Album Amarcord, i dischi più belli da riascoltare: un viaggio nel tempo nei ricordi di progetti che hanno lasciato il segno e che vale la pena riportare alla nostra attenzione
Figli del britpop e degli anni ’90 manifestatevi e unitevi al coro di un liberatorio “Ma quanto è bello andare in giro per i colli bolognesi”. Oggi è un giorno speciale per tutti noi, poiché si celebra il venticinquesimo anniversario dalla pubblicazione di “Squérez”, disco cult che ha raggiunto e triplicato la prestigiosa certificazione di disco di diamante con ben 1.600.000 copie vendute. Numeri da capogiro per i debuttanti Lùnapop, al secolo: Cesare Cremonini, Nicola “Ballo” Balestri, Alessandro “Lillo” De Simone, Michele “Mike” Giuliani e Gabriele Gallassi.
Novant’anni in cinque, un’età media di diciotto anni, per la band emiliana il successo è arrivato improvvisamente ed impetuosamente, senza alcuna aspettativa, per quella che possiamo considerare la loro prima e unica opera discografica. Prima di addentrarci nei meandri di questo lavoro, è doveroso sottolineare la collocazione storica a cavallo tra i due millenni, in particolare alla fine di un decennio in cui si era tornati ad uno spirito melodico e tematico simile a quello degli anni ’60. La musica italiana aveva ripreso a volare dopo la battuta d’arresto avvenuta prima con la disco music e poi con la dance, seppur influenzata da richiami anglosassoni e statunitensi.
Accendevi la tv al pomeriggio e non trovavi nient’altro che telefilm sentimentali come “Beverly Hills 90210”, “Dawson’s Creek” e compagnia bella, per cui se realizzavi un disco e non parlavi d’amore eri considerato un emarginato sociale. Fatta questa dovuta premessa, la storia dei Lùnapop è la favola di cinque ragazzi comuni, che si innamorano della musica e la corteggiano come fosse una principessa, come si faceva una volta, con un po’ di romanticismo che, oggi come oggi, può sembrare ridondante e stucchevole, semplicemente perché è cambiato il mondo che ci circonda, gli smartphone e i social ci hanno impoverito a livello poetico.
Questo è un elemento da prendere in considerazione, altrimenti si rischia di non comprendere l’epocale importanza di un disco come “Squérez”, fortemente ancorato per argomentazioni al proprio momento storico-sociale, come è avvenuto anche per gli album degli 883, per i film di Carlo Verdone o per i libri di Federico Moccia. Non si può comprendere un disco, un film o un libro se non si tiene conto del periodo in cui è stato partorito.
Tutto nasce per caso, proprio come “50 special”, singolo di lancio che si è fatto ascoltare e ballare per tutta l’estate. Da un semplice giro sulla vespa, il gruppo prende gradualmente il volo, a piccoli passi scala le classifiche fino a diventare un vero e proprio fenomeno, quello che volgarmente oggi potremmo definire “tormentone”, ma che in realtà a quei tempi assumeva un valore e un significato completamente diverso.
Tuttavia il brano resta l’unica parentesi sbarazzina del disco, composto da pezzi più intensi e più strutturati, come le ballad “Un giorno migliore” e “Vorrei”, le radiofoniche “Se ci sarai” e “Resta con me”, fino ad arrivare a “Qualcosa di grande” con la quale si aggiudicano sorprendentemente la vittoria del Festivalbar 2000. “Niente di più”, “Zapping”, “Metrò”, “Cara Maggie”, “Questo pianoforte” e “Silvia stai dormendo” (così come “La fiera dei sogni” e “Walter ogni sabato è in trip” aggiunte nella riedizione dell’anno seguente) solo le tracce che arricchiscono il disco in maniera non riempitiva, bensì aggiungendo sfumature sonore diverse in quello che comunque resta un album d’esordio di una band emergente, certamente non il progetto della maturità di un complesso già ben rodato.
Giusto evidenziare anche questo, perché “Squèrez” è un disco generazionale, che può essere compreso appieno solo da chi ha fatto parte di quella stagione pre-digitale, da chiunque abbia giocato col Tamagotchi, soffiato nella cannuccia del Crystal Ball, indossato almeno una volta un paio di Lelli Kelly o di Bull Boys, a seconda del sesso. Un discorso simile a quello che abbiamo fatto per “T’appartengo” di Ambra Angiolini, altro disco culto che quest’anno ha celebrato il suo trentennale dalla nascita.
Dalla loro parte i Lùnapop hanno il merito di rappresentare un caso isolato nella discografia italiana, perché non sono stati una boy band, eppure erano dei ragazzini che giocavano a fare i grandi, ma con lo spirito di un vero e proprio gruppo. Col senno di poi possiamo affermare che lo sono stati, perché di musica ne hanno suonata davvero, aggiungerei pure con strumenti veri.
Quindi non starei troppo né a demonizzarli né a glorificarli, hanno fatto il loro e lo hanno fatto pure bene, alla stregua di band che magari non hanno raggiunto i loro stessi risultati. Il segreto? Trattare l’amore senza retorica e parlare di argomenti comuni, in cui ognuno di noi ci si può rivedere e immedesimare, proprio come fanno oggi Ultimo, Gazzelle e tutte le nuove promesse che arriveranno nel prossimo futuro e che, in un modo o in un altro, saranno imparentate con quanto cantato e suonato in passato, “Squérez” compreso.
Squérez | Tracklist e stelline
- Qualcosa di grande
(Cesare Cremonini) - Un giorno migliore
(Cesare Cremonini) - 50 Special
(Cesare Cremonini) - Resta con me
(Cesare Cremonini, Alessandro De Simone) - Vorrei
(Cesare Cremonini) - Se ci sarai
(Cesare Cremonini, Alessandro De Simone) - Metrò
(Cesare Cremonini) - Niente di più
(Cesare Cremonini) - Cara Maggie
(Cesare Cremonini) - Zapping
(Cesare Cremonini) - Questo pianoforte
(Cesare Cremonini) - Silvia stai dormendo
(Cesare Cremonini)
Nico Donvito
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