Le interviste agli ospiti della quinta edizione della manifestazione canora dedicata ad una delle più grandi interpreti della musica leggera italiana.
Una serata ricca di emozioni che ha coinvolto il pubblico milanese del Teatro Nuovo, presente allo spettacolo “Buon Compleanno Mimì”, organizzato dall’Associazione Culturale Minuetto e da Leda Bertè. Un omaggio all’indimenticata Mia Martini (di cui abbiamo tracciato un nostro personale profilo qui), artista di indefinibile talento che lo scorso 20 settembre avrebbe festeggiato il suo settantesimo compleanno.
Tra le esibizioni della serata-evento più sentite e più apprezzate dal pubblico quella di Loredana Errore, ormai una veterana di questa manifestazione, che ci ha spiegato cosa rappresenta per lei questo appuntamento: «Mia Martini rappresenta da sempre per me un grande spunto di ascolto e una forte ispirazione musicale, il mio legame con lei è innato e va oltre la musica. Pur non avendola mai conosciuta ho sempre voluto bene a questa donna e a questa artista, oltre all’ammirazione provo per lei un’indescrivibile affetto. Sin da bambina ho sempre provato un amore incondizionato nei confronti di questa donna, oltre che della sua storia».
Quale eredità ha lasciato secondo il tuo punto di vista alle cantanti della tua generazione?
«Sicuramente la forza della vita, a prescindere da tutto. Lei è una testimonial al femminile della musica italiana, è sempre stata ascoltata e tramandata da madre in figlia. E’ molto bello che persone giovani si avvicinino alle sue opere, che fanno parte del nostro patrimonio artistico. Questa sera canto ‘Lacrime di Marzo’, un brano poco conosciuto scritto da Claudio Baglioni nel 1971».
Avverti nei suoi confronti un punto di contatto che in qualche modo pensi vi possa unire idealmente?
«Entrambe abbiamo avuto le nostre difficoltà, anche se io di natura sono un’eterna felice e rispondo sempre col sorriso alle avversità, trasformando le difficoltà in punti di forza. Credo che l’altruismo e la sensibilità umana ti portino inevitabilmente ad avvicinarti a certe storie, anche quando non ti riguardano da vicino. La mia sensibilità mi ha portato in maniera incosciente ad attaccarmi a lei, senza alcuna logica spiegazione».
Protagoniste anche Greta Manuzi, Laura Bono, Verdiana Zangaro e Roberta Pompa, alias Le Deva, che ci hanno concesso una sentita e divertente breve video-intervista.
Da un gruppo emergente al giovane cantautore Il Cile, che ci ha spiegato la scelta dei suoi due brani: «Di Mia Martini canto ‘E non finisce mica il cielo’, un brano di Ivano Fossati proposto al Festival di Sanremo nel 1982, dal quale è nato il Premio della Critica che oggi porta il suo nome. Il suo grande merito è stato quello di interpretare brani di autori importanti, portando il livello dell’interpretazioni in modo paritario alla qualità dei testi e delle musiche. Come mia canzone, invece, ho scelto il mio nuovo singolo ‘Buttami via’, attualmente in rotazione radiofonica, una delle canzoni a cui sono molto legato».
Proprio come Mimì, nel tuo ultimo album affronti i tuoi demoni e le tue fragilità…
«Dal mio punto di vista lei è stata un’anima sensibile, in qualche modo schiacciata dalla sua fragilità, la stessa in cui mi rivedo anche io, sotto diversi aspetti che ho raccontato nel mio ultimo album ‘La fate facile’. Per quanto mi riguarda, fare dischi è il principale motivo per dissipare i pensieri, ci si concentra sul lavoro dimenticando i momenti meno piacevoli».
Conclude questa nostra lunga e piacevole giornata Alice Paba, la più giovane del cast, che ha tentato di spiegarci cosa rappresenta personalmente per lei Mia Martini: «E’ una domanda alla quale non so davvero rispondere, perché per me è, oltre che la mia cantante preferita, un modello da seguire: quando canto le sue canzoni avverto una strana sensazione, come se provassi le sue emozioni e sentissi quello che voleva comunicare, un’impressione davvero assurda che non mi è mai capitata con nessun’altra artista».
Mimì non è mai stata una cantautrice, ma il suo modo di interpretare la rendeva credibile proprio come se quelle parole le avesse scritte lei…
«Assolutamente si… e questa è una capacità che hanno soltanto i grandi artisti che mettono il cuore in tutto ciò che cantano. Quando ascolto ‘La nevicata del ’56’ mi lascio trasportare dai suoni e dalle immagini, mi vengono i brividi e mi sento come una bambina dietro ad una finestra che guarda il paesaggio innevato di Roma».
Nico Donvito
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