Intervista al cantautore per il suo nuovo progetto
Nuova proposta musicale per quanto riguarda il nostro spazio dedicato alla buona musica italiana emergente. Per questo nuovo appuntamento abbiamo scelto di raccontarvi il nuovo progetto di Luca Bassanese dal titolo Colpiscimi felicità, uscito lo scorso 12 maggio per Buenaonda Etichetta Discografica/The SAIFAM Group. Abbiamo raggiunto telefonicamente Luca per farci raccontare ogni dettaglio riguardante a questo interessantissimo progetto che viaggia tra contemporaneità e cantautorato più puro.
1) Partiamo da il tuo ultimo album d’inediti uscito circa un mese fa e che porta per titolo “Colpiscimi felicità”. Che cosa rappresenta per te e per il tuo percorso questo traguardo importante?
Per me realizzare un nuovo album da dieci anni a questa parte significa scandire un mio percorso di vita umano e artistico. È con questo spirito che utilizzo la musica e più precisamente la canzone, per raccontare storie, incontri e momenti di vita personali che per me hanno un significato molto importante, che voglio condividere.
2) Il titolo dell’album suona come molto coraggioso per il momento storico che stiamo vivendo attualmente. Decine e decine di pensatori nella storia dell’umanità si sono interrogati su che cosa sia davvero la felicità e se sia raggiungibile appieno. Tu che idea ti sei fatto in proposito?
Il titolo Colpiscimi felicità è un’invocazione, credo ci voglia un atto di fede laico per giungere almeno a sfiorare oggi questo sentimento, lasciarsi ingabbiare dalle paure quotidiane è molto facile e comprensibile per questo ci serve invocare la felicità come fosse un’entità astratta, una dea che può venirci incontro se solamente crediamo in lei. Non basta la ragione e per questo l’arte che è logica, passione, fisicità e amore, completezza dell’essere umano può aiutarci in questo anche attraverso la musica.
3) Musicalmente parlando un tema complicato come questo si lega spesse volte nel tuo album ad un suono fresco, spassionato, spensierato quasi a voler comunicare che la felicità è sinonimo di leggerezza. Altrettante volte, però, rincorrono nei testi temi sociali importanti: come riesci a trovare il giusto equilibrio tra questa spensieratezza ed il peso specifico importante di ciò che proponi testualmente?
Cerco di creare questo equilibrio non restando immobile ad attendere la felicità ma provando a sbattere continuamente contro la realtà con la fiducia che negli anfratti dell’esistenza prima o poi possa apparire quella luce necessaria ch’io son convinto risponda al nome di felicità. Per quando riguarda la parte musicale credo che le parole giuste possano arrivare se trasportate senza rabbia attraverso la consapevolezza.
4) nella presentazione del tuo progetto dici “la felicità in fondo è anche la passione di un sogno condiviso con chi si ama e con il mondo”: una sentenza che evidenzia il carattere fondamentale dello stare insieme, cosa non sempre facilissimo. Pensi che la musica possa in qualche modo aiutare a superare le barriere che, in questi giorni, risultano sempre più imponenti tra i popoli?
Se si dialogasse attraverso il linguaggio della musica non vi sarebbero conflitti, lo so, può sembrare una cosa assurda ma il dato di fatto è che sul palco tu puoi portare qualsiasi strumento e suono ed è l’armonia a decidere se tutto va nella giusta direzione. La musica è integrazione perchè i popoli da secoli dialogano attraverso ad essa, l’arte in genere è integrazione quando alla base c’è l’affamato desiderio di aprire gli occhi e l’anima difronte alla bellezza. Nella musica non ci sono dubbi nel deliberare una nuova legge perché è l’armonia a decidere per noi. Se dovessimo paragonarla ad una forma di pensiero sociale definirei l’armonia con il nome di sostenibilità.
5) Leggendo la presentazione dei singoli brani di questo disco e ascoltando le canzoni spesse volte ritorna in concetto della nudità di fronte all’ascoltatore: l’atto dello svestirsi, metaforicamente e fisicamente, sembra diventare quasi un obbligo morale per te artista. È così? E perché attribuisci così tanta importanza a questo gesto che sta ad indicare un concedersi totalmente senza freni e barriere?
Non sento l’esigenza di nascondermi perchè fortunatamente in questo momento della mia vita sento di avere gli strumenti per difendermi ma soprattutto credo che il rischio sia molto più basso del risultato che si ottiene nel mostrarsi agli altri per quello che si è con le proprie debolezze e i propri desideri, con i sogni a portata di mano da non chiudere mai in un cassetto ma da portare con se come amici fedeli
6) Se dovessi consigliare un brano di quest’album ad un ascoltatore che non ha ascoltato un tuo brano per quale opteresti senza considerare logiche discografiche e radiofoniche?
Uno dei brani che rappresenta maggiormente il percorso fatto fino ad oggi sempre assieme a Stefano Florio mio coautore e produttore è sicuramente “Canto Sociale”. In quel brano c’è una sorta di manifesto delle intenzioni, il senso primario per noi di fare musica e parola.
7) Se avessi potuto rubare un brano della storia della musica italiana che avresti voluto scrivere o cantare tu quale sceglieresti e perché?
Ce ne sarebbero tanti, la scuola dei cantautori ci ha regalato perle meravigliose, ma credo che fondamentalmente siamo il risultato del nostro passato quindi stiamo già rubando tutti da secoli e secoli, da Bach, da Beethoven, da Mozart, l’importante è l’intenzione che dovrebbe sempre essere a favore di un percorso umanistico prima di tutto dell’artista stesso.
Ilario Luisetto
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