sabato 14 Dicembre 2024

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Nel 2023 la musica indipendente è sparita dalle radio

Analisi sulle classifiche radiofoniche del 2023, che vedono una quasi totale cancellazione della musica indipendente

Come accade ogni inizio anno, Earone ha pubblicato il report relativo alle classifiche radiofoniche dell’anno precedente (qui) e, a saltare subito all’occhio, oltre alla conferma di “Italodisco” dei The Kolors come canzone e fenomeno dell’anno (brano più trasmesso in radio e con più settimane al primo posto sia nella classifica radiofonica che in quella della FIMI, rispettivamente nove e undici), è la quasi totale sparizione della musica indipendente dalle radio più importanti, i cosiddetti “network”.

Quote bassissime riservate agli indipendenti |

Percentuali chiare e estremamente basse: su RTL 102.5 il 90% di musica che viene trasmessa proviene dalle major ed è appena il 10% la quota che rimane agli indipendenti, che scende al 9% su RDS e Radio Kiss Kiss e, addirittura, al 6% su R101 e al 5% su Radio 105. Migliora un po’ la situazione su Radio Deejay e Radio Italia, ma con risultati comunque risibili: 16% e 15%. E anche le radio RAI si mantengono sugli stessi numeri: Radio 1 al 16% e Radio 2 al 10%. Un mondo radiofonico totalmente piegato al volere delle major.

E risulta doveroso sottolineare che, ad alzare notevolmente queste medie, contribuiscono artisti come Madame, Negramaro e Calcutta, indipendenti a livello di produzione ma distribuiti dalle major, i primi due da Universal e il cantautore di Latina da Sony. Escludendo loro dal conteggio i numeri che abbiamo visto risulterebbero decisamente più bassi.

Il caso Ultimo e Alfa unico artista indipendente in classifica |

Non si può inoltre non notare che, nella Top100 dell’airplay radio del 2023, è totalmente assente Ultimo. Su quattro singoli pubblicati durante l’anno, nessuno è riuscito ad entrare e la sua assenza fa molto rumore perchè questo dato cozza decisamente con i risultati commerciali del cantautore romano, che nel 2023 ha ottenuto nove dischi di platino, tre dischi d’oro e concluso una tournée negli stadi con tre sold-out a Roma e due a Milano, per un totale di oltre 300.000 biglietti venduti.

Com’è possibile che un artista che riempie gli stadi trovi così poco spazio sulle radio? È a causa della sua musica lontana dalla fin troppa leggerezza richiesta attualmente, oppure paga il suo essere indipendente e autoprodotto? Propendiamo forse più per la seconda considerando che, per trovare la prima canzone totalmente indipendente in classifica dobbiamo scendere fino alla #54, dove troviamo “Bellissimissima <3” di Alfa, che è anche l’unico artista senza alcun legame con le major presente in classifica. Uno su cento ce la fa.

È sparito il gusto per la scommessa e per una propria precisa identità |

E ad avercela fatta non è una canzone scoperta o lanciata dalle radio. Il brano di Alfa ha iniziato ad essere trasmesso quando era già ai primi posti della classifica FIMI e quindi l’immagine che ne esce è quella di un mondo radiofonico che copia tutto quello che già funziona sulle piattaforme streaming. Si è perso il gusto della scommessa, del rilancio, ma anche del credere in una propria precisa identità.

Risultano quindi lontanissimi i tempi in cui, ad esempio, RTL 102.5 metteva ad alta rotazione tutti i singoli estratti dal primo album di Ermal Meta, “Umano“, contribuendo così a lanciare al grande pubblico un cantautore che non aveva ancora ottenuto importanti risultati commerciali. Oppure rilanciava la carriera di Fabrizio Moro, in un periodo in cui trovava muri ovunque, facendo diventare il brano “Alessandra sarà sempre più bella” uno dei più grandi successi radiofonici dell’estate 2015.

Oggi esempi simili non ce ne sono e forse non potranno mai più esserci perchè le playlist radiofoniche stanno diventando nient’altro che una riproposizione pigra e passiva di quelle che sono già le playlist di Spotify, riservate solo a un numero molto ristretto di brani e di artisti.

Crollano anche gli artisti storici della musica italiana |

E ad acuire quest’ultimo concetto ci sono anche le posizioni degli artisti storici della musica italiana, che non trovano spazio sulle piattaforme streaming e ora si trovano in inesorabile discesa anche nelle radio. Abbiamo Laura Pausini appena alla #62 con il primo estratto dal suo nuovo album “Anime parallele“, “Un buon inizio“, e addirittura alla #88 con il secondo, “Il primo passo sulla luna“. Va anche peggio a Ligabue, solo alla #96 e #98 con “Una canzone senza tempo” e “Riderai“, i due singoli che hanno aperto la strada a “Dedicato a noi“. E anche Vasco Rossi, nonostante i suoi continui record legati ai tour, è appena alla #92 con “Gli sbagli che fai“.

Numeri su cui è doveroso riflettere, e le prime a farlo dovrebbero essere le radio stesse, in continuo calo di ascoltatori. Streaming e radio hanno due target estremamente diversi, e anche con gusti estremamente lontani tra di loro: il primo è direzionato verso i giovani, le seconde attraggono invece in gran parte il pubblico più adulto e, rivoluzionando le proprie playlist, non attirano comunque gli adolescenti, troppo affezionati a Spotify et similia per abbandonarli. Fanno semplicemente scappare chi già c’è.

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.