lunedì 2 Dicembre 2024

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Beato tra le donne: ritratto di Milva

Omaggio alle voci femminili e alle signore della canzone, autentiche icone di fascino e bellezza che hanno scritto pagine di storia. A cura di Marco Fioravanti

La domenica è l’unico giorno il cui nome è di genere femminile, per questo motivo non potevamo che dedicarlo alle donne che hanno fatto grande la nostra canzone, celebrandone il talento, il coraggio e l’unicità.

In ogni puntata di “Beato tra le Donne”, Marco Fioravanti ci accompagna alla scoperta e riscoperta delle più grandi protagoniste della scena musicale italiana e non. Attraverso un racconto appassionato e ricco di dettagli, si ripercorrono le carriere straordinarie di queste voci femminili che hanno segnato la storia della musica. L’appuntamento di oggi è dedicato a Milva.

Milva, una rossa da record

Definire Milva solo una cantante sarebbe ingiusto e riduttivo, definirla attrice anche, non esistono descrizioni che possano calzare e raccontare perfettamente un talento del genere. Più di 170 Lp incisi, in Italia e all’estero, in tantissime lingue, italiano e tedesco su tutte, un numero indefinibile di canzoni cantate ed ancora varietà televisivi, pièce teatrali, film, insomma non c’è angolo del mondo che l’arte di Milva non abbia toccato e conquistato. La duttilità e la tenacia del suo carattere l’hanno poi aiutata ad affrontare sempre nuove sfide, mettendosi in gioco e risultando vincente.

Maria Ilva Biolcati, in arte Milva, nasce a Goro, in provincia di Ferrara ed inizia da ragazza a cantare nella balere con il soprannome di Sabrina, più per aiutare economicamente la famiglia che per volontà propria. Partecipa nel 1959 ad un concorso della Rai per voci nuove e risulta vincitrice su oltre 7.000 iscritti. La sua voce scura e potente fa breccia, va di diritto al Festival di Sanremo del 1961, si classifica al terzo posto con “Il mare nel cassetto” e da lì parte una carriera strepitosa.  A Sanremo ci tornò per altre 15 volte, non vincendolo mai ma arrivando per ben quattro volte al 3’ posto, 1961, 1968, 1969 e 1973, ed una volta al 2’ posto, 1962. 

Da quel momento nacque il mito della Pantera di Goro, uno dei tanti soprannomi delle cantanti degli anni ’60 che tanto andavano di moda. Le serate e i tour in giro per l’Italia e per il mondo diventano innumerevoli, ormai Milva è una garanzia, di bravura e tenuta del palco. Tanta grinta deve aver fatto colpo anche su Giorgio Strehler, che la cercò per un suo spettacolo. Questo incontro le permise di accedere ad una carriera teatrale di alto livello, diventando l’interprete simbolo dei lavori di Brecht, partendo dalla famosa “L’Opera da tre soldi”.

La grandezza di Milva è stata quella di poter lavorare parallelamente alle canzoni di Sanremo ma anche in teatro su Brecht, di collaborare con Morricone, Theodorakis, ma anche con Cristiano Malgioglio, di inscenare Luciano Berio ed anche lavorare con Gino Bramieri nelle commedie musicali, di cantare “La filanda” ma anche “Non pianger più Argentina”. Risultando sempre credibile e naturalmente bravissima.

Negli anni ’80 Milva inciderà due canzoni simbolo della sua carriera, “La rossa” scritta da Enzo Jannacci e “Alexander Platz” di Franco Battiato, due incontri che la riavvicinano al pubblico italiano con un grande successo popolare. Gli ultimi incontri prestigiosi di Milva sono con Astor Piazzolla e i suo i famosi tanghi, portati in tutto il mondo, e con Alda Merini, a cui le dedica un intero album.

A Milva furono concesse onorificenze dall’Italia, Commendatore all’ordine del merito, dalla Francia, Ufficiale all’ordre des arts et des lettres e Cavaliere dell’ordine della Legion d’onore, e dalla sua seconda patria, la Germania, con la Croce al Merito di I classe dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania.

Muore nel 2021, dopo anni che dal 2013 era lontana dalle scene per una malattia neurodegenerativa. Su insistenza dell’amico Cristiano Malgioglio, al festival di Sanremo del 2018 le venne assegnato il “Premio alla carriera”, ritirato dalla figlia Martina.

Questa voglia instancabile di lavorare ed affrontare nuove sfide era proprio una sua caratteristica. Non si fermava mai, sempre pronta ad affrontare nuove avventure artistiche, a cui vi si dedicava anima e corpo. Un bisogno continuo, una voglia di indipendenza e di conferma della sua bravura, quasi una paura di fermarsi, costantemente rapita dai suoi mille impegni, mai doma e vorace di conoscere ed affrontare un testo nuovo, una canzone nuova e risultare, come sempre, vincente. Forse anche un segnale di un’insicurezza, di una continua voglia di conferma che arrivava da quando quella ragazzetta di Goro che si faceva chiamare Sabrina approdò al Festival di Sanremo è nel giro di tre minuti la sua vita cambiò e nacque Milva.

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Marco Fioravanti

Marco Fioravanti, la musica nel sangue, da sempre e per sempre. Laureato in Culture Moderne Comparate e in Scienze dell'educazione, scrivere è una bella abitudine che non ho mai perso. Collaboro con Fare Music, magazine online, parlando di musica, cultura e spettacolo. Il palcoscenico l'ho vissuto anche in prima persona, partecipando a musical e a spettacoli di vario genere (Notre dame de Paris, Jesus Christ Superstar), come conduttore ed autore di programmi radiofonici e televisivi (Beato tra le donne su Radio in Blu e Me and the city su TRS Tv Channel). Frasi preferite: "La vita, amico, è l'arte dell'incontro" di Vinícius de Moraes e "Mi sembra di ricordare che ci batteva il cuore" di Virna Lisi.