venerdì 15 Novembre 2024

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Rap Italy, la generazione del 2016 e la trap

Viaggio nella storia e nell’evoluzione dell’hip hop italiano, tra derive, evoluzioni e sottogeneri. A cura di Mattia Cantarutti

Nato nei ghetti d’America come espressione di ribellione e rivalsa sociale, l’hip hop ha attraversato l’oceano per piantare le sue radici anche in Italia. Quello che inizialmente era visto come un fenomeno d’importazione, con il tempo è stato assorbito e trasformato, diventando qualcosa di profondamente nostro. rap trap

Dalle rime grezze dei pionieri fino alla conquista delle classifiche, il rap italiano ha saputo imporsi come una nuova forma di cantautorato contemporaneo, capace di raccontare le sfide e i sogni di un’intera generazione. In questa rubrica, Mattia Cantarutti ci guiderà attraverso la storia e l’evoluzione di un genere che, da sottocultura, è diventato parte integrante della nostra identità musicale.

Rap Italy, la generazione del 2016 e la trap

Fino ad oggi abbiamo raccontato l’arrivo dell’hip-hop in Italia: dalla prima ondata mainstream con Articolo 31 e Sottotono, al successivo periodo di crisi, fino all’ascesa della Dogo Gang e di Fabri Fibra, per arrivare alla seconda fase di successo commerciale con Fedez ed Emis Killa. Durante questi approfondimenti, abbiamo spesso rimandato a un futuro “periodo di dominio” che avrebbe segnato profondamente l’industria musicale italiana.

Ma quando si concretizza davvero questo dominio? Le lancette del tempo ci riportano al 2016, anno di arrivo di una nuova generazione e di un sottogenere destinati a cambiare tutto: la generazione del 2016 e la trap.

Il 2016 viene ricordato in modi diversi: per alcuni è già un ricordo nostalgico, per altri un anno divisivo. È innegabile, però, che l’emergere di un pubblico giovane e di un nuovo approccio al mercato musicale abbia lasciato il segno nella musica italiana. Parlare del 2016 significa spesso andare oltre quell’annata, poiché episodi e dischi fondamentali della trap sono nati sia prima che dopo.

In questo periodo esplodono molti artisti che da tempo cercavano di entrare nella scena italiana. È il caso, ad esempio, di Ghali, che sotto lo pseudonimo Ghali Foh rappava insieme a un giovanissimo Ernia (allora Ernyah) nei Troupe D’Elite. Anche Sfera Ebbasta emerge in questo contesto, con il suo “cult” XDVR, rilasciato nel 2015.

Dal 2016 in poi, chi segue il rap ha visto di tutto: artisti emergere e scomparire, singoli in abbondanza, strategie di marketing audaci e, naturalmente, il trionfo delle piattaforme di streaming. Tra tutti, alcuni artisti sono riusciti davvero a lasciare il segno nella trap italiana: i già citati Sfera Ebbasta e Ghali, ma anche Tedua, Izi, Rkomi e la Dark Polo Gang, composta da Tony Effe, Wayne, Pyrex e Side Baby, con Sick Luke alla produzione come membro non ufficiale ma determinante.

In un certo senso, l’ondata del 2016 non si è mai fermata. Pur con suoni sempre meno trap, la maggior parte di questi artisti continua ancora oggi ad ottenere dischi multiplatino e a riempire palazzetti e stadi. Sfera Ebbasta, al momento in cui scriviamo (novembre 2024), ha riempito San Siro per due date sold out la scorsa estate, e si prepara a fare il tutto esaurito anche nei palazzetti. Tedua, con La Divina Commedia, ha appena conquistato il settimo platino, mentre Tony Effe ha vissuto un anno senza rivali.

Questa nuova scena ha introdotto molti cambiamenti, non solo musicali. Per anni le scene erano legate a singole città e le collaborazioni lungo la penisola italiane erano se non rare, sicuramente non unite tra loro come questa generazione; nel 2016, invece, la scena è unita, soprattutto tra Milano, Roma e Genova, in un modo quasi inedito. Anche la comunicazione e la distribuzione si evolvono: i videoclip servono a “presalvare” i singoli su Spotify, gli album passano in secondo piano rispetto a una raffica di singoli pubblicati spesso a ritmo mensile, se non settimanale. Instagram diventa il social di riferimento, e le stories sono appuntamenti imperdibili per i fan.

Il ruolo del producer diventa cruciale: Charlie Charles e Sick Luke emergono come autentici “goat” dei beat, e le loro tag infiammano le serate dei giovani. Proprio nelle discoteche si moltiplicano le serate a tema trap/rap, sdoganando completamente il genere. Aumentano quindi a dismisura i dj-set. Vestiario e slang trap, pronti a diventare meme, diventano simboli riconoscibili di questa generazione.

Nei prossimi approfondimenti, analizzeremo i percorsi specifici dei principali artisti di questo periodo, dal loro esordio fino al momento attuale, in cui quel “dominio” di cui tanto si è parlato è finalmente realtà.

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Mattia Cantarutti

Sono Mattia Cantarutti e le mie più grandi passioni sono il cinema e la musica. Ho studiato al DAMS di Gorizia e frequentato un master in Digital Marketing. Negli anni ho realizzato vari cortometraggi, collaborato a qualche film e fatto tantissime esperienze in tanti campi e ruoli diversi. Adoro leggere saggi di vario tipo e il mio genere musicale preferito è il rap, però non credo nei compartimenti stagni e le mie influenze e ascolti in realtà sono parecchio variegati tra loro. La mia trilogia cinematografica preferita è quella del Signore degli Anelli di Peter Jackson.