venerdì 22 Novembre 2024

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Simone Barotti presenta il singolo “A cuore spento” – INTERVISTA

Dal 27 ottobre in rotazione radiofonica il brano che accompagna l’uscita dell’EP dell’artista romano

Tempo di nuova musica per Simone Barotti, cantautore classe ’79 che ha da poco pubblicato il suo secondo album “Nel disordine che c’è”. Cinque tracce inedite, tra cui spicca un piacevole featuring con la giovane e talentuosa Ambra Martinelli, che segnano questo gradito ritorno a tre anni di distanza dal suo esordio discografico. In occasione del lancio del singolo “A cuore spento”, abbiamo incontrato l’artista che ci ha raccontato l’evoluzione di questo progetto, ripercorrendo con noi le tappe fondamentali della sua carriera.

Ciao Simone, partiamo dal tuo nuovo singolo “A cuore spento”, com’è nato e che tappa rappresenta per il tuo percorso artistico?

«’A cuore spento’ racconta lo stato d’animo di chi ha vissuto la malattia o la perdita di una persona cara. È un brano a cui tengo molto e che si completerà con il video che è in uscita in questi giorni. Parlare di un argomento così delicato non è stato semplice. Ma la musica si sa, aiuta!».

Il brano segue il successo del precedente singolo “Nel disordine che c’è”, che la scorsa estate ha ottenuto un buon successo commerciale e ha attirato l’attenzione del pubblico. Come stai vivendo questo momento?

«Sono molto felice! Soprattutto perché questo disco e questi brani che abbiamo scelto per la promozione segnano il mio percorso musicale in un modo che mi piace molto. E’ tutto come volevo. Dagli arrangiamenti ai video che abbiamo realizzato. Sono soddisfatto e vedere la risposta positiva di chi ascolta è molto gratificante».

Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come è nata la tua passione per la musica?

«Ho sempre avuto la passione per la musica. Scrivere e cantare sono due importanti modi per esprimermi. Ho iniziato con un mio amico chitarrista a fare sul serio. Poi ho studiato ed infine ho avuto la fortuna e la possibilità di concretizzare pubblicando due album. Il primo nel 2014 ed il secondo quest’anno».

Quali artisti o generi musicali hanno ispirato e accompagnato la tua crescita artistica?

«Bjork, Niccolò Fabi e Mietta. Potrei sembrare bipolare. Ma questi tre artisti a loro modo hanno caratterizzato molto il mio modo di scrivere e di approcciarmi alla musica».

Come valuti l’attuale situazione discografica italiana?

«Non la valuto. So solo che è tutto estremamente complicato e noioso. Sarebbe bello poter riuscire ad arrivare alla gente in modo più semplice e senza tante sovrastrutture. Alla fine fare un disco è la cosa più semplice. Riuscire a farlo ascoltare e diffonderlo difficilissimo».

Credi che il mondo di internet aiuti gli artisti a farsi conoscere o, data la massiccia sovraesposizione di proposte, abbia contribuito alla crisi del mercato discografico?

«Internet aiuta. Ma per farsi davvero conoscere servono ancora le radio. E qui potremmo stare a discuterne per giorni…».

A quale tua canzone ti senti maggiormente legato?

«Quale figlio ami di più? È come fare questa domanda ad un padre. Diciamo che con alcune vado più d’accordo. ‘A cuore spento’ e ‘Nel disordine che c’è’ sono tra queste».

Se potessi “rubare” una canzone a un tuo collega, quale sceglieresti?

«Sceglierei ‘Parlami d’amore Marià’ che era la canzone dei miei nonni. È un brano dolcissimo ma di grande forza. La suono sempre nei live che faccio. L’abbiamo riarrangiata in chiave rock…».

Quali sono i tuoi progetti per il futuro e/o sogni nel cassetto? Ci sono artisti con il quale ti piacerebbe collaborare?

«Io vivo di progetti per il futuro. Poi bisogna vedere quali si riescono a realizzare. Ma l’emozione è averne. Come il ‘Sabato del villaggio’! La forza è lì! Vorrei collaborare con artisti molto distanti musicalmente da me. Sarei curioso di vedere cosa ne esce».

Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?

«Vorrei piuttosto sapere quali messaggi il pubblico carpisce dalla mia musica. La cosa più bella e libera che si possa fare è rendere proprio un brano dandogli il significato che in quel momento ti fa battere il cuore. Fate vostre le mie canzoni! Sarebbe il regalo più grande!».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.