Riparte il talent show di Rai Due, giunto alla sua sesta stagione italiana, sulle poltrone girevoli debuttano Gigi D’Alessio, Elettra Lamborghini, Guè Pequeno e Morgan
Dov’è che eravamo rimasti? Ah sì: Elhaida Dani, Suor Cristina, Fabio Curto, Alice Paba e Maryam Tancredi, questi i nomi dei cinque artisti che compongono l’albo d’oro dei vincitori di The Voice of Italy. Diciamolo, nessuno di loro ha ancora lasciato un segno tangibile nel mercato discografico del nostro Paese, almeno fino a questo momento, soprattutto in paragone con altri talent show decisamente più prolifici. Un fenomeno abbastanza inspiegabile, dato il grande successo riscosso nel mondo e l’originalità del format, soprattutto nella prima fase delle “audizioni al buio”. Si è molto parlato di questo aspetto, al punto da cancellare veder scomparire e poi riapparire lo show dai palinsesti, ma è importante sottolineare che lo scopo della trasmissione è quello di lanciare talenti, tutto il resto spetterebbe alle discografiche, anche se mamma Rai potrebbe spingere mediatamente di più i propri “figli” e, a giudicare dalle prime dichiarazione, pare che la missione di questa sesta stagione sia proprio questa.
La rivoluzione del programma parte dalla conduzione con l’atteso ritorno in Rai di Simona Ventura, dopo aver condotto programmi musicali come Music Farm, il Festival di Sanremo 2004 e ricoperto il ruolo di giurata di X Factor per ben cinque edizioni. Un cast nuovo di zecca anche per quanto riguarda i quattro coach: il cantautore partenopeo Gigi D’Alessio, la fuoriserie del reggaeton Elettra Lamborghini, the king of hip hop Guè Pequeno e il gran visir dei talent show Morgan, entrato nel Guinness dei Primati per aver vinto il maggior numero di edizioni di X Factor al mondo, cinque su sette partecipazioni.
Un quartetto sulla carta molto variegato, che non mancherà di dispensare sorprese, così come il meccanismo in parte rinnovato e decisamente più snello: delle otto puntate ben cinque saranno dedicate alle Blind Auditions, una alle Battle, una ai Knockout più la serata conclusiva del 4 giugno. Da 100 aspiranti concorrenti si passerà a quota 24, per poi dimezzare a 12 e concludere con i 4 finalisti, uno per ciascun team. Il pubblico da casa, mediante il televoto, decreterà il vincitore dell’edizione 2019 di The Voice of Italy, che si aggiudicherà un contratto discografico in esclusiva con Universal Music Italia. Per scoprire il livello del talento di quest’anno, non ci resta che sintonizzarci questa sera, martedì 23 aprile, a partire dalle ore 21.20 su Rai Due.
The Voice Of Italy | La conferenza stampa
The Voice Of Italy | La parola ai quattro coach
«Amo la musica – rivela Gigi D’Alessio – per me la voce è l’emozione che deve arrivare, tutto parte da lì. La mia è stata una voce che è arrivata fortunatamente a tanti, forse proprio perché non è arrivata dalla mattina alla sera, ci sono stati anni di studi e di gavetta, sono un artista che ha subito tutti i tipi di preconcetti, resisto ed esisto perché mi ha sempre votato e premiato il pubblico. Noi cantautori abbiamo una grande responsabilità, possiamo anche cambiare la vita a qualcuno, a me personalmente Claudio Baglioni, Lucio Dalla e Pino Daniele me l’hanno cambiata. L’importante è riuscire a capire chi veramente viene a The Voice per donare se stesso agli altri, perché amare la musica è un conto, ambire al successo un altro. Sono nato in un quartiere difficile, avrei potuto prendere tante strade, forse anche qualcuna sbagliata. A me la musica ha salvato la vita, perché la musica è vita».
«Sono preparata ai commenti delle persone sui social – rivela Elettra Lamborghini – a chi è già pronto a giudicare la mia presenza nel ruolo di coach a soli ventiquattro anni. Sicuramente chi è pronto a sparare le sue sentenze non sa quanto io abbia lavorato per arrivare fino a qua, ma non è poi nemmeno così importante, lascio che a parlare siano i numeri al posto mio. Dicono che sia la “latin queen” italiana, effettivamente sono tra le prime ad aver portato il reggaeton nel nostro Paese, a cantare in spagnolo pur non essendo di madre lingua ispanica. Sono dell’idea che le cose vadano fatte per primi e bene, sin da piccola volevo fare la cantante, anzi ero certa di riuscirci, tutto quello che ho ottenuto sapevo già che sarebbe accaduto nella mia vita. Sento che il ruolo di coach sia adatto a me, essere l’unica donna è una responsabilità maggiore, ma sono caricatissima e piena di entusiasmo».
«Sono nato pronto – afferma Guè Pequeno – mi autodefinisco un musicista rap che ha sempre sognato di fare questo tipo di musica, essendo innamorato della cultura street e urbana sin dall’adolescenza. Quello che mi ha fatto innamorare di questo genere era la sincerità del testo, il concetto di poter dire ciò che si vuole, attraverso i miei versi vomito la mia anima. Non sono mai stato un “rapper paraculo”, non ho mai cercato un messaggio forzato, avverto tra i giovanissimi troppa smania di successo, forse perché è molto più facile ottenerlo adesso rispetto ai miei esordi. In questa avventura voglio portare tutto quello che ho imparato dalla mia esperienza personale e il mio essere onesto, sincero sia con me stesso che con gli altri, senza filtri o limiti, cercando di trovare qualcuno che spacchi seriamente. Sarà dura, io ce la metterò tutta, speriamo bene!».
«Molte volte perdo la voce – racconta Morgan – la voce è la prima cosa che si indebolisce se si vuole togliere potere a chi vuole usarla per difendere le leggi dell’arte. La voce è un po’ come la voglia di dire qualcosa e si perde, un po’ come la libido, ci sono epoche in cui c’è ed epoche in cui se ne va. L’uomo è da considerarsi tale da quando ha la voce, da quando ha la possibilità di cantare, prima c’era solo un gran movimento, possiamo dire che l’essere umano ha conquistato le sue grandezze grazie alla parola scritta, ma anche a quella cantata. Quando troveremo una voce a cui dare valore, farò tutto quello che è in mio possesso per far sì che questa voce possa parlare. A me piacerebbe molto poter avere una squadra di cantanti tutti strani, per stranezza io intendo originalità, personalmente vorrei dare una chance a coloro i quali non sono soliti navigare nel mare della conformità».
Nico Donvito
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