come si è evoluto nel tempo questo pezzo?
«Sì, è un pezzo che avevo nel cassetto da qualche anno, per certi versi era diventato per me qualcosa di inascoltabile, pur comprendendo la potenzialità dell’inciso. Così ho deciso di riscrivere le strofe, lavorare nuovamente all’aspetto musicale, per rappresentare in qualche modo la mia crescitaa. In più è cambiata la squadra che lavora con me, per cui mi sento di ringraziare Ignazio Boschetto e il grande “boss” Michele Torpedine, entrambi hanno creduto in qualcosa che non c’era, investire su qualcosa che ancora non esiste non è da tutti, loro hanno avuto questo coraggio».
Hai definito “Gorilla” una buona miscela di groove, ignoranza e un po’ di senape. Scusa… ma in che senso?
«Te la spiego (ride, ndr). “Groove” perché è quello che sento, quando mi chiedono che genere faccio l’unica parola che riesco a tirare fuori è questa, perché rappresenta una costante nella mia musica. “Ignoranza” perché lo considero il termine più appropriato, anche se quello più elegante potrebbe essere spensieratezza, ma se lo vogliamo portare tra le persone al linguaggio dei ragazzi possiamo parlare di una buona e sana ignoranza. “Senape”, infine, perché non si sa bene se piace o no, se è piccante o no, se vai ad analizzare qualche frase del pezzo c’è anche un pizzico di critica politica (“il nord diventa sud se giri la cartina… forse era meglio prima”, ndr), proposto volutamente in maniera sottile e velata».
Nonostante la tua giovanissima età, hai solo ventuno anni, rivedo nel tuo modo di scrivere un certo stile. Per quanto ti riguarda, pensi di aver raggiunto già un’identità artistica ben precisa o semplicemente ne sei ancora alla ricerca?
«E’ sicuramente meglio di prima e sarà sempre così, un crescendo. Inizialmente ho avuto difficoltà, perché hai necessità di trovare una tua penna, altrimenti resti un interprete basando tutto sul tuo timbro. Oggi credo di essere arrivato a un buon punto testuale, posso ancora migliorare a livello musicale e melodico, si può aggiungere ancora qualche sfumatura per rendere il tutto ancora più personale. “Gorilla” è un pezzo scritto più di due anni fa, un mix tra quello che c’è stato e quello che c’è adesso, i prossimi brani faranno parte della fase successiva, spero che le persone si accorgano di questa crescita, perché l’originalità è l’elemento più importante per un artista».
Quali sono i tuoi progetti in cantiere? Considerato il proverbio “non c’è due senza tre”, riproveresti Sanremo Giovani?
«Sto lavorando a tante cose nuove, si conosce poco di me, ci sono state “Volo” e “Gorilla”, ma ho in serbo canzoni ancora più personali. La cosa che più mi affascina dei pezzi che ho scritto in questi anni è che mettono in luce il mio carattere, mi raccontano dettagliatamente. C’è da aspettarsi sicuramente un posto strano, dove ci sono pensieri particolari, il tutto accompagnato dal groove che mi caratterizza. Riguardo Sanremo Giovani, confesso di avere un brano che mi piace tanto, ma che non reputo ancora perfetto. Sicuramente in futuro ci sarà un terza prova, non so dirti se sarà quest’anno, l’anno prossimo o l’altro ancora, però è un esperienza che mi piacerebbe ripetere col pezzo giusto».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«Sembra banale, ma vorrei che la mia musica arrivasse a tutti. Non mi interessa chi la ascolta, l’importante è che chiunque vorrà farlo se ne prenda cura, che entri nella mia testa e non faccia troppo disordine».
Nico Donvito
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