Francesco Di Tommaso è tornato con un singolo ironico ma dal retrogusto amaro, che porta a riflettere sulla società attuale ma anche sull’industria discografica. Il cantautore abruzzese da sempre accompagna le sue canzoni a citazioni cinematografiche, l’idea del pezzo è nata mentre rivedeva alcune scene di Boris.
“Cantante da pianobar” è la analisi di una industria musicale molto attenta al profitto ma poco alla qualità. Abbiamo raggiunto Francesco con le nostre domande per meglio intendere il significato del brano e il messaggio.
Cantante da pianobar” è un brano ironico, ragionato, particolare che invita a fermarsi e a non farsi trasportare dalla frenesia del mondo della musica di oggi, come nasce l’idea di una proposta del genere?
“Quando è arrivata la quarta stagione della famosa serie televisiva “Boris” ho deciso di riguardare quelle vecchie e, proprio durante la visione della famosa scena in cui si parla della “locura” e si descrive l’Italia del futuro come un paese di musichette, scatta la scintilla che mi porta a concepire questo brano. Ora se pensiamo che la scena è andata in onda 14 anni fa siamo già nell’Italia del futuro di cui si parla. Ed effettivamente la profezia non è che sia del tutto sbagliata. Non critico il fatto che la canzone pop vada nella direzione dell’intrattenimento, però la riflessione che mi viene da fare è che in Italia abbiamo anche una gran tradizione di musica pensata, profonda, che invita alla riflessione e forse questa dimensione si sta piano piano perdendo, con mio grande dispiacere perché quel tipo di proposta artistica mi è sempre piaciuto.”
Il brano è ironico, ma nasconde una sorta di denuncia, un ‘invettiva contro il sistema musicale e la politica del cotto e mangiato che adesso contraddistingue l’industria musicale, è difficile fare musica in un contesto del genere?
“Se si vuole puntare anche sui contenuti è difficile, diciamo che scrivere dei buoni testi oggi non è garanzia di successo. Si accede a tantissimo materiale con grande facilità, questo ha un’altra faccia della medaglia, l’ascoltatore ha meno pazienza e salta da un contenuto all’altro velocemente, facendo zapping, come si faceva con i canali televisivi una volta. È per questo che tante proposte musicali oggi puntano sulla facilità di ascolto e c’è meno propensione alla sperimentazione”.
Nel brano parli di social, di apparire, di video accattivanti per attirare l’attenzione, pensi che nella musica l’immagine, l’apparire, abbia rubato il posto al talento e alla qualità?
“Sicuramente l’involucro oggi è molto importante, lo è sempre stato, ma nella mia percezione oggi è più importante. Se penso anche al fatto che sempre di più le intelligenze artificiali scriveranno canzoni al posto nostro, che cosa rende speciale un artista rispetto a un altro? Il sound, l’arrangiamento, il progetto grafico, il vestito ed il personaggio. Detto ciò credo che si possa fare musica di qualità, e comunque ci sono ancora artisti che la fanno, ma bisogna abbinare alla qualità una veste accattivante e che funzioni”.
In “Cantante da Pianobar” usi riferimenti e citazioni di Boris, in altri video non sono mancate citazioni a film anni ’90 o comunque del passato, come mai questa scelta? Una provocazione o una scelta stilistica?
“Ho frequentato una scuola di cinema come università, quindi ho visto tantissimi film. Per questo faccio sempre un video quando pubblico un singolo e cerco di fare in modo che sia un video di qualità, un video pensato, che racconti una storia e che aiuti a portare allo spettatore il messaggio della canzone. L’idea di inserire delle citazioni cinematografiche è semplicemente il vezzo di un ex studente di cinema, però i vecchi film che ho scelto di citare sono sempre in qualche modo funzionali al racconto”.
Hai detto che preferisci stare lontano dalla politica commerciale della discografia per poter coltivare le tue idee musicali e un tuo progetto, da ciò che vedi in che direzione sta andando la discografia, reputi stia implodendo e presto ognuno si riprenderà la sua identità artistica?
“Ho fatto una riflessione importante non tanto per quanto riguarda la musica di oggi, ma di domani, e per domani intendo tra pochissimo. Ho provato a comporre brani, sia testi che musica, utilizzando dei famosi servizi di intelligenza artificiale e mi sono reso conto che scrivere una canzonetta pop dal ritornello orecchiabile è una cosa alla portata praticamente di tutti, in pochi minuti anche. Quindi dal mio punto di vista benedetta sia l’AI, poiché credo che nell’immediato futuro chi riesce a scrivere cose intime e personali di un certo spessore avrà un vantaggio sugli altri”.
Tu sei un musicista, polistrumentista, autodidatta, c’è ancora secondo te gente che sa suonare veramente?
“Sono autodidatta per quanto riguarda molti strumenti, ma la chitarra l’ho studiata per un sacco di anni, ci tengo a precisarlo perché è una cosa sulla quale punto molto. Gente che sa suonare ce n’è, ascolto anche molto jazz, blues e funk e devo dire che in quel mondo il livello tecnico, anche di tanti giovani, è altissimo”.
Chiudiamo chiedendoti se stai pensando a delle date e se hai un sogno nel cassetto
“Sto già lavorando ad un nuovo singolo che vedrà la luce dopo l’estate ed è un progetto sul quale punto molto. Un sogno nel cassetto ce l’ho ed è quello di suonare, davanti a tante persone, da solo con la mia chitarra acustica”.
Giuseppe Scuccimarri
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