Oggi la nostra rubrica si sposta nel freddo Nord Italia e ci porta da una interessante band prog rock valdostana che ha recentemente rilasciato l’interessante progetto Waiting 4 The Dawn, un concept album ricco di sfumature. La line up è composta da Francesco (voce e tastiere), Salvatore (chitarre), Federico (batteria), Riccardo (basso) e Maria Rita (voce femminile). Li abbiamo raccontati per voi.
D: Come nasce il vostro progetto?
R: I Movin’ K nascono dalle ceneri dei Blackriders, una decennale band prog, di cui facevano parte Francesco e Salvatore. Nel 2006 abbiamo attraversato un’evoluzione stilistica e abbiam deciso di formare una nuova band a cui poi si è aggiunta anche la voce femminile. Abbiam deciso di darci questo nome per creare un forte contrasto tra il movimento e una cosa ferma per definizione, la K, che da sempre è il simbolo di costanza. Questo movimento non è solo nel vero senso della definizione ma anche fisico e spirituale. K si può anche leggere all’inglese come “key” ossia chiave, una idea di interazione col mondo circostante.
D: Com’è nata l’idea del concept album?
R: Non è in realtà nato per essere così. È stata una traduzione in musica di un insieme di idee profonde. Man mano che la tracklist usciva ci siam resi conto che si poteva delineare una precisa storyline. Abbiamo lasciato tantissime registrazioni inusate che andranno o nel prossimo album o nella riedizione dei nostri primi due album che sarà presto in uscita.
D: A quale genere sentite di appartenere?
R: Possiamo dire che non abbiamo un genere preciso, ogni canzone è emozionale, son sensazioni trasposte in musica. Certo, la principale etichetta è quella di prog rock ma vogliamo viaggiare nella musica senza preoccuparci di essere troppo radiofonici. I principali ispiratori della nostra musica sono vari e spaziano dai Police ai Metallica passando per Pink Floyde, Prince, Depeche Mode e Toto. Tutte queste contaminazioni spuntano da qualche parte.
D: Quale pensate sia il vostro pezzo più rappresentativo?
R: Anche questa domanda non ha una risposta univoca, il singolo “Beyond” con tutte quelle bellissime atmosfere evocative è quello che ci rappresenta maggiormente anche se il nostro brano preferito in assoluto è “All is Quiet In My Heart” che è molto antiradiofonico ma fa il suo dovere ed arriva.
D: Usciamo un po’ dalla vostra musica ed allarghiamoci, cosa pensate dei talent show e di questo nuovo e recente modo di proporre musica?
R: Uh, diciamo che il talent show è una bestia strana. In Italia sta decisamente iniziando a condizionare il mercato discografico nel modo più profondo possibile. E’ un qualcosa di limitante, appare come una sorgente ma in realtà nasce e viene prodotto come un format e quindi sancisce i riferimenti per come l’artista si deve muovere e direziona il mondo discografico. I tempi discografici sono radicalmente diversi rispetto ai tempi TV. Il mezzo televisivo è talmente potente che riesce a tagliare i ponti a diversi artisti che avevano deciso di intraprendere un’altra strada.
D: Quale canzone della musica italiana avreste voluto scrivere?
R: Ce ne sarebbero decine, ma se avessimo più tempo per pensare alla risposta sceglieremmo un brano tra quelli realizzati da Gaber, Vasco, Dalla o De Andrè. In particolare Gaber che ha realizzato delle canzoni bellissime come “L’illogica allegria”. Recentemente siamo stati anche al tour di Niccolò Fabi, altro cantante che ci ha molto colpito nel profondo.
D: Infine chiudiamo con un consiglio per degli emergenti come voi.
R: Innanzitutto crescere poi guardarsi dentro e capire perché si vuole fare musica, se è un bisogno che viene da dentro oppure se si ha bisogno di guadagnare. La prima strada è ovviamente quella più difficile ma è anche quella che dà più soddisfazione, si raggiunge successo quando si riesce a comunicare quello che si ha dentro. Per farlo bisogna evitare la tv e non cadere nella trappola del successo da bere.
Qui potete ascoltare il loro ultimo singolo
Grazie a Frank Lavorino di Blob Agency
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